17 giugno 2021

In San Francesco tetto sfondato e infiltrazioni di acqua piovana. Italia Nostra chiede l'intervento della Soprintendenza

Il tetto sfondato e l’acqua piovana che penetra da ogni parte, al punto tale che la tipografia al piano terra sarebbe intenzionata ad abbandonare l’immobile. Sull’ex chiesa di San Francesco Italia Nostra ha presentato una segnalazione a Laura Balboni, funzionaria di zona della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova, in cui si evidenziano le precarie condizioni in cui versa il complesso. Facendo riferimento all’ultimo intervento ministeriale negli anni Settanta, dopo la messa in sicurezza dell’immobile, quando la Soprintendenza stessa provvide a restaurare e tinteggiare la facciata su piazza Giovanni XXIII, la segnalazione sottolinea che “da allora è trascorso quasi mezzo secolo e l'immobile, rimasto privo degli indispensabili interventi manutentivi è oggi in condizioni deplorevoli. In particolare, per quanto si può vedere dall'esterno, il tetto è vistosamente sfondato nella parte absidale. Dalla stampa locale si è recentemente avuta notizia dell'intervento dei Vigili del Fuoco a seguito di alcuni crolli verso la via del Foppone. La stessa "scuola per tipografi" convive con l'acqua che, a quanto ci viene riferito, in occasione delle piogge penetra da ogni parte e ipotizza di abbandonare l'immobile. Tanto si riteneva doveroso segnalare a codesto ufficio, auspicando che sappia trovare le modalità per sollecitare, quantomeno, una rinnovata "messa in sicurezza" del monumento”.

La segnalazione prosegue poi nel descrivere la storia dell’edificio e delle alterazioni che ha subito nel tempo in seguito alla trasformazione in ospedale. “La chiesa di S, Francesco era (ed è ancora) la più lunga di quelle create nel centro storico della città di Cremona. Si tratta di un complesso singolare, creato a suo tempo unificando due chiese che avevano in comune l'asse longitudinale (come una sorta di "treno" composto da due lunghi vagoni!). Tale chiesa, sotto il governo austriaco di inizio ottocento, fu trasformata in reparto ospedaliero, consentendo così l'ampliamento del contiguo ospedale sforzesco  di S, Maria della Pietà, al quale fu collegato con un sottopasso e sovrappasso alla via del Foppone. L'operazione edilizia fu eseguita dall'allora giovane architetto Faustino Rodi, sotto la sovrintendenza del Piermarini.

In periodo fascista, senza alcuna autorizzazione dell'allora competente Ministero, a  tale chiesa furono, incredibilmente, "amputate" le navate laterali. Nella navata centrale furono creati due nuovi orizzontamenti ampliando così la superficie utile  a disposizione dei degenti. Nel piano di sottotetto (denominato nell'uso "soffittone") sono ancora benissimo ammirabili le stupende volte gotiche che la Romanini, studiosa delle chiese medievali lombarde, definì di una tipologia strutturale. particolarmente singolare. Negli anni 70,  essendosi trasferito l'ospedale cittadino nella nuova sede di via giuseppina, il comune di Cremona acquistò il complesso edilizio dismesso e riuscì, in gran parte, a recuperarlo per scopi culturali, didattici, sociali e per uffici pubblici. Stante la singolare tipologia dell'immobile, a quanto residuava della chiesa di S. Francesco, non fu facile trovare una nuova convincente destinazione, salvo al piano terreno che fu occupato dalla tipografia comunale (oggi sostituita da una tipografia gestita da una cooperativa che avvia al lavoro ragazzi in difficoltà) e da depositi dell'economato comunale”.

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