4 luglio 2025

Allerta Popillia Japonica anche nel cremonese: come contrastare il coleottero che sta infestando il Nord

Chiamatelo coleottero o scarabeo giapponese, oppure usate il suo nome scientifico, Popillia japonica. È innocuo per l’uomo, ma può nutrirsi di molte piante e frutti differenti con effetti devastanti: piante defogliate, foglie di cui rimangono solo le nervature, frutti spolpati. Dalla sua comparsa nel parco del Ticino, si sta diffondendo rapidamente, in particolare nelle aree limitrofe a quelle di primo ritrovamento.
Emanuele Mazzoni, docente di Entomologia agraria dell’Università Cattolica, traccia l’identikit dell’invasivo insetto di origine asiatica: come riconoscerlo, come combatterlo efficacemente e cosa non bisogna assolutamente fare.

«Essendo una specie esotica e molto dannosa, è legalmente considerata un “organismo nocivo da quarantena prioritario” e per questo i servizi fitosanitari - nazionale e regionali - si occupano di attivare tutte le misure possibili per limitarne la diffusione, fornendo anche le indicazioni per combattere la specie attraverso i loro canali informativi» spiega Emanuele Mazzoni, docente di Entomologia agraria presso il Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili (DiProVeS) dellaFacoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Come combattere, dunque, la Popillia japonica? «L’uso di insetticidi dovrebbe essere limitato più possibile» spiega il professor Mazzoni. «Meglio preferire soluzioni alternative di tipo biologico o meccanico, come le reti antinsetto. Gli insetti che entrano in casa o che si trovano nei giardini e negli orti, inoltre, possono essere eliminati gettandoli in un secchio con acqua e sapone o con del detersivo per i piatti. Quello che invece è assolutamente sconsigliato fare è utilizzare privatamente le trappole, perché attirano molti più individui di quanto non riescano a catturarne immediatamente. Con il rischio di aumentare il danno e, fatto gravissimo, di ampliare l’area di presenza di Popillia, richiamando gli adulti verso zone ancora non contaminate».

La Popillia japonica ha iniziato a diffondersi in alcune aree dell'Italia settentrionale da ormai più di una decina di anni, molto probabilmente viaggiando clandestinamente su qualche mezzo di trasporto. «Riconoscerla è facile» prosegue Mazzoni. «Gli adulti sono lunghi circa 1 cm, sono di forma all’incirca ovale, hanno un colore verde e bronzo metallizzati con cinque ciuffi di peli bianchi su ogni lato del corpo e due nella parte posteriore. Innocui per l’uomo, si aggregano in gruppi molto numerosi e possono nutrirsi di tante piante e frutti differenti. Amano molte piante da frutto ma anche la vite, il mais e la soia. I danni più rilevanti si hanno sui piccoli frutti».

I mesi estivi, spiega il professor Mazzoni, sono la stagione preferita della Popillia japonica. «Gli adulti sono presenti e attivi già dalla tarda primavera, con una presenza più intensa nei mesi di giugno e luglio» spiega il docente dell’Università Cattolica. «Depongono le uova nel terreno, con preferenza per i prati umidi dove le larve nascono e vivono cibandosi di radici fino all’autunno. Nella primavera successiva, quando completano la metamorfosi, si trasformano in adulti. Non gradiscono terreni troppo secchi o lavorati, mentre tra i danni maggiori che possono provocare ci sono anche quelli ai tappeti erbosi dei campi sportivi»


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commenti


Manuel

4 luglio 2025 19:22

Ci mancava solo la Popillia japonica!
Altra ondata di pesticidi.
Evviva il buon cibo della Pianura Padana.