I portici dimenticati e i tre antichi vicoli su Largo Boccaccino (del Cigno, Torriani e Porta Marzia). La loro storia
Piazza del Duomo si è sviluppata con sua entrata principale verso ovest. Il sole trafigge la porta e la Bertazzola al pomeriggio ed illumina il marmo rosso di Verona. La progettazione di tale entrata si è sviluppata sicuramente dopo il mille.
Mille anni prima i Romani avevano progettato la Colonia Cremona come espansione di un castrum del 200 ac con un Cardo e un Decumano orientati secondo i punti cardinali ma costruito in rilievo su di un punto strategico lontano dal Padus.
La zona della cattedrale fu pensata certamente dopo, nella zona periferica a sud ovest del castrum e solo dopo che il fiume iniziò gradualmente a cedere verso sud da Via Platina a Via Pedone scendendo di quota. Tale fenomeno formò il tridente vie Settembre-Bonomelli-XI Febbraio.
La via che noi oggi definiamo come principale accesso alla piazza è Via Solferino.
Le altre due brevi vie immettevano infatti su due altre piazze, quelle del lino e del mercato (oggi piazza della Pace e Stradivari).
L’accesso di Via Solferino sulla piazza non è però frontale ai due monumenti speculari, Duomo e Palazzo Comunale.
Ciò fa immaginare che, mentre la città romana si espandeva secondo criteri paralleli a cardo e decumano maximi, dopo il mille la città si espanse secondo altri criteri.
E’ plausibile pensare che se il vecchio toponimo di Via Solferino era Contrada Beccherie Vecchie (macellerie) e se il primo macello di Cremona era in Via Cesare Battisti, allora non era casuale che li ci fossero i colatori Marchionis e Cremonella.
Macello e macellerie erano strutture atte a far defluire i reflui animali da lavorazione, limitrofi ad un vetere abitato urbano.
Limitrofi appunto, essendo i macelli sempre tangenziali rispetto al centro.
E se è vero che le acque vanno in pendenza allora è semplice credere che gli scarti andassero verso il duomo quando il duomo non c’era e si scendeva poi repentinamente verso quelle che oggi sono Via Platina e Via Sicardo, per poi degradare verso il Po.
Bisogna immaginare tutto senza la cattedrale e su un rilevato importante che ora èPiazza Roma, Corso Mazzini e Corso Campi.
Partendo in bicicletta da Piazza Roma e imboccando Corso Mazzini, ci si accorge che fino alle Due Colonne si scende senza pedalare.
Ma non è tutto perché anche le vie laterali a destra sono in discesa.
Per l’esattezza, sono in discesa dopo un certo punto, infatti incastrato tra Via Bordigallo, Vicolo Pertusio, vicoli Torriani e Porta Marzia, c’è un rilievo, un dosso.
E’ lo stesso rilevato invisibile che poi solca Via Mercatello e si incunea tra le case di Via Ceresole.
Il rilievo e la sua variazione si evince fortissimo in vicolo di Porta Marzia quando, iniziata la ripida discesa per Largo Boccaccino, si nota di fronte alla entrata del ristorante La Botte, sul lato opposto, una bocca di lupo che dà su un locale “sotterraneo con sedie verde pistacchio”.
Ci guardi dentro ed ogni tanto qualcuno ci mangia o si gusta un caffe.
Poi scendi in Largo Boccaccino e neanche ci fai più caso, giri a sinistra per Via Mercatello e tenendo la sinistra, arrivi alla antica scritta di un bel locale di gastronomia “formaggi d’Italia”.
Guardi la vetrina ricca di prodotti locali e dalla porta guardi in fondo.
Eccole le sedie verde pistacchio, ma non sono più in un sotterraneo, stavolta sono a livello pian terreno.
Semplicemente lì c’è uno sperone e le vie degradano portandosi dal livello di Corso Mazzini a quello di Via Boccaccino più basso, non prima di una sella.
Lungo questa sella furono urbanizzate, molto prima del duomo, almeno 3 strade.
Vicolo del Cigno – Vicolo Torriani e Vicolo di Porta Marzia.
Erano certamente contrade già presenti in epoca Longobarda.
Divennero nel medioevo luogo di una “movimentata movida” di commerci e traffici, probabilmente anche poco leciti, vista la posizione non certo luminosa.
Era qui una importante appendice del mercato che, partendo da Platea Parva (piazza Stradivar ) raggiungeva il Mercatello de Ferraris (Via Mercatello) attraversando idealmente la piazza maggiore sul lato nord e sbucando sul vecchio Palazzo Vescovile (ora Largo Boccaccino )
Divennero dopo il 1600 e fino allo scorso secolo, luoghi di osterie.
Ma iniziamo a descrivere questi tre vicoli.
Innanzitutto è davvero strano che in nessuna di queste vie vi siano tracce o menzioni di chiese anche modeste.
Cremona aveva chiese ovunque anche molto vicine alla cattedrale ed il fatto che in quella zona non ve ne fosse neanche una è davvero anomalo.
In secondo luogo risulta strano che un vicolo su tre sia cieco e non sbuchi invece su vicolo Pertusio come gli altri due fanno.
