22 maggio 2025

Milano Marittima è nata da mano cremonese. Giuseppe Palanti, originario di Casalbuttano, la progettò e la realizzò nel 1912. Una via e una villetta liberty a suo nome lo ricordano

Il prossimo mese partirà la stagione turistica sulla riviera romagnola. Rimini, Riccione, Cervia ma anche Milano Marittima, meta anche di cremonesi. E proprio la storia di Milano Marittima ha un legame profondo con la nostra provincia: fu infatti disegnata e progettata da un cremonese, Giuseppe Palanti di origini casalbuttanesi. Ne aveva scritto il carissimo collega Angelo Telli su "La Cronaca" nell'agosto del 2002 in occasione dei novant'anni della fondazione della cittadina romagnola. In pieno centro a Milano Marittima c'è ancora, visitabile su richiesta, la villa liberty di Palanti. Il suo sogno era quella di una seconda Milano, fatta di villini nel verde, vicinissimi al mare. Negli anni Sessanta molti villini sono stati abbattuti con la trasformazione della vecchia città giardino.

L'origine della cittadina adriatica si lega a filo doppio alla metropoli meneghina, come rivela del resto la sua stessa denominazione, atto di fondazione e relativa realizzazione recano impronte consistenti dell'abile mano e della sapiente creatività di un casalbuttanese. Fu infatti Giuseppe Palanti, pittore e cartellonista di successo nonchè docente all'Accademia di Brera ed apprezzato scenografo presso il Teatro alla Scala, a promuovere prima la costituzione della "Società azionaria per lo siluppo della spiaggia di Cervia-Milano Marittima" e quindi a firmare il progetto urbanistico, da cui prese il via la realizzazione di una splendida "città giardino" in riva all'Adriatico.

Tempi pionieristici, quelli di inizio Novecento, per il turismo che cominciava a muovere faticosamente i suoi primi passi anche su questa fetta di litorale di Romagna. Allora Cervia era poco più di un paese con i suoi 9mila abitanti e la sua spiaggia una striscia selvaggia ed uniforme che si allungava tra cespugli e canneti. Alla spalle, un retroterra ricco di vegetazione: pinete ed alberi secolari che ogni tanto cedevano spazio alle graziose e coloratissime casette di pesca- tori, braccianti, artigiani e lavoranti delle saline. Un territorio, questo, fatto apposta per stimolare il coraggio e l'energia di infaticabili pionieri. Come quei capitani d'industria, banchieri, imprenditori esponenti vari dell'operosa borghesia milanese individuarono proprio in quest'area l'ambiente ideale per insediarvi un esclusivo ed elegante centro di soggiorno estivo. Quasi una piccola Milano in riva all'Adriatico, appunto una "Milano Marittima".

Corre l'anno 1911 quando Giuseppe Palanti, entusiasta di quei luoghi, acquisisce personalmente il contratto di costruzione di "villini sulla spiaggia del Comune di Cervia", mettendosi subito alla ricerca di soci per dare il via al progetto che già gli frulla in mente. E l'entusiasmo fa immediatamente proseliti: una decina di soci che sottoscrivono con altettanto entusiasmo l'atto di costituzione della "Società azionaria per lo sviluppo della spiaggia di Cervia-Milano Marittima". Qualche tempo ancora e spuntano le prime ville e le prime costruzioni e quindi, nel corso di qualche anno, i primi stabilimenti balneari ed alberghi. Una splendida realtà immersa nel verde, realizzata sulla base di un originale progetto urbanistico che prevede la costruzione di ampi vialoni (per questo Marinetti defini Milano Marittima "una città aerea"), rotonde fiorite e un po' dovunque l'ombreggiante presenza degli alberi: così prende forma nella mente di Palanti la concezione del progetto, che poi si concretizza nella realtà di una splendida e signorile città giardino. Proprio lo stesso Palanti riprese in quel tempo le teorie di Ebenezer Howard riguardanti la Città giardino, un progetto urbanistico molto originale, che disegnava lo sviluppo di una città nuova in cui le residenze turistiche dovevano fondersi perfettamente con la natura circostante. 

