Da Federico Barbarossa che ne ordinò la costruzione, all'ospizio per pellegrini e poveri. La lunga storia nei secoli di San Pietro in Mendicate (frazione di Torre de' Picenardi)
Ma cosa ci faceva Federico Barbarossa in giro per la campagna al confine tra casalasco e cremonese?
In realtà non sappiamo se proprio lui in persona passò in quel luogo, ma di sicuro la chiesa che vediamo oggi nella frazione di San Pietro in Mendicate fu costruita su suo ordine nel XII secolo. Più precisamente, l’edificio che oggi vediamo è il frutto di tutta una serie di rimaneggiamenti, restauri e ristrutturazioni che si sono succeduti nei secoli a partire da un primigenio edificio che sorgeva proprio lì, lungo la via Postumia. Sì, perchè l’antica via consolare nel XII secolo aveva un tracciato leggermente divergente rispetto all’attuale, passando proprio a fianco di queste terre che, non a caso, furono scelte come luogo per edificare un edificio sacro proprio in funzione della loro posizione strategica.
Non dimentichiamo poi di essere a pochi chilometri da una delle chiese plebane più antiche del territorio, ossia Pieve San Maurizio (leggi qui l'articolo) edificata nel 1019.
Ma non stupirà infine scoprire che in quella zona furono ritrovati reperti di insediamenti abitati preistorici, risalenti all’età del bronzo (non siamo lontani da Calvatone e da Vho, né dalle zone terramaricole di Ognissanti e Cella Dati).
Trecento chiese come atto di penitenza ed il ricovero per i pellegrini
Ma torniamo al nostro Federico Barbarossa che, dopo la pace di Venezia del 1177, fu costretto da Papa Alessandro III ad edificare numerose chiese come atto di penitenza dopo le iniquità commesse e le colpe di cui si era macchiato. Ben 300 furono gli edifici sacri da costruire, in realtà: tanti e gravi erano dunque i misfatti e le infamie dell’imperatore!
E tra queste chiese quindi arriviamo a noi, a quella che fu l'originaria chiesa di San Pietro, in realtà un oratorio di modeste dimensioni, in stile romanico, semplice e spoglio, con la facciata in pietre a vista, ben diverso da quanto vediamo oggi.
Non abbiamo date precise o documenti che certifichino l’anno di costruzione o che ne descrivano l’aspetto; esiste però un affresco cinquecentesco all’interno della chiesa attuale che probabilmente faceva parte di un precedente edificio, poi inglobato nella struttura quando venne ampliata.
Quest'opera raffigura la Vergine tra i santi Rocco (riconoscibile dal cagnolino ai suoi piedi, col tozzo di pane) e Sebastiano (caratterizzato dalle frecce che trafiggono il suo corpo) ed al centro dell’affresco una raffigurazione dell’antica chiesa di San Pietro. Anche se oggi l’immagine è in buona parte rovinata, si capisce però chiaramente che, se quella era la facciata originaria, nel tempo ha subito notevoli trasformazioni che l’hanno resa oggi molto diversa.
In quel luogo però la chiesa non era il solo edificio: già dal medioevo, alcuni ipotizzano fin dal 1200, proprio lì era presente un ospizio, un rifugio per il ricovero e la cura dei numerosi pellegrini che si recavano a Roma percorrendo la Via Postumia che, come abbiamo detto poco sopra, correva proprio qui. Da questo deriva quindi il toponimo ‘in Mendicate’ poiché i viandanti, come atto di penitenza e di umiltà, vivevano solamente di elemosina nel loro pellegrinaggio e questo era appunto un luogo di accoglienza e di aiuto.
Il luogo veniva anche chiamato S.Pietro ‘in Medegallo’, toponimo più volgare ma sempre legato alla tradizione pellegrina, riferito in questo caso alle medicazioni che venivano fatte a piaghe e ferite causate dal lungo cammino a piedi, spesso scalzi. In realtà Angelo Grandi nella sua ‘Descrizione della provincia e Diocesi di Cremona’ ne ampliava l’uso parlando di “un ospizio od ospitale a sollievo tanto de' po veri che degli infermi".
