C’è del buono nelle terre cremonesi. Come valore di scambio c’è il tema etico del “nostro petrolio” da far valere; le tematiche relative alla terra, all’acqua, all’aria e al cibo
Il 10 aprile 2020 ci lasciava Massimo Terzi. Aveva 80 anni. E da qualche giorno era ricoverato all'ospedale di Cremona. Anche lui è stato una vittima del Covid. L'architetto Terzi era un grande cremonese, sicuramente uno dei protagonisti della cultura urbanistica della città e della provincia con una valenza che andava ben al di là del nostro territorio. Con lui, quando ci incrociavamo tra via Beltrami e piazza Marconi, era sempre interessante ragionare del futuro della nostra Cremona: dai colloqui uscivano idee, delusioni, speranze. Terzi ha scritto nel 2014 per il Vascello di Antonio Leoni (giornalista di razza che ci ha lasciato 5 anni fa) una straordinaria riflessione sul significato del "cantone padano", cioè di un'alleanza tra Cremona-Mantova e Lodi e su quello che unisce questi territori. Poichè si parla di accorpamenti, accentramenti, spostamenti di sedi, perfino di braccio di ferro tra realtà simili per accaparrarsi questo o quello, l'articolo di Massimo Terzi sembra quanto mai attuale. (m.s.)
Io non rappresento niente e nessuno, sono solo veramente allarmato dalle condizioni di ulteriore declino che imporrebbe un accorpamento a noi non favorevole. Sull’argomento c’è troppo silenzio rispetto alle scadenze. Occorre un ampio lavoro di divulgazione, stimolo, protesta con proposte alternative. Siamo i soliti addormentati. Avanti di questo passo ci rimarrà veramente ben poco ed aumenterà la nostra marginalità... Se non erro abbiamo perso Aler, Soprintendenza, Asl, Camera Commercio,V.V.F.F., sede Regione,…. se a Cremona viene meno il terziario pubblico che cosa ci rimane?
Se il referendum non fosse già stato caricato, purtroppo, da troppi significati di segno diverso, sarei dell’avviso che prima del referendum sarebbe necessario essere informati su quale destino avrà la nostra provincia !
Non so se potrai condividere le mie conclusioni. Tieni presente che aspiro ad una green economy o comunque ad un settore agro – industriale completamente diverso da quello attuale. Massimo Terzi
Sono sempre stato convinto che la pianificazione e la programmazione di “vasta area”, o su grande scala territoriale, dovranno diventare sempre più la dimensione necessaria per il futuro operare, compreso quello di livello comunale, sempre meno autonomo e, nei fatti, sempre più condizionato dalle dinamiche territoriali.
Cremona cerca da tempo di ritrovare una centralità che sta perdendo ed ha la necessità assoluta di riaffermare un suo ruolo. Per cui bisogna dare forza alle idee per reagire e cambiare le cose, invertendo la tendenza a risolvere solo i problemi contingenti e considerare, invece, anche la prospettiva lunga con maggiore lungimiranza.
Prima di prevedere degli accorpamenti, si dovrebbero ipotizzare la possibilità di assetti ottimali e verificare l’esigenza di una prioritaria ed irrinunciabile definizione del ruolo che può assumere il nostro territorio nel sistema regionale lombardo-emiliano ed una sua collocazione nel quadro territoriale complessivo della grande viabilità, delle reti di trasporto e delle comunicazioni.
Non si può, oggi, continuare a ragionare di diversa configurazione dei confini facendo affidamento solo su convenienze, pesi insediativi e numeri senza tenere in considerazione la possibilità di assetti più avanzati e considerazioni particolari per le aree marginali.
Non possiamo certamente ignorare che siamo, collocati in una posizione baricentrica e lontana/vicina a tutto, né i margini dell’area metropolitana, che nella logica “Milanocentrica”, interpreta la tendenza mondiale alla concentrazione nelle grandi città. creando fenomeni di congestione e di inabitabilità sempre maggiori (che vengono fatti pagare alla periferia con le diseconomie ed i difetti delle loro contraddizioni).
Soprattutto il Governo e la Regione non devono assolutamente ignorare che la fascia meridionale, (la nostra), appartiene alla Lombardia “marginale”, nella quale problemi di accessibilità ,di esiguità dei pesi insediativi e di carenza di stimoli alla trasformazione, si sono in varia misura combinati per dar luogo a situazioni di stagnazione ,sia pure in presenza di livelli di reddito e di condizioni di vita soddisfacenti.
Lo squilibrio e la debolezza del nostro sistema produttivo dimostrano che nel difficile passaggio dall’economia agricola a quella industrializzata, si sono evidenziati i limiti alle capacità del territorio ad offrire posti di lavoro sufficienti ,alternativi a quelli che venivano a mancare in agricoltura, per cui l’andamento dell’area meridionale della Lombardia è stato sempre quello della ricerca di un assetto di equilibrio ad una quota di abitanti sempre più bassa, decrescendo demograficamente, anche nei periodi favorevoli economicamente, proporzionalmente al minor assorbimento di mano d’opera organizzata.
Il settore produttivo ha risentito della mancanza di elementi trainanti perché lo sviluppo diventasse autogenerante invece di dipendere dall’esterno. Essendo stato sacrificato il settore agricolo ad una cultura industriale e non avendo particolari” chance” sul piano dell’occupazione da spendere,Cremona, non avendo mai goduto di particolari privilegi nel passato, sta ora affrontando l’esito degli accorpamenti apparentemente da posizioni di debolezza .