Con gli anni arriva il turismo di massa e persino quello di regime, al tempo in cui il duce non disdegnava di bagnarsi frequentemente nelle acque di questa nuova perla di litorale adriatico. Al cui fascino non rimase insensibile nemmeno il mondo della cultura, come dimostra il fatto che Grazia Deledda vi soggiornò più volte nel corso dell'estate sino a ricevere la cittadinanza onoraria.

E venne anche il tempo in cui, negli anni Sessanta, Milano Marittima rischiò di cambiare la sua denominazione in quella di "Cervia Pineta", troncando bruscamente il cordone ombelicale che ne ricordava le origini. Ma poi l'autenticità di un profondo legame e forse anche il vincolo di una sincera gratitudine dei residenti ne impedirono lo scioglimento. Ed è così che un angolo di Lombardia resiste tuttora in questa striscia di litorale romagnolo.

Una luce tenuta accesa da Giuseppe Palanti (Casalbuttano 1881-Milano 1946), versatile figura d'artista che espresse il proprio talento nella pittura, nella cartellonistica come pure dimostrando sicure qualità di insegnante presso l'Accademia di Brera ovvero come scenografo presso il Teatro alla Scala di Milano.

Fu lui, infatti, nel 1911 ad acquisire il contratto di costruzione di "villini sulla spiaggia del Comune di Cervia", primo passo della costituzione della "Società azionaria per lo sviluppo della spiaggia di Cervia-Milano Marittima" che poi portò alla concreta realizzazione del progetto, firmato dallo stesso Palanti, da cui sarebbe sorta la perla nuova dell'Adriatico. Ed entrambe le località, quella lombarda e quella romagnola, ricordarono giustamente il nome di questo pre- stigioso personaggio intitolando a lui due strade della propria rete viaria. Magari sono proprio i casalbuttanesi ad essersi un poco dimenticati di Giuseppe Pa- lanti, anche se il fatto che l'illustre artista abbia trascorso gran parte della sua vita a Milano può forse rappresentare una parziale scusante per la debolezza di memoria dei suoi distratti compaesani. Qualche traccia lasciata a Casalbuttano da questo insigne personaggio affiora invece, pur se a rispettabile distanza di tempo, nei ricordi della cugina (di secondo grado) Tullia Palanti. Che all'epoca, correva la fine degli anni Trenta, era poco più che una bambina.

«Non ho mai dimenticato - racconta la signora Tullia Palanti - il giorno in cui mio cugino Giuseppe arrivò in paese a bordo di una "spyder" rossa, una rarità per quei tempi. Mi fece salire sull'automobile e mi accompagnò in via Mazzini. Giunto all'altezza dell'ultimo portone, appena prima di via Battisti, fermò la vettura e indicandomi un'abitazione mi disse: "Vedi, io sono nato proprio in quella casa". Poi svoltò verso il Naviglio, dicendomi che saremmo passati sugli "Assi", il ponte in legno che allora attraversava il canale. La sua intenzione era quella di farmi paura o forse soltanto di far divertire un po' la sua cuginetta. Insomma, era una persona estroversa e un po' stravagante, ma originale e senza dubbio simpatica che mi divertiva molto. Si è trasferito presto a Milano dove aveva la sua attività di pittore e di cartellonista, ma tornava di frequente a Casalbuttano perchè era molto legato allo zio Emilio, che era anche mio nonno».

Lo "zio" o il "nonno Emilio" è Emilio Palanti, altro personaggio di spicco della famiglia. Scultore e pittore di vaglia, diplomato all'Accademia di Brera, diede prova di grande talento d'artista quando fu chiamato dai Turina a decorare gli ambienti della loro residenza signorile, attuale sede del palazzo comunale. Ma anche Mario Palanti, fratello di Giuseppe, aveva un rapporto privilegiato con l'arte. Architetto di grido, legò il suo nome a due prestigiose realizzazioni: la "Torre Pallantiana" che svetta a Buenos Aires e il cosiddetto "Mausoleo" presso il Cimitero Monumentale di Milano, che il Comune milanese ha destinato a luogo di sepoltura per illustri personalità del mondo della cultura e dell'arte e dove riposano i resti dei due non meno illustri fratelli Palanti.

Angelo Telli


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