14 giugno 2024

Che lavoro fa l'archeologo? Il nostro viaggio alla scoperta degli scavi dell'antico 'Vicus' di Bedriacum, dove la storia torna alla luce dopo secoli di attesa

L'archeologo che cosa fa? Scava, cerca e trova; ma come lavora ogni giorno? Come è fatta davvero un'area di scavi archeologici? 

Siamo andati a scoprirlo direttamente sul campo, a Calvatone. Perchè se l'emozione di un ritrovamento è sicuramente eccitante e intrigante, prima di arrivarci l'archeologo deve stare ore ed ore, giorni su giorni con la schiena curva e le ginocchia a terra a scavare, spostare terra e frugare delicatamente tra i cocci che trova. Dalla ruspa, passando per badile e carriola fino al pennellino, per affinare sempre più la ricerca, arrivando ad una tecnica che definire chirurguca non è esagerato, visto che la strumentazione prevede persino l'uso di bisturi per gli interventi più delicati.

Ma torniamo al nostro sito archeologico: siamo nella campagna vicino a Calvatone, precisamente in località Sant'Andrea. Ci si arriva solo se la si conosce, attraverso uno sterrato accompagnato da campi di papaveri e di frumento ormai maturo. Due curve a gomito nella campagna che nei secoli passati era dominata dall'alveo del fiume Oglio (che oggi scorre qualche chilometro più a nord) ed entriamo proprio all'interno dell'area archeologica. 

La distinguiamo dal resto della campagna -che qui non è piatta ma si muove in su e giù tra dune e avvallamenti, disegnati proprio dal fiume che qui scorreva nei tempi remoti- la distinguiamo, come si diceva, per la presenza di una rete metallica che la delimita e dalle sommità dei gazebo bianchi che spuntano al di sopra della vegetazione e dai cespugli.

Iniziamo il viaggio nel passato

Preparatevi perchè sarà un viaggio lungo ed entusiasmante.

Entriamo quindi nel sancta sanctorum dell'archeologia locale, nei luoghi che -qualcosa come duemila anni fa- furono l'antico vicus di Bredriacum, piccola cittadina nata sulla colonia romana fondata nel II secolo a.C. proprio a fianco dell'originario tracciato della via Postumia. E di cui oggi emergono ancora tracce di antichi muri, vecchie strade e una quantità infinita di frammenti, reperti, cocci e testimonianze dell'antica vita in questo 'vicus'.

Bedriacum infatti fu uno dei tanti centri abitati e commerciali che solitamente sorgevano in fregio alle principali vie di comunicazione e qui si trovava sia la principale via consolare (la Postumia appunto), sia un'ansa del fiume Oglio, che a sua volta metteva in contatto direttamente col Po, altra fondamentale via di trasporto delle merci. Un punto quindi più che strategico per garantire la vitalità sul lungo periodo a questo centro. Tant'è vero che la stratificazione degli scavi ha restituito reperti che sono databili dal II secolo a.C. fino al IV-V secolo d.C.

Cosa ci raccontano queste pietre e questi cocci? 

A Sant'Andrea gli scavi archeologici oggi sono a cura dell'Università degli Studi di Milano: gli studenti qui vivono l'esperienza diretta della ricerca sul campo. 

Per prima cosa la zona è divisa in aree, delimitate da picchetti; le ruspe spostano i primi 30 centimetri di terreno, lo strato dove solitamente non sono più presenti reperti, essendo quello più superficiale e già smosso negli anni dai mezzi agricoli.

Tolto questo primo strato, inizia il lavoro fisico di sbancamento e di scavo sempre più a fondo dell'area, con strumenti sempre più precisi mano a mano che si scende nel vivo: ecco così che iniziano a spuntare mattoni, strati di terreno di diverso colore e consistenza, porzioni di strade acciottolate, cocci che possono essere più o meno grandi. E' la storia che si diverte a svelarsi poco per volta, centimetro dopo centimetro.