Il suo ruolo in Lombardia esce sempre indebolito dagli annunci di scissione e dagli accoppiamenti che vengono preannunciati e prospettati. Tant’è che alla nostra richiesta del “….vengo anch’io” la risposta sembra essere sempre negativa.
Se dovessimo ricercare solo le nostre convenienze ci converrebbe un accorpamento con Brescia.
Invece, secondo me, l’orientamento attuale che si sta delineando con l ’unione tra Mantova e Cremona,innanzitutto ci renderebbe subordinati ai mantovani e, poi, aumenterebbe la congenita debolezza contrattuale di questi territori posti troppo alla”periferia dell’impero”, già oggi marginali rispetto agli interessi regionali, con flussi centrifughi ed anomali che verrebbero a crearsi verso il Veneto ( a cui Mantova è solidamente e storicamente agganciata ) allontanandosi maggiormente dal capoluogo regionale senza avere l’energia ed i mezzi per reagire..
L’alternativa a tre, Lodi – Cremona—Mantova, mi sembra più congeniale alle preesistenze, raggiungendo un considerevole peso insediativo e, aggregando una catena di centri che hanno continuato a svolgere la funzione di servizio alla provincia agricola, potrebbe consolidare strutturalmente un interessante ruolo distrettuale dedicato a tutta la filiera agricola.
Questa costituirebbe un preciso limite alla avanzata e diffusa delle aree metropolitane, potrebbe presidiare ed affiancare un ruolo di valorizzazione unitaria della riva sinistra del Po (a cui potrebbe far seguito un ipotesi simile per la parte emiliana ), essere gestita unitariamente con ritmi più simili all’avvicendarsi dei cicli stagionali, mitigare e compensare la grande produzione di CO2 delle aree settentrionali, e confermare una sorta di ampia zona filtro, come se fosse un “:Rubicone agricolo” tra le aree industrializzate ed il centro Italia.
Il “cantone padano,” così realizzato ed omogeneamente gestito, usufruendo intelligentemente delle recenti disposizioni emanate dalla L. R. Lombarda n°31 /2014, sul consumo di suolo, potrebbe consolidarsi su basi veramente nuove e sottolineare l’unicità di un ruolo, oltre che storico, paesaggistico ed ambientale pressoché omogeneo e costituire un esperimento moderno ed avanzato, non solo nazionale ,ma addirittura europeo.
La sostanza reale che si auspica e che si sollecita è l’inversione di tendenza con una nuova valorizzazione delle aree rurali senza lasciarle diventare delle steppe monoculturali cerealicole.
Come valore di scambio c’è il tema etico del “nostro petrolio” da far valere; le tematiche relative alla terra, all’acqua, all’aria ed al cibo; risorse che diventeranno sempre più rare, timidamente accennate dall’Expo e declinabili da questo territorio fino ad estreme conseguenze.
Questo significa portare nelle nostre aree condizioni economiche, possibilità, redditi e continuità di lavoro, servizi civili, vitalità socio-culturale con pari opportunità rispetto a quelle che offrono le aree settentrionali metropolitane.
La questione dell’agricoltura e le sue difficoltà legate alla finanza ed al credito sono anche una questione strutturale di qualità, di organizzazione dei processi di commercializzazione, di ricerca applicata, di impegno nei confronti di quel complesso di tecnologie che completano il ciclo agricolo e che devono diventare una vera e propria capacità d’intervento, a livello genetico nei confronti degli allevamenti, come risultato della ricerca applicata che poi via, via deve estendersi attraverso un processo di individuazione delle condizioni ottimali delle colture agricole (con un uso più responsabile dell’impiego chimico ), a un forte sviluppo delle tecnologie di trasformazione, conservazione e trasporto…ecc, ecc,……..
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commenti
Ada Ferrari
19 maggio 2022 09:00
Una preziosa riflessione , articolata piattaforma su cui ragionare intorno alla Questione Meridionale esistente anche a nord del Po
Giuseppina Fieschi
19 maggio 2022 11:57
Ciao Massimo ovunque sei. Ti ricordiamo e ti ritroviamo in questo commento che Mario Silla ci ripropone. Ci manchi ma siamo sicuri di saperti con la Ross. Pinu e G. Paolo Scaratti
Giorgio
19 maggio 2022 14:48
Ho vissuto con Massimo, io ultimo degli osservatori, la stagione del progetto del Parco dei Monasteri. Una cara persona, un bel ricordo di lui.
michele de crecchio
20 maggio 2022 22:42
Rispetto alla situazione di obiettiva e progressiva decadenza della nostra purtroppo, negli ultimi lustri, tanto mal gestita città, decadenza che Massimo Terzi già lucidamente sintetizzava nel suo pur datato intervento, ora riproposto da "Cremonasera", le cose sono destinate ad ulteriormente peggiorare. A seguito della recente riduzione del numero dei parlamentari, ritengo infatti molto probabile che la nostra città non abbia più rappresentanti a partire dalle prossime elezioni. Persino il nostro grande ospedale, di relativamente recente costruzione, per quanto l'ipotesi possa sembrare incredibile, pare sia destinato ad essere sostituito da una costruzione molto più modesta. "Mala tempora (soprattutto per Cremona) "currunt", sempre più dolorosamente.
Marco Pezzoni
21 maggio 2022 12:22
Un riformismo dolce ma tenace, quello di Massimo, un caro amico. Negli ultimi anni mi confessava spesso la sua delusione verso una politica cremonese senza visione. Non c'era astio ma esigenza che da qualche parte scattasse il riscatto per il nostro territorio...