27 marzo 2025

E' una lanterna magica il pianoforte di Bahrami. Travolgente successo per l'artista iraniano al Museo del Violino

Davanti al pianoforte di Ramin Bahrami, si ha la sensazione di essere in una stanza chiusa, separata dal mondo, dove una lanterna magica proietta immagini bellissime. Capaci di portare in altri universi. Formidabili nel far volare da una parte all’altra del mondo: ‘Tra Oriente e Occidente’. Da un’epoca all’altra, senza soluzione di continuità. Su di un tappeto volante fatto di note, ma di grandi emozioni. E di parole richiamanti, in ogni istante, alla pace nel mondo.

E stato così anche per chi ha assistito, al Museo del Violino, al concerto dell’artista iraniano naturalizzato italiano, ospite di questa intrigante rassegna ‘Around Bach- Il Pianoforte’ voluta fortemente dal direttore artistico: Roberto Codazzi

Dunque, sull’immaginario schermo sono comparse le narrazioni bachiane della Partita per tastiera n. 1 in si bemolle maggiore, BWV825. Il genio della Fantasia in re minore di Wolfgang Mozart. Le invenzioni sentimentali delle tre Mazurke op. 30 n. 2 in si minore, op. 63 n. 3 in do diesis minore, op. 33 n. 2 in re maggiore del romantico mondo di Fryderyk Chopin.  La struggente tenerezza dell’Elegia in mi bemolle minore op. 3 di Sergej Rachmaninov. La libertà di ricreare. Trasformare. Illuminare di luce nuova delle 6 Danze Rumene di Béla Bartók. Per poi tornare alle imponenti architetture contrappuntistiche del Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo in si bemolle maggiore, BWV 992 di Johann Sebastian Bach. E finire con il melanconico canto d’amore in un deserto persiano di Gole Sangam (il mio fiore di pietra) di  Anoushiravan Rohani.

Non si può evidenziare come Bahrami sia, nello scenario pianistico mondiale, uno dei più attenti lettori della partitura bachiana. Capace si evidenziarne le leggerezze, quasi neoclassiche, del Preludio della Partita n. 1 di Bach. Come cristallino nello staccare i tempi. Memorabile nel dare spirito e sentimento alle complesse ricercatezze tecnico compositive del maestro di Lipsia.  Assolutamente pirotecnico poi nell’Aria del Postiglione e nella vicina Fuga all’imitazione della cornetta di Postiglione del Capriccio sopra la lontananza del fratello dilettissimo. Bahrami, da riconosciuto grande interprete bachiano, ha dato prova di avere una precisione da paziente orologiaio del contrappunto nell’evidenziare il rincorrersi del piacevole tema del corno del postiglione, fatto di: note ribattute, ripetuti salti di ottava, di cellule ritmiche e melodiche ascendenti e riproducenti il richiamo sonoro dello strumento a fiato. Ma è stato altrettanto abile nel mostrare la potenza sonora bachiana che nasce del miracoloso intreccio degli elementi della fuga. Momenti che hanno trascinato l’ascoltatore nell’incanto di declinazioni quasi organistiche.

Memorabile nel proporre un pezzo mozartiano dove l’inquietudine dei ‘tempi nuovi’ romantici sembrano penetrare, con prepotenza, nel consueto tessuto compositivo del salisburghese.

E’ stato  prezioso  in quelle tre brevi danze sentimentali di Chopin. Piccole nuvole in un cielo terso di pianura. Ha mostrato la capacità intrinseca di passare con non comune versatilità dai monumenti armonici ritmici del compositore tedesco alle fantastiche linee melodiche di Chopin: tutto con la stessa intensità. Con la stessa bravura. Con la stessa capacità di attirare lo spirito nei vortici dei sentimenti. Stessa intensità è stata mostrata in quel ‘piccolo’ capolavoro dell’Elegia di Rachmaninov. Una perla di inestimabile valore espressivo. Un ricordo di lacrime di madri che vivevano il dramma del primo conflitto bellico. E con un prodigioso salto ha poi dato anima, quasi popolare, alle Danze di Bartók. Evidenziandone lo spirito popolare, ludico, ma soprattutto universale di tutto il Medioriente: Persia compresa;  sua patria che ancora lo reclama.

Ultimo capitolo di fantastico intrattenimento davanti alla lanterna magica un ritorno a casa per il pianista iraniano con il brano Gole Sanga : iconica canzone in lingua persiana degli anni '70. Un triste lamento di un innamorato che piange per l’abbandono della persona amata. Tanta passione. Altrettanto struggimento.

La lanterna si è spenta con due bis. Gli applausi del Museo del violino: scroscianti. Un trionfo. E un invito di Ramin alla buona vita con gli strumenti di Stradivari. 

(le foto sono di A.V. Teixeira)

Musicologo

Roberto Fiorentini


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