San Donnino: festeggiato il 9 ottobre, è patrono di Cicognolo e di Fidenza. La storia del Santo taumaturgo decapitato sulla riva del torrente Stirone
Si celebra oggi, giovedì 9 ottobre, la festa di san Donnino Martire che, nel giro di poche decine di chilometri, unisce Cicognolo e Fidenza, unite dallo stesso patrono. Chissà se un giorno tra le due località, vista anche la relativa vicinanza, potranno nascere magari collaborazioni o scambi per una comune valorizzazione e promozione dei territori attorno al Grande fiume? Nel frattempo, in attesa che questo possa un giorno accadere, sia a Cicognolo che a Fidenza sono in programma numerosi eventi.
A Cicognolo, dopo la festa di domenica scorsa per l’ingresso dei nuovi parroci, il parroco moderatore don Giovanni Fiocchi e i parroci in solido don Alessandro Bertoni e don Pierluigi Capelli (con l’ex parroco don Antonio Mascaretti che, nominato vicario generale della Diocesi, continuerà comunque a risiedere in paese come collaboratore parrocchiale) ecco che entrano nel vivo gli appuntamenti per la Sagra di San Donnino organizzata dal Gruppo Biblioteca, dai volontari Auser, dal Centro anziani e dalla Parrocchia col patrocinio del Comune. Venerdì 10, alle 20.30, in oratorio si parlerà di “Sant’Uberto. L’altro patrono. Tra arte, storia e leggenda” con interventi di Simone Biazzi, Erminio Morenghi e Simone Parizzi. Sabato 11, alle 14.30, gara di pesca per bambini e ragazzi e, alle 16.30 sarà di scena l’animatrice e trucca bimbi Gloria. Alle 19.30, quindi, aperitivo in sagra con Galileo Band al Bar Dolce Vita con Cicofiesta e stand gastronomico Donini, esibizione degli Azoto Liquido e cena al Bar Sole e Luna.
Domenica 12 bancarelle, giostre (col ritorno dell’autopista Grisetti) e artisti in piazza. Nella sala polivalente mostre di quadri, hobbisti, rassegna fotografica dedicata agli 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, oggetti antichi, peso misterioso e stazione del trenino. Nella piazzetta di fronte al bar Sole e Luna, spettacolo dal vivo e Dj. Alle 16 esibizioni della banda Santa Cecilia e, alle 17, degli sbandieratori e figuranti del gruppo storico Il Torrione di Casalmaggiore. Ci saranno anche esposizioni di moto e mezzi d’epoca, giochi di ruolo e, alle 19.15, i fuochi d’artificio. In parrocchia, domenica 12, messa solenne alle 9.30 e, in oratorio, pesca di beneficenza e mercatino mentre lunedì 12, alle 18.30, spazio al “sagrino” con funzione particolarmente dedicata ai defunti. Da ricordare anche che l’occasione dell’ingresso dei nuovi parroci ha definitivamente sancito anche l’ingresso della Parrocchia di San Donnino martire nell’unità pastorale “Cafarnao” che, già formata dalle parrocchie di Binanuova, Ca’ de’ Stefani, Gabbioneta, Pescarolo, Pieve Terzagni e Vescovato, comprenderà ora anche Cappella de’ Picenardi.
A Fidenza, che venera San Donnino Martire (di cui si conservano le spoglie in cattedrale) come patrono sia della città che della diocesi (guidata, negli anni, anche dai vescovi cremonesi Paolo Rota e Maurizio Galli) prosegue invece la Gran Fiera di Borgo San Donnino con tante idee e opportunità fino al 12 ottobre. Il tema dell’edizione 2025, “L’Alfabeto del Gusto incontra Borgofood”, ha come protagonisti i prodotti DOP e IGP, esaltando le radici culturali e storiche della città e il legame profondo tra cibo, identità e tradizione nel cuore dell’Emilia. Quella di Borgofood è una festa unica, che ogni anno richiama oltre 200 mila visitatori, da vivere insieme tra sapori autentici, tradizioni e momenti indimenticabili, con tanto divertimento per tutti. Vero e proprio evento introduttivo del Festival è stato l'appuntamento con il Corteo Storico di San Donnino. La prima traccia storica del corteo delle Luminarie viene fatta risalire al lontano 1425. Seicento anni , ma forse qualche anno in più se prendiamo in considerazione gli statuti del 1391 nulla conoscendo dei precedenti. La festa è arricchita dalle consuete piazze del buon cibo: il Tendone di San Donnino in piazza Grandi, i Carnivori in piazza Verdi, Borgo Station in piazza Repubblica. Da non perdere lo Street Food in piazza Garibaldi, in via Cavour e sotto i portici di palazzo Porcellini, Borgoincanto nel Cortile del Municipio, e la via del Buon Vino in via Berenini.
