Caso A2A-LGH di nuovo in Consiglio a Cremona e Crema. I 5 Stelle: "La sentenza europea può far saltare tutta l'operazione"
La vendita di Linea Group Holding (LGH) al colosso milanese A2A, operazione sulla quale sta ancora indagando la Corte dei Conti, torna in Consiglio Comunale, tanto a Cremona quanto a Crema. A riaccendere i riflettori sul caso, alla luce della recente sentenza con la quale la Corte Europea ha di fatto aperto la porta al dubbio di legittimità sulla vendita di società pubbliche senza passare per gara, è il Movimento 5 Stelle.
A Crema a muoversi è il consigliere e candidato sindaco Manuel Draghetti con una interrogazione, mentre a Cremona, sempre con interrogazione alla giunta e al sindaco, a muoversi è il consigliere Luca Nolli. Tre le richieste avanzate da Nolli al sindaco e alla giunta. La prima: “Se sono a conoscenza della sentenza di cui in premessa e dei potenziali effetti sulla partecipata A2a”. La seconda richiesta è volta a "conoscere l’entità delle eventuali contrazioni di entrate di A2a S.p.A., dovute all’applicazione della sentenza ovvero alla controcessione degli affidamenti dei servizi precedentemente assegnati a società in-house”.
Infine, chiede il Movimento, “Quali azioni (la giunta; ndr) intenda mettere in atto per tutelarsi dagli effetti negativi che potranno scaturire dalla applicazione della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 12 maggio 2022”.
Le premesse dell'interrogazione inquadrano la vicenda: “LGH è una multiutility che opera nei territori di Cremona, Pavia, Lodi, Rovato e Crema, di cui il gruppo A2a detiene il 51% del capitale dall’agosto 2016. LGH, nata dall’alleanza di Aem Cremona, Asm Pavia, Astem Lodi, Cogeme Rovato e Scs Crema, serve un bacino di oltre 1 milione di abitanti in circa 200 comuni nelle province del sud-est della Lombardia”.
“In data 15 dicembre 2021 – ricorda Nolli – è stato sottoscritto l’atto di fusione per incorporazione di LGH S.p.a. in A2a S.p.a con decorrenza dal 31 dicembre 2021” mentre il 12 maggio scorso la Corte Costituzionale Europea (quarta sezione) con sentenza ha dichiarato: “La direttiva 2014/24/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sugli appalti pubblici e che abroga la direttiva 2004/18/CE deve essere interpretata nel senso che essa osta a una normativa o a una prassi nazionale in forza della quale l’esecuzione di un appalto pubblico, aggiudicato inizialmente, senza gara, ad un ente «in house», sul quale l’amministrazione aggiudicatrice esercitava, congiuntamente, un controllo analogo a quello che esercita sui propri servizi, sia proseguita automaticamente dall’operatore economico che ha acquisito detto ente, al termine di una procedura di gara, qualora detta amministrazione aggiudicatrice non disponga di un simile controllo su tale operatore e non detenga alcuna partecipazione nel suo capitale”.
Osserva quindi Nolli: “Tale sentenza può avere un impatto altamente negativo nella fusione per incorporazione tra LGH e A2a, per altro avvenuta senza gara, in quanto quest’ultima, essendo società privata, non può beneficiare degli affidamenti diretti in precedenza in favore di LGH e pertanto l’applicazione di questa sentenza comporterebbe la retrocessione di tutti i servizi ai comuni soci di LGH”.
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