Potere e corruzione di una rispettabile famiglia italiana. Lunghi applausi per "La Ferocia" che chiude la stagione di prosa del Ponchielli
Si chiude la Stagione di Prosa 24/25 del Teatro Ponchielli con La Ferocia, adattamento di Linda Dalisi dal romanzo di Nicola Lagioia vincitore del Premio Strega 2015. Con questo spettacolo la compagnia VicoQuartoMazzini conquista quattro Premi Ubu 2024, distinguendosi per l'originalità della sua messa in scena. È potente affresco di una società senza scrupoli questa storia di Vittorio Salvemini, immobiliarista pugliese coinvolto in attività illecite per la realizzazione di un villaggio turistico. Da una parte lo spettacolo indaga la brutalità nascosta dietro la facciata apparentemente ordinaria e rispettabile di una famiglia italiana; dall’altra riflette sulla vanità umana, mostrando come le ambizioni possano portare alla rovina personale e sociale. In particolare, la misteriosa morte di Clara, figlia di Vittorio, diventa emblematica delle conseguenze tragiche che possono derivare da una società corrotta. Più ci si addentra nella ricostruzione del suicidio della giovane donna, più si scoprono dettagli inquietanti sulla vita segreta di lei e dei suoi famigliari: un labirinto di segreti e di bugie, una rete di intrighi, una lista di turpitudini che mai distolgono l'attenzione dai personaggi e dalle loro emozioni. La Ferocia intreccia temi universali con una narrazione intimamente legata al contesto del Sud Italia. Tuttavia, pur partendo da una prospettiva locale, lo spettacolo riesce a parlare a un pubblico assai ampio, interrogandosi sul futuro di una società sempre più divisa tra sostenibilità ambientale e sviluppo economico.
La regia di Michele Altamura e Gabriele Paolocà (anche attori nei ruoli dei figli del patriarca Vittorio) mantiene la struttura non lineare del romanzo, il che è essenziale per preservarne la tensione narrativa. La scena di Daniele Spanò e il disegno luci di Giulia Pastore ricreano un ambiente domestico che è al contempo realistico e simbolico. Le musiche di Pino Basile punteggiano efficacemente tutti i momenti dello spettacolo. Leonardo Capuano, nei panni di Vittorio Salvemini, e Francesca Mazza, in quelli di sua moglie Annamaria, offrono una performance di grande intensità, dando vita a personaggi complessi e sfaccettati. Molto bravi anche gli altri interpreti: Enrico Casale, Gaetano Colella, Andrea Volpetti e Marco Morellini.
Pubblico folto e attento lungo le quasi due ore di spettacolo, convinti e meritati applausi alla fine.
Le foto sono di Francesco Capitani
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