Spazio anche al Borgofood dei giovani, con il Luna Park in via Emanuelli e Borgo Festival nel cortile di Palazzo Orsoline, ma anche dei giovanissimi, con la via dei Bimbi e il tendone di piazza Matteotti. Non mancano i concerti, l'appuntamento con l'irrinunciabile Jumbo Story e le animazioni musicali di Radio Vetrina e Radio Bruno. Infine gli ospiti di spicco di questa edizione: Davide Oldani, Peppone Calabrese e Antonio Santini. Antonio Santini è figlio d’arte, cresciuto tra i profumi e i sapori del ristorante di famiglia, molto legato alla terra, alla tradizione e alla acque del fiume Mincio. Cultore e padre indiscusso del servizio italiano, nonché esperto conoscitore delle materie prime che magistralmente usa nella sua cucina, ha ricevuto tre stelle Michelin con il suo ristorante Del Pescatore a Canneto sull’Oglio. E’ stato sul palco di piazza Garibaldi oggi, domenica scorsa per ripercorrere la vita, la storia e i piatti della famiglia Santini. Giuseppe Calabrese, noto al grande pubblico come Peppone è diventato ormai ospite fisso nelle case di tanti italiani che lo hanno accolto come uno di famiglia. La sua passione per la cucina lo ha portato nel 2017 a partecipare come invitato al programma culinario italiano per antonomasia “La prova le cuoco” , iniziando così la sua carriera televisiva. Fidenza lo ha accolto lunedì 6 ottobre al Ridotto del Teatro Magnani, per la presentazione del suo libro “L’Italia che ho visto: Luoghi, storie e ricette di un paese autentico”. Davide Oldani, il padre della "cucina pop", sarà in piazza Garibaldi sabato 11 ottobre alle 17,30. Raccogliendo l’eredità di maestri come Gualtiero Marchesi e Alain Ducasse ha fuso innovazione e tradizione in una filosofia culinaria che incorpora l’essenziale e l’accessibile in una ricerca sempre in divenire. Con il suo primo ristorante D’O ha ricevuto due stelle Michelin e una stella Verde Michelin nel 2020 per la sostenibilità.
Per quanto riguarda San Donnino, fu un martire cristiano vissuto nel III secolo d. C. Secondo la tradizione nacque a Roma da famiglia nobile e grazie alle sue doti pervenne ad una carica prestigiosa: primus cubicularium dell’imperatore Massimiano, ossia custode della corona imperiale, con il compito di porla sul capo del sovrano nelle circostanze più solenni. Era pure un funzionario importante della stessa camera imperiale: un incarico di fiducia che gli permetteva una particolare familiarità con l’imperatore e, forse, anche una certa influenza politica. Al seguito dell’imperatore, Donnino aveva combattuto in vari fronti dell’Europa contro i barbari che premevano alle porte del vastissimo impero romano. Probabilmente, proprio nel corso delle sue campagne militari, Donnino entrò in contatto con alcuni cristiani, che cercò di proteggere dall’odio dell’imperatore, mantenendo il segreto sul loro credo religioso per poi convertirsi egli stesso al cristianesimo. La tradizione narra che Donnino apparteneva ai ranghi della Legione Tebea o Tebana, comandata da San Maurizio, che venne fatta sterminare dall’imperatore Massimiano per aver rifiutato di offrire sacrifici agli dei. Proprio a causa della conversione di Donnino al cristianesimo, Massimiano lo destituì da ogni carica e Donnino tentò la fuga verso Roma. Ma raggiunto dalle truppe dell’imperatore presso il vicus Fidentia, sulle rive del torrente Stirone, venne decapitato.