Ad ogni modo, l’ospizio venne acquistato nel 1463 dalla famiglia nobile Schizzi, che ne portò avanti la gestione ancora per alcuni decenni, prima di chiuderlo definitivamente.
Questo angolo di campagna non fu esente dalle guerre che infiammarono il XVII e XVIII secolo: ancora Grandi ci racconta le vicende storiche di S.Pietro nel XVII secolo: “Durante il tempo del memorabile assedio di Cremona avvenuto nel 1648, l'esercito ostile Gallo-Estense per non poche volte transitò per questo casale non senza menar guasto alle campagne e grave molestia agli abitanti.”
Invece nel testo francese ‘Les Guerres sous Louis XV’ scritto dal Conte Pajon, generale di divisione, si racconta che le truppe (francesi), impegnate nella guerra di successione polacca contro l'Austria, passarono la notte del 17 novembre 1734 in battaglia proprio a San Pietro in Medegallo, dove addirittura posero il quartier generale: “Le 18 l’armée leva ses quartiers et passa la nuit en bataille San Pietro di Medegallo où s'installa le quartier général”.
La foga dei restauri
Come già spiegato, la chiesa attuale non ha più le sembianze di quella originale, circostanza comprensibile considerando la sua ‘età’ e considerando le tante epoche attraversate e gli stili che le hanno caratterizzate.
I primi importanti interventi di restauro iniziarono verso la metà del 1700, quando fu intrapresa un’importante opera architettonica che restituì un’immagine barocca alla chiesetta romanica: furono costruite le volte al posto del tetto ligneo e vennero affrescate le pareti spoglie (preservando comunque il più antico affresco con la Madonna in gloria tra i due santi, descritto poco sopra). Ma gli interventi più consistenti vennero messi in opera il secolo scorso, quando la sensibilità verso la conservazione dei beni storici cedeva il passo alla tendenza al rinnovamento, se non addirittura alla ricostruzione, di moltissimi edifici storici. E tra questi anche San Pietro.
Tra il 1948 e il 1966 l’importante intervento vide protagonisti i maggiori artisti cremonesi dell’epoca: prima la nuova pala d’altare, dedicata al S. Cuore, e commissionata nel 1948 al pittore Mario Busini di Cremona, poi un intervento massiccio di revisione di tutta la parte decorativa del presbiterio affidato a Giuseppe Moroni nel 1953. Sempre un cremonese, lo scultore Dante Ruffini, nel 1957 venne incaricato di progettare il nuovo fonte battesimale. Dalla decorazione delle volte, alla realizzazione dei nuovi altari, dell’area battesimale e del nuovo altare maggiore, la chiesa uscì con un aspetto completamente nuovo, da cui era stato cancellato quasi completamente il precedente assetto barocco.
Nell’insieme però la chiesa di S. Pietro in Mendicate rimane un edificio pregevole da vedere, ancora utilizzato per le messe e le celebrazioni, in un contesto paesaggistico molto piacevole ed intimo, in aperta campagna, affiancato dalla Delmona. Un quadro non dissimile da come lo descriveva Grandi alla fine del 1800: “Consiste il casale in due caseggiati, la chiesa con la casa parrocchiale e l'osteria, la prima posta sulla sinistra e la seconda sulla destra del colatore Delmona, sul quale trovasi un ponte di legno di congiungimento”.
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commenti
Maria ines campani
8 giugno 2024 10:34
Pur essendo nativa di Torre non ho mai sentito di questa frazione.mi potere dire dove si trova? GRAZIE .
Donatella
10 giugno 2024 14:42
S. Pietro in Mendicate era (é ? ) la chiesa parrocchiale di Ca' D'Andrea
GT
11 giugno 2024 08:55
Per raggiungere la frazione si deve passare da Cà d’Andrea e, dalla piazza, prendere la direzione per il cimitero locale