E' così che sta tornando alla luce un tratto di strada che serviva a condurre i carri con le merci verso un magazzino ricavato tra due dune di sabbia create dal fiume: un luogo perfetto per conservare e stoccare.Su questa strada, leggermente in discesa, preservata quasi perfettamente sotto il terreno, emergono anche frammenti di vita quotidiana come fibbie, pezzi di anfora, parti metalliche: la strada era molto trafficata, passavano parecchie persone e merci dirette verso quel magazzino (che era stato in un primo momento identificato come un tratto di strada porticata a fianco della Postumia, ma che in realtà era appunto un luogo adibito a stoccaggio).

Poco più in là, in un altro scavo, sta tornando alla luce un vecchio edificio, una stanza in realtà, con annesso un pozzo. Anche qui sono i reperti a parlare e raccontare: per prima cosa ci dicono che questo locale ha un orientamento diverso rispetto a quelli precedentemente emersi, indizio che ci fa supporre una costruzione più tarda. Inoltre le basi stesse dei muri attestano che in origine la stanza era più ampia a che venne poi ristretta mentre probabilmente anche il pozzo subì dei ritocchi rispetto all'assetto originario. 

Una testa emerge dal terreno: è la dea Vittoria!

Questo sono gli scavi oggi, ma Bedriacum da sempre ha dimostrato la voglia di tornare alla luce dopo un lungo sonno sotto il velo del tempo. Da sempre, durante l'aratura, il terreno qui è stato generoso di reperti più o meno importanti, dai semplici ciotoli e cocci, fino alle scoperte più sensazionali.

Qui infatti, quasi un secolo fa, fu riportata alla luce una statua bronzea di straordinario valore, oggi nota come 'La Vittoria'. Venne alla luce per caso, durante l'aratura di un campo, quando i contadini videro rotolare tra i vomeri dell'aratro una testa bronzea di donna: non era la prima volta che la terra durante l'aratura restituiva frammenti del passato, ma mai era emerso qualcosa di tanto clamoroso. 

Pian piano venne riportata alle luce l'itnera statua della dea 'Vittoria', dedicata agli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero, quindi databile nella seconda metà del II secolo a.C. Oggi è custodita al Museo dell'Ermitage a San Pietroburgo.

Questo fu solo l'inizio, che diede il là ad altri più approfonditi scavi in questa che era diventato a tutti gli effetti un punto di grandissimo interesse: ne emersero quindi tutta una serie di ritrovamenti di inestimabile valore.

Vennero alla luce ambienti, mosaici, strade, pozzi, marmi che, sotto i vari strati di terreno, erano diventati eterni come la storia. 

Per chi volesse visitare di persona il sito degli scavi potrà farlo il prossimo 19 e 26 giugno (qui tutte le indicazioni) in occasione delle giornate gratuite organizzate dal Visitros Center Bedriacum-Calvatone in collaborazione con il Museo Archeologico di Cremona, il dipartimento dei Beni Culturali e Ambientali dell'Università di Milano ed il Comune di Calvatone.

 

Michela Garatti


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commenti


Mauro

14 giugno 2024 10:04

Ho approfittato anche io della possibilità di visitare quel sito e conoscere la sua storia, così come conoscere in maniera un pochino più approfondita il lavoro degli archeologi.

È stata una splendida esperienza che consiglio a tutti, visto che ci saranno ancora un paio di finestre disponibili per farlo quest'anno.

Lilluccio Bartoli (Cosa devo farci? E' il nome vero!)

14 giugno 2024 14:18

Conosco la firma. Riporti pian piano il lettore a percorrere il terreno dove non è stato, lo hai addirittura fatto rivivere a me che c'ero! Se metti questo messaggio nel traduttore simultaneo esce, brava. Da quantificare a parte i punti esclamativi!

Michela

14 giugno 2024 20:42

Grazie mille Lilluccio!