In realtà è noto che almeno fino al 1600 vi era un quarto vicolo pure esso cieco tra Vicolo del Cigno e Torriani, di tale vicolo non se ne conosce il toponimo.
Sempre fino al 1600 la intera zona da imbocco Vicolo del Cigno a imbocco Vicolo di Porta Marzia era colonnato e porticato ma ne resta oggi solo una colonna bianca in marmo sull’angolo tra Largo Boccaccino e Via Mercatello.
Era plausibile che sotto tali portici vi fossero i banchi dei fruttaroli e ortolani che si snodavano in leggera discesa dalla uscita della Piazza fino al Mercatello.
Di questo porticato non vi è alcuna traccia se non sulla mappa di Antonio Campi della fine 1500 ove vengono disegnate almeno 15 colonne.
Vicolo del CIGNO
Era nel 1300 la contrada de Amatis e de Tedoldis.
Nel 1400 è detto Stretta di S.Marco, sebbene la chiesa S.Marco fosse nella omonima via accanto a Via Cadore.
Il nome era dovuto alla Osteria S.Marco.
Nel 1446 davanti alla porta di tale osteria cadde una palla di bombarda lanciata da fuori le mura.
Solo più tardi il vicolo cieco passa da S.Marco a Del Cigno , molto probabilmente a causa del cambio di nome della stessa Osteria.
Divenne nel 1500 il vicolo delle case degli Argenta.
Campi cita tale Franciscus Argenta quale proprietario delle case nel vicolo.
Sta di fatto che nel Catasto Teresiano voluto dagli austriaci nel 1788 è indicato come Vicolo del Cigno.
Fino a qualche decennio fa alla sua fine si apriva un cortile che veniva detto “Curtasa”.
Vicolo TORRIANI
Jannello Torriani fu un inventore Cremonese del 1500, un Leonardo Da Vinci della Pianura padana.
Come tale fu inviato alla corte di Carlo V e di suo figlio Filippo II di Spagna.
Forse il suo antico cognome era Jannello della Torre.
Ma torniamo alla storia del vicolo, antico più della cattedrale e del battistero.
Uno dei primi toponimi del 1300 è Stricta de Marianis, cognome di una famiglia che forse li abitava.
Nel 1600 il nome accreditato è Contrada degli Ortolani, per via del mercato li a fianco ubicato quando ancora in Largo Boccaccino vi era l’antica Curia addossata alla cattedrale.
Nel 1700 il nome di Vicolo Torriani fu Contrada delle Erbe.
Nel 1800 il nome era doppio, restava quindi Vicolo delle Erbe ma era da tutti chiamato Vicolo delle Osterie a causa della presenza di varie taverne e osterie che accoglievano i frequentatori ma anche i gestori del mercato degli Ortaggi.
Tale mercato si svolge anche oggi ed uscendo dal vicolo, verso la cattedrale, si possono notare ancora le cassette di frutta e le bancarelle di ortaggi.
Nel 1400, quando Cabrino Fondulo fu tiranno di Cremona, eliminò alcuni suoi nemici facendoli gettare giù dalla Gran Torre ( il Torrazzo ).
Le cronache dell’epoca dicono che i corpi caddero a lato del mercato “de li frutaroli”
Ad indicare che non vennero gettati dal lato della piazza Maggiore ma dal lato nord.
Il nome moderno della via dedicato all’inventore del 1500 fu assegnato nel 1930.
Da quel momento il vicolo è divenuto via via più silenzioso ed elegante.
Vicolo PORTA MARZIA
Lo stradello parallelo a Vicolo Torriani ( ma più in discesa ) è attualmente detto Porta Marzia ma il nome reale era Stradello Marcio a causa degli avanzi degli ortolani lasciati in strada.
Ci riallacciamo a quanto già detto per il vicolo Torriani e per il mercato “de li frutaroli”.
Solo più tardi, nel 1785 il toponimo “marcio” venne corretto in Marzia.
Passano pochi anni e nel 1836 riappare il vecchio nome forse più popolano Strettino Marcio che si allaccia a Vicolo delle Osterie dato al gemello vicolo vicino.
Nel 1900 si raggiunge il nome definitivo e stabile di Porta Marzia.
Dopo il 1900 tutto cade nell’oblio dei luoghi e dei nomi di una città che purtroppo dimentica le sue radici e la sua appartenza.
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commenti
Gino
13 luglio 2025 09:06
In vicolo del cigno c’è una bicicletta abbandonata da anni…vergogna
Paolo
13 luglio 2025 10:28
Fa parte dell arredo urbano come i totem .....euuiua l amministrassione !!!!
Giuseppe F.
13 luglio 2025 12:00
Invece di scrivere al giornale solo per togliersi il solletico dalle dita, mandi una segnalazione alla Polizia Locale che è deputata a queste cose.
Gianluca
13 luglio 2025 12:31
Che se ne fotterà bellamente in quanto impegnata al presidio del territorio e quindi impossibilitata a risolvere queste problematiche di bassissima rilevanza.
Levio
13 luglio 2025 13:24
Interessante storia della antica toponomastica cremonese!