Contaminanti nel compost venduto come fertilizzante e quindi distribuito sui campi tra Crotta, Castelvetro e Monticelli. Confermato il sequestro dell'azienda bresciana con sede a Ghedi
I militari del Nucleo Carabinieri Forestale di Brescia e del N.O.R.M. della Compagnia Carabinieri di Verolanuova hanno eseguito il provvedimento emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale Ordinario di Brescia su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia con cui è stato disposto il sequestro preventivo dell’impianto di compostaggio ubicato a Ghedi, in provincia di Brescia, e dei relativi macchinari e attrezzature utilizzate per la gestione illecita dei rifiuti, (leggi qui).
Il provvedimento scaturisce dai recenti accertamenti svolti che ipotizzano che le modalità di conduzione dell’impresa non sarebbero mutate nell’arco di svariati anni: la ditta avrebbe proseguito a gestire illecitamente i rifiuti offrendo prodotti solo apparentemente trattati che in realtà mantenevano natura di rifiuto.
In assenza di un reale mercato, l’azienda sosteneva i costi per la distribuzione del falso fertilizzante nei terreni agricoli della Lombardia e dell’Emilia Romagna che, come emerso dall’analisi di circa 6000 documenti di trasporto, sono ubicati in 17 comuni delle province di Brescia, Mantova, Cremona, Lodi e Piacenza (Brescia, Calvisano, Bagnolo Mella, Fiesse, Ghedi, Gottolengo, Montichiari, Leno, Montirone, Casalromano, Acquanegra sul Chiese, Crotta d’Adda, Sergnano, Fombio, Castelvetro Piacentino, Monticelli d’Ongina e Villanova sull’Arda).
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