L'8 agosto di 65 anni fa moriva a Pizzighettone monsignor Ambrogio Squintani, da vescovo di Ascoli Piceno salvò due volte la città dalla distruzione dei tedeschi. Ad Ascoli una via a lui dedicata
L'8 agosto di 65 anni fa moriva un grande cremonese, monsignor Ambrogio Squintani nato e vissuto a Pizzighettone poi diventato vescovo di Ascoli Piceno. A Pizzighettone è stato anche sepolto. Ad Ascoli Piceno una via è dedicata al vescovo cremonese. Fu monsignor Squintani a convince Kesserling a non far radere al suolo Ascoli trasformata in una città ospedale per i numerosi feriti. Pubblichiamo un ricordo di monsignor Squintani scritto per “La Cronaca” dal giornalista cremonese Angelo Locatelli nel 2010 in occasione del 50° della morte. Grazie proprio alle ricerche di Locatelli ad Ascoli Piceno venne dedicata una via ad Ambrogio Squintani: “il passetto Ambrogio Squintani” nella parte vecchia della città che porta al palazzo vescovile e al Museo diocesano.
Sessantacinque anni fa, l’8 agosto 1960, si spegneva a Pizzighettone mons. Ambrogio Squintani. I funerali celebrati in paese, resero onore al prelato che godeva di grande stima. Il vescovo di Ascoli, mons. Marcello Morgante, successore dello Squintani, nell’esprimere le condoglianze ai familiari espresse “il voto e la preghiera che la venerata Salma del santo Pastore trovi riposo nella nuova Tomba dei Vescovi presso la sacra Urna del primo nostro vescovo Emidio” ad Ascoli Piceno.
I famigliari, ringraziarono ma ottennero che il corpo fosse posto nella loro tomba di famiglia. Il 20 marzo 1965, la salma del vescovo venne traslata dal cimitero di Pizzighettone alla locale chiesa arcipretale. Nell’occasione erano presenti il vescovo di Cremona, mons. Danio Bolognini, e quello di Ascoli, mons. Marcello Morgante che fece cenno alla “cura assidua, illuminata e vigilante” ricordando come i “frutti episcopali di Mons. Squintani fossero così numerosi e preziosi, da costituire un monumento imperituro alla sua veneratissima memoria” .
Ambrogio Squintani era nato a Pizzighettone il 22 febbraio 1885 da famiglia benestante. Ordinato sacerdote il 10 agosto 1907 venne subito nominato vicerettore del seminario di Cremona in cui, in seguito, grazie alla laurea in lettere, svolse pure l’incarico di professore. Questo fino al 1915, anno in cui partecipò alla prima guerra mondiale in qualità di cappellano militare.
Alla fine della guerra tornò in seminario dove, dal 1926 al 1936, fu rettore e prefetto degli studi. Fu pure preside dell’Istituto magistrale “Maddalena di Canossa”. Papa Pio XI lo nominò Prelato Domestico.
Buon intenditore d’arte, divenne collezionista di opere principalmente pittoriche. A Cremona fu uno dei responsabili della Commissione d’Arte Sacra Diocesana.
Il 21 settembre 1936 fu nominato vescovo di Ascoli Piceno in sostituzione di mons. Ludovico Cattaneo; la consacrazione giunse il 1° novembre dello stesso anno.
Subito si fece notare per la grande cultura e per la sua umiltà ma anche per l’attenzione ai problemi della gente. Don Franco Regonaschi, cappellano delle Ancelle e coadiutore di S. Ilario con sede presso la sede di S. Bassano, ricordava come lo Squintani, ogni anno ricevesse, per accordi ereditari, una consistente somma di denaro che, puntualmente, elargiva a favore dei poveri e ad altre necessità della diocesi. Tutti coloro che si rivolgevano a lui per un aiuto non se ne andavano mai a mani vuote.
Tra le prime cure che lo Squintani ebbe appena giunto ad Ascoli ci fu quella di aggiornare gli studi del seminario secondo le indicazioni dei programmi in linea con i tempi. Rivitalizzò il culto di S. Emidio, patrono della città, promosse varie iniziative in campo religioso e sociale. Impiegando buona parte delle proprie sostanze, eresse il collegio di S. Emidio per i ragazzi poveri che non potevano studiare altrove in città. Ad insegnare chiamò professori preparati e di grande cultura come, ad esempio, p. Luigi della Torre, autore di testi di liturgia. Durante la seconda guerra mondiale istituì l’Opera Diocesana di Assistenza in aiuto a tutti i bisognosi e l’opera Assistenza Religiosa e Morale degli Operai.
Al seminario vescovile donò la sua collezione di opere d’arte, consistente in decine e decine di opere pittoriche di vari secoli, ora custodita presso la sede vescovile.
Durante la seconda guerra mondiale salvò la città di Ascoli dai bombardamenti facendola dichiarare Città Ospedaliera e mise in salvo centinaia di persone.
Uomo di grande correttezza si attirò le antipatie di alcuni influenti sacerdoti che non ottennero da lui le nomine desiderate all’interno del clero ascolano.
Dopo molti dispiaceri subiti che lo accomunano per certi versi a don Milani, a don Primo Mazzolari e ad altri, amareggiato, nel dicembre 1956, rassegnò le dimissioni. Qualche giorno dopo, affranto nel morale ma non umiliato in quanto nel giusto, si recò alla stazione e prese, da solo, il treno per Pizzighettone - come ricorda don Regonaschi - per non coinvolgere il clero e gli amici fedeli, che avrebbero potuto essere trascinati nel vortice che l’aveva travolto. Nel processo canonico che si svolse a suo carico, risultò vittoriosa la sua rettitudine. Molti del clero ascolano ri- conobbero l’errore commesso nei suoi confronti, altri gli chiesero perdono.
Mons. Morgante, che lo visitò a Pizzighettone, ebbe a scrivere che lo Squintani fu “Padre benefico e Maestro insigne”, che la chiesa ascolana avrebbe ricordato per le sue luminose virtù e per il generoso servizio apostolico.
Convinse Kesserling a non radere al suolo Ascoli Piceno
Mons. Ambrogio Squintani , fu l’ultimo vescovo-principe di Ascoli Piceno, diocesi che resse per oltre vent'anni , dal 21 settembre 1936 al 17 dicembre 1956.
Egli salvò la città dalle devastazioni della seconda guerra mondiale. In ben due occasioni essa, infatti, rischiò di essere distrutta. La prima nel settembre 1943, come esempio per l’opposizione al Terzo Reich, poi sotto i bombardamenti aerei del gennaio 1944 quando il vescovo riuscì a farla dichiarare città ospedaliera. Era stato lo stesso Kesserling a dare l’ordine di radere al suolo Ascoli conseguentemente a scontri avvenuti il 12 settembre tra le truppe tedesche e il coraggioso presidio militare italiano di stanza nel capoluogo che le aveva fatte prigioniere. Occorreva l’esempio per scoraggiare altri simili episodi. Lo Squintani, informato del fatto, riuscì ad evitare la distruzione e la strage facendo fare retromarcia a Kesserling. Non si sa attraverso quali canali giunse a fare adottare simile decisione anche se non è improbabile che la sua supplica giungesse ai gradi più elevati delle gerarchie teutoniche. Documenti presso gli archivi vaticani potrebbero essere illuminanti a tale proposito.
Ai molti sfollati giunti ad Ascoli da varie località d’Italia non fece mancare il suo appoggio e quello del suo Clero. Stessa cosa avvenne per i molti rifugiati sui monti ascolani: partigiani, ebrei ricercati per essere inviati nei campi di sterminio, soldati inglesi e americani. Molti sacerdoti e volontari, da lui spronati e sostenuti, li rifornivano di cibo, medicinali e parole di conforto.
Alcuni sacerdoti, secondo quanto ricordato da mons. Baldassare Riccitelli, parroco del duomo, vennero rinchiusi nelle carceri per non avere rivelato la presenza di ebrei e di partigiani. Non vi furono delazioni per la cattura di soldati alleati per i quali la prefettura cittadina aveva promesso la liberazione di familiari detenuti o premi di 1800 lire per ogni nemico fatto catturare. In quel periodo il vescovo fu uno dei maggiori punti di riferimento. Anche grazie al suo indiretto operato prevalse la disobbedienza alla chiamata alle armi.
Nel gennaio del 1944 la guerra si avvicinava sempre più alla città. Il vescovo, allora, si attivò perché Ascoli fosse risparmiata dai bombardamenti e, nello stesso mese, una delegazione arrivò in Vaticano, da Pio XII, con l’intento di ottenere che la città fosse dichiarata “Città Ospedaliera”.
In un bel mosaico presente nella cripta di S. Emidio, in cattedrale, sono raffigurati i personaggi che parteciparono all’incontro con Pio XII e Giovanni Battista Montini: padre Emidio da Ascoli, l’avv. Ciampini, cavaliere di cappa e spada, Pio XII, il cardinale Federico Tedeschini, padre Pancrazio Pfeiffer il comm. Merli, il vescovo Ambrogio Squintani. Pfeiffer ottenne il mandato dal papa di compiere le trattative che andarono a buon fine. Ascoli venne dichiarata “Città Ospedaliera” e quindi esclusa da qualsiasi distruzione o ritorsione.
Il vescovo mise a disposizione di feriti e ammalati anche il vecchio seminario per adibirlo ad ospedale militare. Lo Squintani, il 26 luglio 1944, si recò in udienza privata da papa Pio XII riferendogli quanto era avvenuto nella sua città. Il papa esclamò: “Questa preservazione di Ascoli è “albo signanda lapillo” cioè da scolpire nel marmo ...
Ascoli gli ha dedicato una strada
La città di Ascoli Piceno ha dedicato una via a mons. Ambrogio Squintani, l’ultimo principe-vescovo della città, il "Passetto Ambrogio Squintani". Egli, nato a Pizzighettone nel 1885, resse la città per più di vent’anni: dal 21 settembre 1936 al 17 dicembre 1956. In detto periodo propose alla città momenti di intenso rinnovamento culturale, diede nuovo impulso al seminario ed alle vocazioni, e, soprattutto salvò la città dalla furia devastatrice della guerra per ben due volte.
Un atto dovuto, dal punto di vista storico ma che non avrebbe avuto seguito se la cosa non fosse stata direttamente sollecitata da un cremonese, il giornalista robecchese Angelo Locatelli. In seguito a contatti tra le autorità civili e religiose, è stata deliberata la denominazione della via, breve, ma una delle più importanti, dal punto di vista storico, di Ascoli. Nella stessa si trovano il Museo Diocesano, la Curia vescovile, l’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali e l’archivio.
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