13 settembre 2025

Vent'anni fa se ne andava la cremonese Fiorella Ghilardotti, unica donna alla guida di Regione Lombardia

Se ne andava vent'anni fa la cremonese Fiorella Ghilardotti, nata a Castelverde il 25 giugno 1946, l'unica donna alla guida della Regione Lombardia fin dalla sua istituzione (1970). Per dieci anni fu al Parlamento Europeo prima con il Pds poi con il Pd.

Dopo aver frequentato ragioneria, trovò lavoro come impiegata all'Ocrim. Poi, pur rimanendo legata a Cremona (il fratello Gianfranco è stato a lungo preside del liceo Scientifico Aselli), si era trasferita a Milano per laurearsi in Economia e Commercio alla Cattolica, facendo la come baby sitter per pagarsi gli studi. Per anni ha svolto la professione di insegnante prima di impegnarsi a fondo nella Cisl diventando segretaria confederale della Cisl a Milano. Nel 1990 venne eletta consigliere regionale come indipendente con il Partito Comunista Italiano e poco dopo aderì al Partito Democratico della Sinistra. Dal 12 dicembre 1992 al 3 giugno 1994 fu presidente della Lombardia, che attraversava in quel momento un delicato periodo politico nell'ambito dell'inchiesta di Tangentopoli, guidando un esecutivo di minoranza di sinistra con l'appoggio esterno di socialisti, democristiani e radicali. La sua esperienza governativa si chiuse a causa della nascita del movimento di Forza Italia, a cui aderirono due assessori della sua giunta e che sconfisse pesantemente le forze progressiste nei risultati locali delle elezioni politiche del 1994. Nel giugno del 1994 venne eletta parlamentare europea per il PDS, incarico che confermò anche nel 1999 con i DS. Nel 2004, al termine della sua seconda esperienza a Strasburgo, entrò nel comitato regionale dei Democratici di Sinistra: in seguito le fu chiesto di candidarsi a sindaco di Cremona, ma rifiutò l'offerta. È morta il 13 settembre 2005 all'età di 59 anni per un tumore al fegato. 

Così Raimonda Lobina la ricorda nell'enciclopediadelledonne.it: "La sua prematura dipartita ha lasciato un grande vuoto e attoniti colleghi e amici; molte sono le testimonianze che mettono in luce le rare preziose doti umane e intellettuali di Fiorella. Ne emerge il profilo di una donna tenace, pragmatica, colta, che ha saputo sintetizzare elaborazione teorica e sperimentazione in campo sindacale, politico e sociale, ma anche in quello familiare e del volontariato. Fiorella probabilmente ha mutuato queste sue peculiarità dall’educazione ricevuta, in famiglia e in parrocchia, realtà entrambe radicate in un tessuto geografico e sociale molto antico e con forti valori e tradizioni. Fiorella è stata sempre una persona coerente, che ha speso tutta la sua vita nel tener fede a queste idee, con un forte legame con la sua terra e nello stesso tempo con uno slancio verso l’Europea e il mondo. Quando giovanissima si alzava all’alba per andare a volantinare davanti alle fabbriche, il padre le diceva: «Putela, che cosa vai a fare con la nebbia, il freddo…», forse sapendo che proprio l’esempio dei genitori e l’educazione impartitale l’avevano formata a non temere le fatiche del lavoro. Anche il fratello Gianfranco ne ricorda la tenacia: Fiorella non mollava mai, era determinata e avrebbe potuto spostare anche le montagne".

Una presenza politica notevole "non disgiunta dalla società: uno dei suoi ultimi progetti è stato il Progetto Rom, un doposcuola per 25 bambini rom ricco di svaghi e di scambi, per educare alla legalità e alla convivenza, realizzato dalla Casa della Carità di don Colmegna".

Quando se ne andò Fiorella Gliradotti, così Luciano Pizzetti all'epoca segretario regionale del Pd, la ricordò alla Festa dell'Unità: Oggi siamo qui a ricordare Fiorella, che fino a pochi giorni fa era qui alla Festa, con tante belle parole perché Fiorella era una bella persona -ha detto il dirigente diessino che volle Fiorella in segreteria regionale- Non c’è retorica. Questa è la fotografia della realtà. Fiorella aveva un carattere aperto, diaponbile e si spendeva sempre per gli altri. Era una combattente tenace e serena in politica ed era convinta di potere avere ragione sulla malattia anche nei momenti di massimo scoramento.”

 


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