Pare che il taglio della testa avvenne il 9 ottobre del 293 d. C., sulla riva sinistra del torrente Stirone, presso un ponte romano. Quando il corpo di Donnino venne abbandonato ormai privo di vita, accadde un miracolo. Improvvisamente il corpo, con la propria testa in mano, si alzò e camminò attraversando il corso d’acqua. Una volta giunto sull’altra riva si sarebbe coricato e, lasciato il corpo, l’anima sarebbe salita al cielo condotta dagli Angeli. La sua tomba venne ritrovata forse da Carlo Magno dopo una serie di coincidenze ed eventi inspiegabili che avrebbero confermato la santità delle reliquie. Il luogo divenne ben presto sacro e fu visitato da molti pellegrini giunti da tutta Italia. Questo indusse la comunità a costruire un santuario.
Oggi il corpo riposa in un’urna di vetro e argento posta sotto l’altare della cripta del Duomo – a lui dedicato – la parte più antica della Chiesa, probabilmente parte del primo santuario. Venerato fino agli inizi del secolo XIX come taumaturgo della Lombardia e Toscana, a San Donnino si riconosce l’importante prerogativa di guarire dai morso degli animali rabbiosi e velenosi. Un ruolo che è confermato anche dalla scienza medica del tempo antico che apertamente confessa che quanti venivano morsi ai suoi tempi dai cani rabbiosi poco si curavano dei medici, che neppure consultavano, ed accorrevano invece alla chiesa del Santo ove ricevevano la benedizione dei sacerdoti e partivano poi in gran numero risanati.
Sui bassorilievi della facciata della Cattedrale di Fidenza viene riportata la storia del Martire Donnino. Nella stessa cattedrale si conserva un dipinto che raffigura San Francesco d’Assisi che riceve le stimmate del cremonese Andrea Mainardi detto il Chiaveghino, l’organo liturgico recentemente restaurato dalla ditta Giani Casa d’Organi di Corte dè Frati, la cappella della Ferrata costruita nel 1513 dal cremonese Bernardo Boccoli e, in particolare, merita attenzione la cappella del Santissimo Sacramento. La volta di questa cappella è ornata di affreschi di un certo interesse, opera del fidentino Bernardo Lucchi che li eseguì nel 1657. Nelle vele di volta sono raffigurati quattro Profeti, recanti cartigli con frasi bibliche ispirate all’Eucaristia. Nei costoloni, in medaglione, le quattro virtù cardinali, rappresentate da figure femminili. La pala d’altare è opera di Francesco Lucchi (fidentino che fu allievo del pittore cremonese Giovambattista Trotti detto il Malosso) e rappresenta “L’Ultima Cena”, un grande olio su tela. La rappresentazione è fatta secondo lo schema classico: su sfondo architettonico, si staglia la figura di Gesù, la mano sinistra appoggiata sul tavolo, il volto radioso inclinato verso Pietro e alcuni Apostoli. L’Apostolo Giovanni posa il capo sul petto del Maestro, mentre a destra un altro gruppo di apostoli ammira e discute l’avvenimento. Al di qua del tavolo, come estraniato, Giuda, con la mano sinistra che stringe la borsa. Sulla parete laterale di sinistra, di Andrea Mainardi detto il Chiaveghino, “La presentazione di Gesù” (datata e firmata dall’Autore: Andreas Mainardus cognomento Chiaveghinus cremonensis faciebat 1600). E’ chiara la presenza della scuola cremonese del tempo, con particolare riferimento alla bottega del Campi. Avvolta in ampi abiti policromi, la Vergine presenta il Bambino Gesù al Tempio, consegnandolo nelle braccia del vecchio Simeone. Vari personaggi riempiono la tela, terminante in una buona architettura di fondo. Interessante il bambino che, seduto per terra, solleva il velo che copre una cesta dalla quale si affacciano due tortore.
Eremita del Po
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