21 giugno 2024

E' morto Abu Imad uomo di spicco nella galassia di Al Qaeda. Si è portato nella tomba i segreti della moschea di via Massarotti

E' morto a 62 anni in Arabia Saudita, Abu Imad, ex Iman della moschea di viale Jenner a Milano e con profondi rapporti con la moschea cremonese di via Massarotti.  Roberto Fiorentini, Giornalista e scrittore: premiato dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana per le sue inchieste sul terrorismo internazionale in Lombardia e a Cremona, ha scritto per "Cremonasera" questo articolo che ripercorre la stagione del terrorismo islamico nella nostra provincia. 

Abu Imad, l’egiziano, è morto. Lo annuncia oggi il Corriere della Sera. Ha così portato nella tomba i segreti che ancora esistono attorno alla moschea di via Massarotti a Cremona. Già, perché il terrorista islamico, non solo era di casa nello stabile cremonese nel primo decennio degli anni Duemila, ma è stato il demiurgo riconosciuto di molte operazioni che poi hanno portato alla condanna, in via definitiva, di tutti i sette imam del centro islamico cremonese per aver creato e diretto una cellula con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico con la predisposizione di documenti falsi, nella progettazione di attentati e nella raccolta di fondi destinati ad organizzazioni terroristiche o di guerriglia operanti all'estero.

Fu uomo di spicco nella galassia mondiale di Al Qaeda. Con rapporti solidissimi, per sua stessa ammissione davanti ai giudici, con Ayman Zawahiri braccio destro di Osama Bin Laden in Afghanistan e in Pakistan.  Secondo il pm di Milano Spataro “uno dei più duri predicatori d’odio, oltre che uno dei più efficaci organizzatori del terrorismo islamico”.

La scuola coranica. Come ricordano le molte indagini della Procura distrettuale Antimafia di Milano, Abu Imad era stato uno dei fautori del centro islamico di viale Quaranta a Milano dove era sorta la scuola coranica. I bambini che la frequentavano venivano plagiati all’ortodossia islamica più violenta. Le inchieste hanno ricostruito i rapporti tra Aub Imad e alcuni componenti della stessa moschea cremonese per organizzare la medesima ‘istruzione’ a Cremona. Cosa che effettivamente avvenne a pochi passi da piazza Porta Po nell’indifferenza più totale dell’amministrazione comunale del tempo. Ai bimbi islamici cremonesi, che si assentavano dalle scuole pubbliche, venivano mostrati video di attentati kamikaze in Iraq e attacchi sanguinari a istituzioni occidentali. Di quella vicenda resta un mistero di come quest’uomo, inseguito dai servizi segreti di mezzo mondo, potesse incontrare tranquillamente in città gli islamici cremonesi tra cui quel Khalid Khamlich che teneva direttamente i rapporti con il Comune di Cremona e alcuni esponenti del clero, per conto della moschea. Rapporti opachi; mai chiariti del tutto.

L’invio di combattenti sugli scenari di guerra di Al Qaeda. Proprio da Milano partì l’inchiesta che portò in carcere, in un primo tempo, tre gli imam ‘pizzicati, in collaborazione con il centro islamico di viale Jenner ad inviare denaro e uomini per i combattimenti a Tora Bora e nel Kurdistan. I carabinieri dei Ros, attraverso intercettazioni satellitari, individuarono in Nuridde Drissi, bibliotecario e insegnante della scuola coranica cremonese, la ‘staffetta militare’ che teneva i rapporti tra Cremona e i campi di addestramento e di combattimento in Kurdistan. Più volte e in diversi servizi, i Reparti Operativi Speciali dell’Arma dei Carabinieri, individuarono viaggi degli ‘esponenti’ islamici cremonesi nel vialone milanese per andare a prendere ordini da Abu Imad. Del resto nulla si poteva muovere in maniera singola, ma tutto doveva passare dal potente imam milanese. Abu Imad era diventato capo della moschea milanese dopo la morte, nel corso di un conflitto a fuoco in Croazia, di Anwar Shaaban: ‘uomo che coordinava i viaggi dei mujaheedin europei verso i Balcani'.

L’attentato contro il Duomo di Cremona. A sventare l’esplosione di una Fiat Punto riempita di C4 (la polvere utilizzata nelle cave per abbattere le montagne) fu guarda caso tale Chokri un tunisino che per molto tempo, prima di arrivare sotto il Torrazzo, aveva frequentato il centro di viale Jenner. Era stato lui ad ascoltare il progetto che si stava organizzando in via Massarotti. Per molto tempo, le inchieste si focalizzarono su di lui come interfaccia con Milano che intanto stava preparando un doppio terribile attentato alle fermate della metropolitana nel capoluogo lombardo in piazza Duomo. E un attacco sempre alla cattedrale milanese con l’utilizzo di una macchina della Polizia sempre imbottita di tritolo che prevedeva anche l’uccisione degli agenti.

Nelle foto il processo al terrorismo islamico di Cremona e la moschea di via Massarotti

Roberto Fiorentini


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


ennio serventi

21 giugno 2024 14:32

Sullo sfondo della fotografia, la restaurata ed ora adibita ad appartamento civile, la ex filanda Groppali.

Vecchia_Zimarra

21 giugno 2024 19:35

articolo che contiene considerazioni eccessive

roberto fiorentini

22 giugno 2024 05:33

Vecchia Zimarra ho già letto suoi commenti su questo sito: ben poca cosa. con questo conferma la sua inconsistenza nelle analisi di quello che si scrive. Oppure si informi meglio. Legga gli atti giudiziari ma tutti ovvero quelli che vanno dalle indagini preliminari fino alla Cassazione come ho fatto io. se no le sue sono vana verba

Stefano

22 giugno 2024 11:33

Bravo Fiorentini. Pura vana verba quelle del commento.