Pieve Terzagni, dagli scavi accanto alla chiesa emergono i resti di antiche sepolture. La storia e i misteri di questa antica pieve voluta da Matilde di Canossa
Che Pieve Terzagni sia un luogo di antichissime origini e ricco di storia non è un segreto per nessuno, nonostante questa piccola frazione di Pescarolo sia sopita nella campagna cremonese che si avvicina ai territori della golena dell’Oglio.
Oggi però è sicuramente una notizia di grande interesse il ritrovamento poi di alcune sepolture in quello che in passato fu il camposanto della piccola frazione, intorno alla chiesa come era usanza fino all’inizio del XIX secolo.
L’antico cimitero che torna alla luce
Nel corso dei lavori di restauro della pieve dedicata a San Giovanni Battista Decollato (di cui parleremo più approfonditamente tra qualche riga), è stata portata alla luce una parte dell’area cimiteriale annessa alla chiesa, che è tuttora in corso di scavo.
Scendendo in profondità di circa un metro e mezzo, sono tornate alla luce diverse sepolture, “principalmente collegabili alle fasi rinascimentale e moderna dell’edificio di culto, del quale sono state ritrovate anche alcune strutture non note dalla cartografia storica, forse pertinenti ad una cappella esterna alla chiesa” ha spiegato la dottoressa Nicoletta Cecchini, della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Mantova e Lodi, che si occupa della direzione scientifica dello scavo, guidato dal responsabile di cantiere dott. Enea Mazzetti e dall’equipe di archeologi della ditta archeologica Archeosfera di Sesto S. Giovanni.
Come si diceva dunque, diverse tombe databili tra il 1500 e la fine del 1700, quando l’editto napoleonico di Saint-Cloud vietò ogni sepoltura all’interno delle mura cittadine e quindi anche vicino alla chiese, com’era tradizione. Tombe in muratura, alcune ‘alla cappuccina’, come quella ritrovata nella chiesetta della Senigola, riferite a diverse date. E oltre alle tombe, anche frammenti ossei di altri scheletri, probabilmente provenienti da sepolture precedenti al 1500 e che forse furono smossi insieme al terreno durante i lavori di ampliamento e ristrutturazione della chiesa intorno al XVI secolo.
Ora gli scheletri, inumati nelle tombe riportate alla luce, “saranno recuperati in collaborazione con gli antropologi del LABANOF (Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense) dell’Università degli Studi di Milano, che studieranno in seguito i resti per ottenere importanti informazioni sugli abitanti di questa zona del Cremonese e sul mutamento delle loro condizioni di vita e alimentazione nel corso dei secoli".
L’intervento, coordinato dalla prof.ssa Cristina Cattaneo e dal dott. Mirko Mattia, prevede la partecipazione di dottorandi in antropologia del LABANOF che opereranno sotto la supervisione della dott.ssa Claudia Moro, grazie ad una convenzione attiva tra il laboratorio e le Soprintendenze della Lombardia finalizzata alla tutela del patrimonio osteologico regionale.
Ma poi cosa succederà una volta recuperati i resti mortali di questi defunti che furono messi a riposare in pace nei secoli passati? “Le indagini archeologiche proseguiranno ulteriormente, anche per definire la cronologia e il significato di alcune murature individuate nel corso degli scavi, sicuramente antecedenti alle fasi medievali della Pieve” spiega ancora Cecchini.
Insomma, il passato ci sta parlando e ci sta raccontando che c’è ancora tutta una storia da riscoprire, una storia che va indietro nel tempo di diversi secoli, forse quasi un millennio e che ora, strato dopo strato, sta tornando alla luce per svelare tutti i suoi segreti.
