Giovanni Sollima Superstar. Al Ponchielli il trio guidato dal violoncellista palermitano travolge la sala in un vortice di emozioni
Con lo stupendo sfondo dell’antico Sipario “Rizzi” si è aperto il concerto che ha visto protagonista il trio capitanato da Giovanni Sollima con la violinista Clarissa Bevilacqua e la pianista Carlotta Maestrini.
È necessario spendere due parole però sul sipario ‘Rizzi’, che fu realizzato dal pittore cremonese Antonio Rizzi nel 1891 e dipinto ad olio su tela. Le dimensioni imponenti, di sette metri per undici contengono la raffigurazione de ‘L’allegoria della Storia della Musica’. È ad oggi uno dei più bei sipari dipinti esistenti. Con questa vista mozzafiato sono risuonate le prime note di Beethoven. I musicisti hanno infatti affrontato il trio in mi bemolle maggiore op1. n.1 con eleganza composta e gusto per le proporzioni.
Copiosi applausi sono stati seguiti da una piccola variazione sul programma annunciata dallo stesso Sollima con: “dobbiamo spostare un brano, ma non ricordo quale. Mi passa un programma?” scherza il musicista fra l’ilarità del pubblico. Ecco che i tre calano pizzi e merletti ed indossano metaforiche borchie e stivali di pelle. Il pubblico non fa in tempo ad accorgersi dell’accaduto e subito si trova nel ritmo vorticoso di Chop Suey, brano della band System Of A Down. Rapidissima, il tempo di una canzone, ed eccoci nuovamente in un’atmosfera di contaminazioni, citazioni, armonie, dissonanze. È un viaggio attraverso lo stesso Sollima che ha composto queste Short Trio Stories pensando a Leonardo Da Vinci ed ai suoi rebus, ai frammenti incompiuti beethoveniani dal catalogo Biamonti fino a un infuocatissimo Scarlatti. Dal pianoforte pizzicato da Sollima mentre la pianista ripercuote un ritmo, ai glissati, agli strappi d’arco, questo percorso è tanto folle quanto coerente. Per non parlare della qualità esecutiva al limite della perfezione. La sala incantata, diverse bocche spalancate in adorazione, hanno connotato questa esecuzione di grandissimo effetto. È stata infine la volta del brano di Sigur Ros, Ara Batur, portato sul palco con intensità travolgente coinvolgendo l’intero pubblico e portandolo ad intonare la melodia principale del brano ripetuta ad oltranza sulle cui note i musicisti poi si sono alzati e sono usciti. Pelle d’oca. A gran voce la sala ha chiesto “Bis!”, ed ecco di nuovo il violoncellista a dirigere il grande coro del Ponchielli con questa melodia che sa di nostalgia, di mare, di bellezza arcaica. Un tema ripetuto ad oltranza che si sovrappone a più riprese come fosse il moto ondulatorio dell'oceano. Ed ecco di nuovo il teatro cantare e vibrare in un tutt’uno con i tre artisti. Qualche fazzoletto in sala nascosto dagli applausi scroscianti che hanno chiuso uno dei concerti più belli mai visti su questo palco. Sollima è un alieno, Bevilacqua e Maestrini sono due ottime compagne di viaggio in grado di assecondare e perfino di sostenere la follia positiva di questo strumentista fuori da ogni schema. Le due giovanissime si districano con ottima tecnica tra le vertiginose cime di questo programma con qualità esecutiva che non tradisce l’età anagrafica ed anzi, ne mostra già una maturità musicale interessante. Il violoncello trova in Giovanni Sollima alcune suggestioni impossibili da ascoltare altrove, dimostrando di poter inserire nel medesimo programma un brano tardo settecentesco ed uno contemporaneo riuscendo in ciascuno dei due a proporre un’interpretazione tanto incredibile quanto plausibile. Una sala con troppe poltrone vuote non ha fortunatamente chetato i giusti entusiasmi per un concerto che possiamo con certezza annoverare fra quelli memorabili del Teatro Ponchielli di Cremona. Una sola cosa si potrebbe dire ai cremonesi: ci sono emozioni che durano un momento e che non tornano più. Il concerto di questa era davvero imperdibile. Che ne dite di non perdere il prossimo?
foto Giampaolo Guarneri/Studio B12
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