Fusione A2A - Linea Group, nuova tegola: raccolta adesioni per l'esposto alla Corte dei Conti per valutare eventuali danni di natura economica
Nuova, pesante tegola sull'operazione di incorporazione di Linea Group nella milanese A2A. La notizia è di quelle clamorose e si inserisce nel solco della sentenza del Consiglio di Stato che una decina di giorni fa ha bocciato un'operazione molto simile a quella che interessa il Cremonese. Il Consiglio ha infatti dichiarato illegittima per mancanza di gara pubblica l'incorporazione da parte di A2A dell'ex municipalizzata di Seregno, la società Aeb (qui l'articolo). Dopo l'esposto all'anticorruzione depositato nel 2016 (e che ha chiarito che per la vendita di Linea Group sarebbe necessaria una gara pubblica), i 5 Stelle tornano alla carica e lo fanno con un'iniziativa che potrebbe cambiare le carte in tavola e mettere in seria discussione la fusione societaria. A muoversi, in particolare, è la sezione cremasca del Movimento, trainata dal consigliere regionale Marco Degli Angeli.
“Il M5S – fa sapere il Movimento – promuoverà una raccolta di adesioni per procedere all’integrazione dell’esposto già presentato dall’ANAC (l'Anticorruzione; ndr) alla Procura della Corte dei Conti del Lazio e della Lombardia, per valutare eventuali danni causati dall’acquisizione da parte di A2A del 51% di LGH senza gara pubblica”. All'iniziativa lanciata dai 5 Stelle potranno aderire, firmando, cittadini, sindaci, consiglieri comunali del nostro territorio. La sentenza definitiva della scorsa settimana del Consiglio di Stato su A2A/AEB, argomenta il Movimento, “costituisce un precedente giurisprudenziale pesantissimo, che si somma al macigno della sentenza dell'ANAC su A2A e LGH, che aveva già bocciato in toto le modalità, ribadendo che si tratta di vendita e non di collaborazione/partnership e sentenziando, come è facile intuire, che una gara a livello europeo avrebbe garantito un maggior numero di partecipanti e un prezzo migliore”.
Proseguono i 5 Stelle: “Di fatto, o per poca informazione, ignoranza, leggerezza o perché mal informati, chi ha gestito e avvallato senza batter ciglio questa operazione ha consegnato delle società pubbliche, che gestiscono servizi pubblici, a privati quotati in borsa senza nemmeno rispettare le norme di trasparenza e pubblicazione della gara: la gestione dei rifiuti, gli inceneritori, la generazione da fonti rinnovabili (o presunte tali), la distribuzione di gas, del calore e dell'energia elettrica, tutte voci che riguardano la nostra vita quotidiana, i nostri soldi, le nostre bollette e le scelte ambientali e di vivibilità del nostro territorio. Ad esempio, saranno i privati a decidere se costruire nuovi inceneritori o tenere attivi anche quelli vetusti per pareggiare i conti, magari smaltendo i rifiuti e i fanghi di altre regioni o importando migliaia di tonnellate di rifiuti organici da mettere negli impianti di biogas lombardi. Tutte scelte svincolate dal controllo pubblico, legate al ritorno economico e che potrebbero trasformare la nostra provincia nella discarica d'Italia”.
Con il via libera dell'operazione (ricordiamo che a Cremona la fusione ha incassato il sì definitivo della maggioranza giusto nei mesi scorsi), incalzano i 5 Stelle, “non è stato valorizzato il patrimonio di servizi di proprietà dei cittadini, ma svenduto con un vero e proprio inganno semantico: la "partnership", come l'hanno chiamata quelli bravi e gli esperti, si tratta in realtà di una privatizzazione a tutti gli effetti e di cessione, per di più senza bando pubblico”.
Ma non è tutto. Al netto delle conseguenze sulla legittimità dell'operazione, ci sono i risvolti economici, tutt'altro che di secondo piano. Osserva in merito il Movimento 5 Stelle Cremasco: “Dato che questa operazione è stata portata avanti con la benedizione di consulenti vari, pagati profumatamente per avallare tale fallimento, i sindaci hanno ora l’intenzione di rivalersi su di loro? Ricordiamo che a pag. 61 del bilancio 2017 di SCRP era stato stanziato (e lo è ancora) un fondo di accantonamento di €695.000 per “sanzioni, spese legali, danno erariale". Tradotto, già si temeva che l'assenza di gara pubblica avrebbe potuto causare un danno alle casse dei Comuni e così sono stati accantonati i soldi di una società pubblica, cioè soldi dei Cremaschi, per eventualmente risarcire il danno, ovviamente dopo aver buttato soldi in consulenze legali e azioni in tribunale”.
“Un'operazione – proseguono – che ha coinvolto Crema, Cremona, Lodi, Rovato e Pavia (le cui ex municipalizzate fanno parte di Linea Group; ndr) e che ha portato intese lesive per la concorrenza a discapito dei portafogli dei cittadini”.
“Un'operazione nefasta sotto molti punti di vista – conclude il Movimento –: di autonomia decisionale del territorio nel pianificare le politiche energetiche, di unità territoriale e della provincia, tanto è vero che da quel momento il Cremasco continua a perdere i pezzi (tutta la gestione della vicenda da parte dei decisori di SCRP ha portato alcuni sindaci a dimettersi dal coordinamento dell'area omogenea) e a questo punto anche di probabile danno erariale. Pertanto, chi pagherà ora per i disastri combinati? Nuovamente i cittadini?”.
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