L’antica pieve ed i preziosi mosaici
Tutto parte dal cantiere per il restauro della chiesa di Pieve Terzagni, dedicata a San Giovanni Battista Decollato, edificio di costruzione tradoromanica, più volte maneggiato nel corso dei secoli, che si caratterizza per la presenza di mosaici e di un pavimento musivo nella zona presbiteriale, databile ai primi decenni del XII secolo, praticamente in contemporanea con la decorazione realizzata nel Camposanto dei Canonici della Cattedrale di Cremona.
Vale la pena spendere alcune parole su questo antico ed importante mosaico, dedicato al diacono Stefano e che vedeva anche la presenza del cosiddetto “Quadrato Magico”, un “palindromo crittografico”, in uso già nell’antichità, formato da cinque parole che compongono una frase che può essere letta in tutti i sensi (dall’alto in basso, da destra a sinistra e viceversa): “SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS” e sulla cui decifrazione restano ancora aperte numerose ipotesi, tra cui l’allusione, in modo misterioso a Cristo
E’ interessante segnalare che, come si legge nei resoconti della visita pastorale del vescovo Nicolò Sfondrati nel 1578, l’abside era l’unica zona pavimentata, mentre il resto della chiesa aveva il suolo in terra battuta.
Dunque una chiesa povera, ma con un prezioso pavimento musivo. Che però nel tempo non venne preservato in modo impeccabile, portandolo così ad essersi conservato solo in parte e spesso in modo incompleto.
Le pievi sul nostro territorio
Il toponimo Pieve Terzagni ci indica che la sua chiesa fu riferimento come plebana (plebs, da cui pieve), o chiesa battesimale, cioè dotata di fonte per impartire il battesimo; fu una dunque delle pieve volute dalla Magna Comitissa Matilde di Canossa, nell’XI secolo, insieme a diverse altre pievi del territorio, da Pieve San Giacomo, Pieve san Maurizio, Pieve Gurata, Pieve d’Olmi.
Sappiamo poi dal “Liber Sinodalium" del 1385 che alla chiesa di Plebs Litterarum Johannis, cioè Pieve Terzagni, faceva capo la chiesa di San Donnino di Caliano (l’originario borgo che poi prese il nome di Cicognolo). la “Pieve delle Lettere di Giovanni” è menzionata nel 1451 tra la terre, le ville e i luoghi “que nunc obediunt civitati Cremone”. Dunque il toponimo Terzagni deriverebbe proprio dalle “tre lettere di Giovanni”, nome che dal latino “Johannis” sarebbe scivolato nel volgare “Zuani” o “Zagni”, a cui si è aggiunto il prefisso ordinale latino “ter” che sta per “tre”.
Origini molto antiche dunque, pertanto non ci stupisce oggi raccontare di questo straordinario cimitero, delle antiche tombe ancora chiuse a proteggere le salme di uomini, donne e bambini che vennero inumati nell’ultimo atto di pietà e che fino ad oggi hanno potuto riposare in pace in quell’angolo di campagna così generoso di storia.
I restauri oggi
Oggi la chiesa è oggetto di una serie di interventi di conservazione del complesso parrocchiale, nato dalla volontà della Fondazione Arvedi Buschini di ricordare Marco Balzarini, giovane originario proprio di Pieve Terzagni e scomparso in seguito a un incidente sul lavoro nel 2019, a cui saranno intitolati lavori di restauro. Il progetto complessivo, redatto dall’arch. Sara Delledonne con l’ing. Fabio Corradi, seguito da don Gianluca Gaiardi, direttore dell’ufficio Beni Culturali della Diocesi di Cremona e dalla competente Soprintendenza con l’arch. Laura Balboni, prevede opere di conservazione per l’abside, la facciata della chiesa parrocchiale con il sagrato antistante, la torre campanaria e parte degli spazi della casa canonica, oltre alla demolizione del salone parrocchiale, posto sul lato sud della chiesa. La collaborazione tra Soprintendenza, Fondazione Arvedi, Curia e Direzione Lavori ha permesso l’esecuzione degli scavi e il rimodellamento della progettazione sulla base delle evidenze rinvenute.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti