27 novembre 2025

Inizia oggi la rassegna che intreccia passato e futuro: la 46ª edizione di Spazionovecento celebra Shostakovich e Berio. Il racconto degli storici protagonisti

Giunta alla sua 46ª edizione, dal 27 novembre all’11 dicembre 2025, Spazionovecento si conferma una delle rassegne più longeve significative dedicate alla nuova musica. Nato a Cremona negli anni Settanta dall’iniziativa visionaria di tre musicisti — Wim Janssen, MariaGrazia Bertocchi e Mario Vitale, padri nobili dell'associazione — il progetto ha attraversato quasi mezzo secolo mantenendo intatto lo spirito originario: rompere gli schemi, creare ensemble flessibili, dialogare con la città e proporre un ascolto capace di abbracciare repertori diversi. In questa conversazione a tre voci, Wim Janssen e Gabrio Taglietti ripercorrono la storia della rassegna, le collaborazioni memorabili, le difficoltà affrontate e le sfide di oggi: dalla trasformazione delle nuove musiche al futuro del concerto, fino al rapporto — sempre più fragile — tra pubblico e contemporaneità. Un racconto vivo, ricco di memoria e di domande sul domani, che introduce un’edizione dedicata a due giganti del Novecento: Luciano Berio e Dimitri Shostakovic.

46 edizioni, davvero una prestazione non indifferente. Come nasce Spazionovecento? Qual è l’idea di partenza e da che sinergia di impegni parte a Cremona nel lontano 1979?
Wim Janssen (WJ): La cosa è nata addirittura prima. Eravamo un gruppo di tre persone: Mario Vitale, MariaGrazia Bertocchi ed io. Però non si chiamava Spazionovecento, quello è venuto nel ’79.
Gabrio Taglietti (GT): Lì è nato il Gruppo Musica Insieme. Poi il Gruppo Musica Insieme ha fatto alcune stagioni di ‘Musica e Città’ e dopo un certo punto ha cominciato a chiamarsi Spazionovecento. Quindi l’idea di fondo era di rendere più ‘democratico’ il suonare insieme con strutture variabili invece che nelle forme tradizionali come il quartetto, il trio o altro. Anche in un rapporto attivo con la città per proporre un nuovo modo per concepire la musica e l’ascolto. Non soltanto la musica di repertorio tradizionale ma aprirsi a tutti i repertori.

Wim Janssen, violista olandese a Cremona con un forte interesse per le nuove musiche. Dove ti sei formato e cosa ti porti dietro dall’Olanda e da Milano per iniziare questa avventura del Gruppo Musica Insieme e di Spazio900?
WJ: Arrivato dall’Olanda alla fine del 1969 ho fatto i miei studi al conservatorio di Milano, dove ho conosciuto la musica contemporanea, suonando regolarmente i pezzi composti dagli allievi di composizione del conservatorio. Nonostante che il mio maestro mi dicesse di non farlo troppo ‘perché devi studiare’. Ma mi piaceva molto. A Milano avevo conosciuto MariaGrazia con cui sono venuto a Cremona visto che la Milano degli anni di piombo faceva proprio paura a lei. Suo padre ci aveva trovato un bel appartamento all’ultimo piano del Palazzo Trecchi dove per far entrare il pianoforte con una gru abbiamo dovuto aprire il tetto! Poi ci siamo trasferiti in Via Cadore dove avevamo anche uno spazio per fare le prove.

La tua prima moglie, la compianta pianista MariaGrazia Bertocchi, ha contribuito non poco alla nascita sia di Gruppo Musica Insieme (nel 1973) che di Spazio900.
WJ: Dall’inizio c’era anche Mario Vitale che l’avevamo conosciuto nel negozio di musica di lui e la moglie sotto la Galleria che si chiamava Do-Re-Mi. Da cosa nasce cosa e abbiamo iniziato a suonare insieme. Poco dopo si sono aggiunti altri musicisti; un violoncellista, un flautista, un percussionista. Così il gruppo si è allargato.

Gabrio Taglietti, pianista e compositore: qual è il tuo percorso formativo musicale? Da dove nasce il tuo interesse per la nuova musica?
GT: Ho cominciato a studiare pianoforte a Cremona con MariaGrazia (Bertocchi). Avendo già scritto qualcosa, studiando composizione a Parma con Margola, un compospositore molto tradizionalista. Ma è stata MariaGrazia a dirmi di iscrivermi al conservatorio di Milano perché era un centro molto vivace per la musica contemporanea. E con MariaGrazia ho cominciato ad affrontare le prime composizioni contemporanee. Quelle musiche ‘strane’ che forzavano la musica che ero abituato a sentire. Ho cominciato a collaborare con Gruppo Musica Insieme da subito, come ‘seconda tastiera’, suonando la celesta, l’harmonium ed altro. Dopo la malattia e successiva tragica morte di MariaGrazia nel 1992, Wim mi ha chiesto se potevo partecipare all’organizzazione di Spazionovecento.

