3 giugno 2021

Scomparso Angelo Maria Ardovino, il soprintendente archeologico che non voleva l'autosilo a più piani di Piazza Marconi

É scomparso ieri mattina per una grave malattia, Angelo Maria Ardovino, che ha retto la Soprintendenza Archeologica della Lombardia dal giugno 1990 al gennaio 2005, in anni cruciali per l’intensificarsi dei grossi lavori pubblici e la moltiplicazione, di conseguenza, degli interventi di tutela. Durante il suo mandato ha impartito una linea culturale che ha permesso di conseguire risultati importanti sul piano della tutela e della valorizzazione. Ha avviato i processi che hanno portato all'iscrizione nella Lista del Patrimonio Unesco di beni quali, ad esempio, i giacimenti fossiliferi del Monte San Giorgio; ha promosso lo scavo, il restauro e la valorizzazione di siti come l’anfiteatro di Milano, il teatro e l'anfiteatro di Cividate Camuno (BS), il santuario di Minerva a Breno (BS), favorendo la creazione di altrettanti parchi aperti al pubblico. Durante la sua reggenza furono inaugurati anche il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina di Vigevano (PV) e il Museo Archeologico nazionale di Mantova. Per fornire aggiornamenti sull’operato della Soprintendenza ha voluto e promosso una serie di mostre tematiche allestite presso la sede di Santa Maria della Vittoria. Ha mostrato particolare sensibilità alle problematiche di restauro archeologico, in primis quelle legate al trattamento dei legni imbibiti, tramite la costituzione del Centro di Trattamento del Legno Bagnato che ancora oggi costituisce un punto di riferimento per tutta l'Italia settentrionale.

Nel 2003 Ardovino è stato protagonista di un duro braccio di ferro con il sindaco di Cremona Paolo Bodini in merito alla realizzazione dell’autosilo in piazza Marconi, che il soprintendente avrebbe voluto limitare ad un solo piano interrato, sigillando tutto quanto era stato trovato durante gli scavi eseguiti. Una soluzione, aveva fatto notare il Sindaco, che avrebbe garantito la realizzazione di un parcheggio a rotazione di soli duecento posti circa, che non avrebbe permesso di realizzare posti auto per i residenti e che avrebbe obbligato a mantenere il parcheggio anche in superficie, impedendo così la riqualificazione della piazza che invece necessitava di essere meglio valorizzata. Della vicenda era stato interessato anche il ministro Giuliano Urbani


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