Marco Vitale, ingegnere informatico di Sesto Cremonese al Sermig, poi in Brasile e da sabato prete a Torino
Da ingegnere delle telecomunicazioni a sacerdote. Sabato 5 giugno alle 10 in Cattedrale a Torino verrà ordinato sacerdote per le mani di mons. Cesare Nosiglia don Marco Vitale di Sesto. Marco ha 47 anni ed è ingegnere di formazione. Nel 1998 a Torino ha conosciuto Ernesto Olivero ed oggi appartiene alla Fraternità della Speranza- Sermig, che però, da molti anni ormai, lo ha inviato all’Arsenale della Speranza a San Paolo del Brasile. Lì si è dedicato all’accoglienza degli uomini che vivono in strada e all’interno di questo percorso ha maturato il desiderio di diventare prete. Ha compiuto gli studi teologici in Brasile, ma in questo ultimo anno è tornato a Torino a completare la sua formazione seminaristica, dove ha svolto il suo servizio pastorale nella parrocchia di San Gioacchino. Negli ultimi due anni don Marco, oltre alla povertà, ha dovuto combattere contro un altro nemico, il covid 19 che ha piegato il paese, riempiendo gli ospedali e trasformando l’Arsenale della Speranza, da rifugio per quanti non hanno una casa, nella quarantena più grande del Sud America dove 1.200 uomini, tolti dalla strada, hanno cominciato a vivere insieme giorno e notte, senza mai uscire dall’Arsenale.
«Ho una famiglia che mi vuole un mare di bene - racconta don Marco Vitale - e mi ha sostenuto in ogni fase della vita. Ho cosí potuto studiare, fino a ottenere una laurea in ingegneria delle Telecomunicazioni presso il Politecnico di Milano. Ho poi completato un Master al Politecnico di Torino e lavorato alcuni anni nel centro di ricerche di Telecom Italia (lo CSELT) imparando molto dalla professionalitá dei miei colleghi». Ma poi è arrivato l’incontro con Ernesto Olivero, e la sua vita stata stravolta.«Col passare degli anni, i racconti dei missionari mi hanno aiutato a guardare il mondo percependo le sue meraviglie ma anche le sue grandi tristezze: la fame, la povertà, le ingiustizie. Di fronte a questo scenario, spesso avvilente, ho conosciuto la vita e lo sforzo di una piccola fraternità di giovani, famiglie, monaci e monache: la “fraternità della speranza”, il Sermig. Con la voglia di cambiare questo mondo, avevano deciso di cominciare dalla loro città, Torino, trasformando forse uno dei luoghi più tristi, un antico Arsenale di guerra, in un Arsenale della Pace. Lo stavano facendo ispirati dalla profezia di Isaia. É un arsenale della pace perché prova a offrire un po’ di pace a tanta povera gente di questo tempo: pasti caldi, un letto, la possibilità di ricominciare una vita nuova. Io oggi sono uno di quei monaci. Da 14 anni vivo a San Paolo del Brasile, presso l’Arsenale della Speranza e con l’aiuto del Seminario di Torino, potrò aiutare la gente che bussa alla nostra porta a incontrare Gesù, anche come suo sacerdote».
Nelle foto don Marco Vitale con il fondatore del Sermig Ernesto Olivero e nella missione di San Paolo in Brasile
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