Con le prime edizioni di Spazio900, come avete fatto ad interessare i grandi personaggi della musica moderna a partecipare anche di persona al festival?
WJ: Studiando con Paolo Borciani (primo violino dello storico Quartetto Italiano) a Milano, che frequentava la classe di composizione di Donatoni al conservatorio, si era creato questo ‘laboratorio generale’ di collaborazione tra musicista e compositore introducendoci alla musica contemporanea.
GT: Poi era stato il direttore di Gruppo Musica Insieme, Giorgio Bernasconi, a collaborare direttamente con Luciano Berio e la cantante Cathy Berberian (moglie di Berio).
WJ: Ad un certo punto, allargando il gruppo, avevamo bisogno di un direttore. Soprattutto con la musica moderna, contemporanea, è difficile suonare senza un direttore. Abbiamo lavorato a lungo con Giorgio Bernasconi come direttore.
GT: Giorgio Bernasconi era fidanzato con la figlia di Luciano Berio e Cathy Berberian, Cristina. Una caratteristica di Spazionovecento è sempre stata quella di non essere una stagione di musica contemporanea, ma una stagione in cui si faceva musica a 360°.

Luciano Berio non è mai venuto a Cremona per il vostro festival?
WJ: No, nonostante le molte promesse non è mai venuto, anche se abbiamo eseguito molte sue composizioni. Ma sua moglie, la strepitosa e rivoluzionaria cantante Cathy Berberian, ha collaborato in più occasioni con Spazionovecento. Perfino nel ‘Combattimento di Tancredi’ di Claudio Monteverdi e ‘Pierrot lunaire’ di Arnold Schoenberg, cantato in tre lingue diverse, perché la Berberian non voleva cantare in tedesco.
GT: Aveva eseguito una parte in francese (con i testi originali di Albert Giraud), in inglese ed in italiano. Su sua richiesta. Cathy Berberian era una cantante molto particolare; trasformava tutto, sottolineando molto l’aspetto del cabaret. L’idea originale di Schoenberg era proprio di utilizzare una cantante da cabaret.

Come avete fatto ad ingaggiare il Kronos Quartet?
WJ: È stata MariaGrazia a trovare l’agente. Erano molto onesti per quello che chiedevano. Persone molto amabili, per carità. Siamo andati insieme a loro a vedere gli strumenti della collezione del Comune: ‘Ah, che belli!’ dicevano. Perché loro avevano strumenti modesti. Sono venuti due volte a Cremona. All’epoca c’era più curiosità, la gente era più curiosa. Una cosa che oggi manca.

Nelle numerose edizioni avete invitato davvero tanti grandissimi. Qualche ricordo speciale?
WJ: Il duo Cannino–Ballista al Cittanova. Poi Siegfried Palm, molto specializzato nella musica contemporanea. Anche Anner Bylsma con un programma barocco per violoncello solo. Walter van Hauwe, altro specialista barocco. Il Trio, con un bel programma contemporaneo. Infatti abbiamo cominciato a invitare altri musicisti, oltre il Gruppo Musica Insieme.
GT: Poi abbiamo invitato i pianisti vincitori delle tre edizioni del Premio Micheli: Luca Cascioli, Aleksandar Madzar, Roberto Prosseda. Un premio voluto da Maurizio Pollini, con una grossa sezione di musica contemporanea e un’opera commissionata apposta da grandi compositori come Stockhausen, Kagel e Corghi.

Poi ci sono le collaborazioni con musicisti o ensemble, come il Dedalo Ensemble di Brescia.
WJ: Con il Dedalo Ensemble abbiamo collaborato anche scambiandoci dei musicisti, poi andando a suonare da loro a Brescia nel festival ‘Sulle ali del Novecento’ e loro venendo a Cremona per Spazionovecento.
GT: Dagli anni della nascita del Gruppo Musica Insieme e poi di Spazionovecento, la situazione è cambiata radicalmente. L’attenzione per la nuova musica è scemata e gli ensemble sono entrati in crisi. In Italia, a differenza di altri paesi, non si è riusciti a istituzionalizzare queste realtà. Inoltre oggi costa meno chiamare un’orchestra stabile che un ensemble di professionisti. Tuttavia Spazionovecento, dopo 46 edizioni, è ancora in piedi, nonostante tutto.
WJ: Comunque, poco dopo di noi, è nato a Milano il Divertimento Ensemble di Sandro Gorli, probabilmente ispirato anche dal suo lavoro con noi.

