Concentrarsi sugli altri, per evitare di fare i conti con sé stessi!
Forse l’ho già raccontata, ma la storia, realmente accaduta ad un sacerdote di mia conoscenza, è troppo gustosa: qualche tempo fa questo mio confratello - ottimo predicatore – venne invitato a presiedere la Messa e tenere l’omelia in una parrocchia composta in prevalenza da persone agiate. Il parroco, conoscendo certe sue posizioni radicali circa la povertà della Chiesa e dei cristiani, gli raccomandò di non essere troppo provocatorio per non irritare la suscettibilità degli uditori. Il sacerdote, invece, lasciandosi guidare dallo Spirito ma soprattutto dalla sua veemenza, picchiò duro, tanto che il prevosto cominciò a rabbuiarsi in viso e ad abbassare sempre di più la testa ogni volta che il celebrante tuonava contro le ricchezze, l’avidità, l’accumulo di beni a discapito dei poveri. Terminata la celebrazione, proprio nel momento in cui il parroco rimproverava il predicatore per la sua disobbedienza, entrò in sagrestia il parrocchiano più ricco e taccagno del paese. Al prete si gelò il sangue e pensò subito che quell’uomo, tanto ligio alle celebrazioni eucaristiche quanto avaro, fosse venuto a fare una sfuriata. Con grande sorpresa il ricco signore sfoderò un grande sorriso, alzo la mano indicando con fare sornione l’assemblea e rivolgendosi al predicatore straordinario esclamò serafico: “Bravo reverendo, bellissima predica, speriamo solamente che quelli là abbiano capito qualcosa”.
La storia è vera e mi piace raccontarla di tanto in tanto perché, pur strappando un sorriso, fa capire immediatamente quanto facile sia scaricare sugli altri le proprie colpe e i propri difetti. Purtroppo noi cristiani prendiamo troppo poco sul serio il Vangelo, ma soprattutto pensiamo che quanto dice Gesù valga sempre e solo per gli altri. Chissà quante volte, di fronte ad un invito di Cristo all’umiltà, al nascondimento, alla moderazione abbiamo pensato immediatamente a quella catechista sempre così invadente e desiderosa di mettersi in mostra oppure al sagrista che quasi pretende di prendere il posto del parroco o al barista che si crede padrone dell’oratorio o alla donna che ha in mano tutte le chiavi della parrocchia ed esige di gestirle lei. Gli inviti alla conversione sono sempre e solo diretti agli altri!
Il Vangelo di questa ultima domenica ordinaria prima del tempo sacro della Quaresima, è la continuazione di quel discorso sulla misericordia che Gesù stava facendo alle folle dopo essere sceso dal monte insieme ai suoi discepoli. Sette giorni fa abbiamo sentito l’inaudito invito ad amare i nemici, a fare del bene a quelli che ci odiano, a benedire coloro che ci maledico e a pregare per quanti ci trattano male; in questa festa, il Maestro di Nazareth, ci continua a spronare alla misericordia e in modo particolare a non giudicare gli altri e ad avere compassione e comprensione per le fragilità di chi ci sta accanto. Anzi ci chiede di fare verità in noi stessi riconoscendo che il male, prima di annidarsi nel cuore degli altri, e accucciato alla porta del nostro.
Giudicare il prossimo è, innegabilmente, il grande sport dell’uomo, ancora prima del calcio. È la via più semplice per evitare di fare i conti con la propria coscienza: solitamente si buttano sugli altri le proprie colpe e i propri difetti soprattutto se queste colpe e difetti sono delle ferite aperte e dolorose mai totalmente accettate! È un po’ la storia del capro espiatorio del popolo d’Israele: nel giorno dell’espiazione (kippur) il sommo sacerdote caricava tutti i peccati del popolo su un capro e poi lo mandava via nel deserto; come se il male potesse essere allontanato con un gesto, un rito e non invece con una profonda decisione del cuore! Così accade a noi anche oggi: purtroppo al posto del capro ci sono i fratelli, ma resta l’intenzione profonda: un grande rito di purificazione e di riappropriazione della stima di sé stessi perché giudicare e stigmatizzare il male degli altri, fa sentire migliori!
I social networks hanno solo reso manifesto quello che da sempre la folla ha fatto nel corso dei secoli: ricercare, giudicare e condannare il mostro! La caccia delle streghe, tanto praticata, non solo in ambito cattolico, ma anche protestante (ricordate Salem negli Stati Uniti?) impallidisce di fronte al fenomeno attuale e diffusissimo dei “leoni da tastiera”, sempre pronti ad enfatizzare gaffe, errori o i fallimenti degli altri con una aggressività e una volgarità inauditi! Ci si concentra sugli altri per evitare di fare i conti con sé stessi!
Ecco allora l’invito di Gesù: “Fate agli altri quello che volete che gli altri facciano a voi!” E che cosa cerchiamo per noi stessi: comprensione quando sbagliamo, consiglio quando siamo nell’oscurità e non sappiamo che pesci pigliare, compassione quando i fallimenti ci abbattano, pazienza quando la testardaggine e l’orgoglio ci immobilizzano, tenerezza quando gli eventi infausti continuano a perseguitarci, incoraggiamento quando ci sentiamo stanchi e senza fiato.
Un’accurata radiografica del nostro cuore che ci aiuta a capire che siamo tutti sulla stessa barca e stiamo tutti combattendo la buona battaglia contro il male che bussa al nostro cuore credo che sia il primo passo da compiere. Così non ci sentiremo migliori solo perché avremo dato del pazzo sanguinario a Putin e alla sua cricca di accoliti idioti!
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