Per la prima volta in vent'anni i sindaci del territorio si dividono sul fronte dell'assistenza sociale: scontro sul protagonismo del Comune capoluogo
Il sociale, esattamente come l'ambiente, non dovrebbe avere colore politico e un territorio dovrebbe marciare compatto su temi di questa importanza. Eppure il Cremonese è riuscito a spaccarsi anche sul fronte sociale, sull'assistenza, sul welfare, chiamiamolo come vogliamo ma il tema è quello. Ed è così che per la prima volta in vent'anni il Piano di zona dell'Azienda Sociale Cremonese è stato approvato non all'unanimità ma con una netta frattura tra sindaci di area centrodestra e sindaci di area centrosinistra.
Un passo indietro per inquadrare il tema. L'Azienda Sociale Cremonese, come si può leggere sul sito ufficiale della stessa, “è un’azienda speciale consortile costituita nel 2009 dai 48 Comuni dell’Ambito di Cremona per sostenere la programmazione e la gestione dei servizi sociali e socio-sanitari sul territorio cremonese”.
In particolare in tempi difficili, di profonda crisi e di emergenza sociale come quelli attuali si tratta dunque di un organismo importante in grado di indirizzare le scelte politico-sociali del territorio e, grazie anche a fondi regionali, intervenire su criticità e fragilità.
Nelle scorse settimane i sindaci dell'Azienda Sociale hanno votato il cosiddetto “piano di zona”, ossia lo strumento triennale di programmazione attraverso il quale l'azienda definisce le strategie di intervento in ambito sociale. Il documento al voto era corposo, circa 140 pagine, e affronta temi delicati che vanno a incidere anche sui bilanci dei singoli Comuni, naturalmente nella parte dedicata al sociale.
Ebbene, al vaglio dei sindaci, il piano di zona è stato approvato con 18 voti favorevoli e 13 astenuti. Il totale non dà 48 (numero dei Comuni che compongono l'Azienda) semplicemente perché non tutti i Comuni erano presenti e i voti sono in ogni caso “ponderati”, ossia calibrati sulla base del numero di abitanti dei vari Comuni. Il segnale pollitico, in ogni caso, c'è stato. Ed è stato un segnale di discontinuità notevole se si pensa che negli ultimi vent'anni il documento è sempre passato all'unanimità.
Quali le ragioni della frattura tra i primi cittadini? Secondo alcuni esponenti del centrodestra il documento sottoposto al voto “non era formulato in modo congruo rispetto alle esigenze specifiche del territorio”. Inoltre, in alcune parti “il documento non va a fondo delle questioni reali”. A pesare maggiormente sulla spaccatura, però, la metodologia di lavoro che ha portato alla stesura del piano, in particolare da parte del Comune capofila, ossia il Comune di Cremona, metodologia che il centrodestra considera “non sufficientemente condivisa”.
Tra i temi oggetto di scontro, infine, anche il ruolo del Comune capofila. “Cremona, insieme a Soresina – spiega un sindaco del centrodestra – ha più del 50% delle quote (calcolate in proporzione al numero di abitanti; ndr)”. A maggiori onori, insomma, dovrebbero corrispondere maggiori oneri, sostiene il centrodestra, mentre in realtà il Comune di Cremona, nell'ambito della compartecipazione alla spesa che ogni comune sostiene, versa meno di quel che dovrebbe.
Risposta del centrosinistra all'obiezione: il Comune di Cremona versa meno semplicemente perché gestisce in autonomia svariati servizi sociali. Al di là di questo, resta il dato di fatto dell'inedita frattura e del segnale che il centrodestra ha inteso inviare con l'astensione.
“L'astensione – riassume Luca Moggi, sindaco di Pizzighettone – è stato un segnale politico. Saremmo stati incoscienti a non far passare il piano di zona, perché in quel caso la Regione non avrebbe poi declinato una serie di contributi a beneficio di Cremona. Per questo non abbiamo votato contro ma ci siamo astenuti: abbiamo voluto dare un segnale politico perché riteniamo che all'interno dell'Azienda Sociale i rapporti di forza siano molto sbilanciati a favore del centrosinistra e a favore del Comune di Cremona”. “Detto questo – conclude Moggi – siamo assolutamente pronti a collaborare nell'interesse di tutti e per dare un futuro al sociale sul nostro territorio”.
Di tutt'altro avviso Roberto Mariani, sindaco di Stagno e presidente dell'assemblea dell'Azienda Sociale: “Ritengo molto grave il fatto che su questioni di carattere sociale ci si divida”. Premesso questo, Mariani ribatte che “i tempi per l'approfondimento del documento non sono mancati, dal momento che abbiamo trasmesso il materiale almeno un mese e mezzo prima”. Quanto al percorso di condivisione, il sindaco di Stagno osserva che “sono stati fatti svariati passaggi e tutti sono stati coinvolti, anche attraverso assemblee di zona”.
Infine, ad avviso di Mariani “il no del centrodestra non avrebbe cambiato niente perché il piano di zona sarebbe passato ugualmente. L'astensione è stata ovviamente un segnale politico ma ribadisco che trovo grave dividersi su questioni di carattere sociale”.
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