15 settembre 2025

Guardia di Finanza, da inizio anno individuati 37 lavoratori in nero o irregolari sul territorio cremonese. Sanzioni per oltre 120mila euro tra contratti non registrati e stipendi pagati in contanti

I militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Crema, nell’ambito di un piano di controlli coordinato dal Comando Provinciale di Cremona, da gennaio 2025, hanno individuato 37 lavoratori in nero o irregolari. In particolare, nel corso degli ordinari servizi di controllo economico del territorio eseguiti dalle Fiamme Gialle, anche in occasione di diverse manifestazioni ludiche organizzate in Provincia di Cremona, sono stati individuati 26 lavoratori “in nero” e 11 lavoratori irregolari, per i quali non è stata rispettata la normativa in materia di lavoro e legislazione sociale.

All’esito degli interventi eseguiti, sono stati sanzionati n. 23 datori di lavoro per complessivi € 54.100 per l’assenza della preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro ai competenti Centri per l’impiego, per l’assenza della preventiva comunicazione prima della prestazione lavorativa per i lavoratori cosiddetti “intermittenti”, nonché per l’infedele registrazione dei dati obbligatori sul Libro unico del lavoro per un periodo superiore a 12 mesi. Inoltre, nell’ambito dei citati controlli sono state avanzate 13 segnalazioni all’Ispettorato del Lavoro territorialmente competente per la sospensione dell’attività prevista dall’art. 14 del D.Lgs. 81/2008, atteso il superamento della soglia del 10% dei lavoratori in nero trovati intenti a svolgere la propria attività lavorativa.

Da ultimo, sono state anche verificate le modalità di corresponsione delle retribuzioni, contestando sanzioni per oltre € 68.300 relative al pagamento in contanti degli emolumenti stipendiali.

L’attività di servizio testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza per il contrasto alle forme di illegalità più diffuse e gravi connesse al mondo del lavoro, in particolare il lavoro nero, che sottrae risorse all’erario, mina gli interessi dei lavoratori, spesso sfruttati, e compromette la leale e sana competitività sul mercato tra le imprese.


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