13 aprile 2022

Alla Medicina Interna dell'Asst di Cremona il prestigioso riconoscimento per i migliori centri di ricerca 2021

Negli scorsi mesi, l’U.O. di Medicina Interna dell’Asst di Cremona si è aggiudicata il FADOI Award per i migliori centri di ricerca 2021, assegnato dalla Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti, nata nel 1995 per promuovere lo sviluppo delle conoscenze medico-scientifiche e della ricerca clinica nell’ambito della Medicina Interna.

Come spiega Matteo Giorgi Pierfranceschi, primario dell’U.O. di Medicina interna dell’Asst di Cremona, «è un riconoscimento dell’impegno svolto durante una ricerca spontanea multicentrica, che aveva come tema la profilassi contro il tromboembolismo venoso nel paziente internistico, che presenta un rischio almeno otto volte superiore rispetto alla popolazione ordinaria». La ricerca svolta su scala nazionale ha coinvolto 36 unità operative di medicina interna, suddivise in due gruppi. «Il nostro era definito “giudizio clinico” – spiega il primario - aveva quindi il compito di scegliere se praticare o meno la profilassi antitrombotica. Abbiamo compiuto questa valutazione in base alla nostra esperienza, valutando i fattori di rischio dall’anamnesi del paziente».

Il premio FADOI è un riconoscimento all’impegno e alla qualità dei dati forniti: «Esistono strumenti per stimare la necessità di praticare la profilassi antitrombotica in questi pazienti: lo scopo dello studio era valutarne l’efficacia». A questo si aggiunge un ulteriore riconoscimento dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) per un altro studio svolto nell’ambito del tromboembolismo venoso.

«La medicina di Cremona è attivamente impegnata nel campo della ricerca – afferma Giorgi Pierfranceschi – per dare il proprio contributo allo sviluppo pratico e al miglioramento della clinica».

Ciò si affianca all’attività ordinaria in reparto dove la degenza può contare su 58 posti letto complessivi, utilizzati per pazienti pluripatologici con un’età media piuttosto avanzata che si attesta sui 77 anni. Come risaputo, le patologie croniche nelle persone anziane tendono a sommarsi e a generare problematiche che devono essere valutate in un’ottica globale», prosegue il primario. «Questo è il compito dell’internista, che è in grado di tirare le somme in merito alle diverse situazioni croniche e acute, per offrire cure e prestazioni adeguate al caso».


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti