La protesta silenziosa: "Appartamento Occupato". Dopo lo sfratto, lo sfogo dell'inquilino con gravi problemi di salute: "Non è vivibile, sporco e muffa. Io sono malato. Chiedo solo dignità"
“Appartamento Occupato”: così ha scritto il signor Bruno Boiocchi su due cartelli appesi alle inferriate della finestra dell’appartamento di via Cadore in cui vive e da cui dovrà andarsene presto perché la proprietà, Fondazione Città di Cremona, ha chiesto all’uomo di lasciare libero i locali. In cambio di quei 50 metri quadrati in cui abita da anni, gli è stato proposto di spostarsi in un altro appartamento dello stesso stabile, al piano superiore.
“Se vado là però muoio – ha spiegato Boiocchi – l’appartamento è invivibile, non so nemmeno se quell’appartamento ha l’agibilità: è pieno di muffa, i soffitti sono neri, il bagno ha delle perdite. E’ tutto sporco e ammuffito. Io ho una serie di patologie gravi, pensi che ho 7 esenzioni, devo fare esami di frequente e portare la mascherina. E adesso mi hanno sfrattato. Ma io non posso andare in quella casa così malridotta”.
La causa di questo sfratto? “Hanno venduto al piano terra e quindi devo lasciare l’appartamento. Io ho sempre pagato regolarmente l’affitto, per questo ora chiedo una soluzione decorosa. – si sfoga ancora l’uomo- Non mi serve molto, il mio appartamento attuale è di 50 metri, per me va benissimo. E’ pulito e ben tenuto. Quello che mi hanno offerto invece non so nemmeno se sia abitabile”.
Ma dopo lo sfratto, oltre a questo appartamento a cui lei ha detto ‘no’, non è stata fatta alcuna altra proposta? “In realtà mi hanno proposto una soluzione in una struttura per anziani, ma la conosco e so che in quel caso avrei a disposizione solo una stanzetta da letto e il bagno, mentre tutti gli altri locali sono in comune. Io sono autosufficiente e chiedo solo una soluzione decorosa che mi permetta di avere la mia privacy e la mia autonomia”.
Dunque, quel cartello è una forma di protesta pacifica per attirare l’attenzione sul problema, un grido silenzioso per chiedere un aiuto che, se non arrivasse, potrebbe addirittura dare il via ad una querelle legale: “Da ora in avanti non pagherò più l’affitto del mio appartamento. Andremo in tribunale, cosa le posso dire?. Ma in quella casa non ci vado, non è compatibile con le mie condizioni di salute. Se vado là, muoio”.
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Le foto e il video sono di Francesco Sessa
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