Arriviamo all’edizione 2025, intorno ai 100 anni di Luciano Berio e al 50° della morte di Dmitri Shostakovich.
WJ: Di Berio abbiamo eseguito parecchie cose in passato. Quest’anno gli facciamo un omaggio per il 50° della morte.
GT: Il concerto si intitola ‘Quando il colto incontra il popolare’, con il Lied per clarinetto solo e le Quattro canzoni popolari, una delle quali dedicata a Cathy Berberian.

E Shostakovich?
GT: Eseguiamo la Suite su versi di Michelangelo Buonarroti, una delle sue ultime opere. E poi nel concerto ‘Ricorrenze’ Diego Maccagnola eseguirà la Sonata di Berio e l’ultima Sonata di Schubert, entrambe in Si bemolle, mettendo in dialogo due secoli di storia musicale.

(Elenco dei concerti e del convegno in coda all'articolo.)

Quali saranno le domande che rivolgerete ai compositori, musicologi ed interpreti durante il convegno “Trespass: per un nuovo ascolto”?
GT: Non ci saranno domande. Ognuno affronterà un tema a libera scelta: IA, il perché non si suona più la musica degli anni ’50, il rapporto tra memoria e oblio, il futuro del concerto… Una tavola rotonda aperta a tutti.

Spazio900 si ferma al Novecento? Come sono cambiate le nuove musiche in quasi 50 anni?
WJ: I mondi sono molto cambiati. C’è stato un ritorno al neo-romanticismo, spesso con musica più orecchiabile. Negli anni ’50–’60 c’erano provocazioni estreme, oggi superate. Per fortuna Gabrio non ha mai scritto cose così! Serve sempre che un brano sia eseguibile.
GT: Oggi c’è chi sostiene che la musica strumentale sia finita, visto che il 99% si fa con elettronica. Io invece credo in un rapporto possibile tra tradizione e attualità. Le provocazioni hanno fatto il loro tempo: ora si tratta di abitare il mondo aperto dai grandi del Novecento.

Vedo spesso un ritorno a vecchie radici, come chi volesse essere il nuovo Mozart o il nuovo Schubert…
GT: In gran parte è malafede. Schubert non era il Vasco Rossi dell’epoca! Il rapporto fra musica d’arte e musica di consumo era diverso e molto più fluido. Oggi la frattura è enorme: il 99% della musica ascoltata non è musica d’arte.

Qual è la situazione della musica contemporanea a Cremona oggi? C’è interesse?
GT: Sì, grazie anche all’attività di Spazionovecento. Il pubblico è però settoriale e quello tradizionale è ancora timoroso nei confronti della musica nuova. Ma c’è molto lavoro da fare e speriamo di continuare a farlo.

Come avete fatto fino ad oggi a esistere, a sopravvivere, a far quadrare i conti?
GT: Con i contributi del Comune, il sostegno della Camerata, della sig.ra Caruti e di altre anime generose. E poi gli amici musicisti che vengono a prezzi di amicizia. I costi di gestione però sono sempre più alti.

Una riflessione conclusiva?
GT: Si sta perdendo la capacità di ascoltare. Oggi si ascolta quasi solo musica già nota. Ai tempi di Bach si ascoltava musica del proprio tempo; oggi il 90% del repertorio è antico. Manca la curiosità. Il convegno ‘Trespass’ vuole parlare anche di questo. Contiamo sulla curiosità del pubblico!

 

Pogramma:

Palazzo Raimondi, Dipartimento di Musicologia e Beni culturali

Giovedì 27 novembre, ore 10-13.30

Trespass: Per un nuovo ascolto

Compositori, musicologi e interpreti dialogano sul destino della musica

Sala della Camerata di Cremona

giovedì 27 novembre, ore 17.30 Omaggio a Šostakovič

Frano Lufi, Leonardo Zunica, Massimiliano Pegorini

giovedì 4 dicembre, ore 17.30 Ricorrenze

Diego Maccagnola

giovedì 11 dicembre, ore 17.30 Omaggio a Luciano Berio

Eleonora Filipponi, Sergio Delmastro, Gabrio Taglietti

 

 

Angela Alessi


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