Mario Vitale, amava la musica e attraverso di essa cercava la bellezza che conferisce senso all’esistenza
Ho aspettato qualche giorno prima di scrivere del maestro Mario Vitale. Ho voluto raccogliere ricordi e idee per non scadere nella retorica o nel puro sentimentalismo. L’ho conosciuto a Paderno Ponchielli dove fui arciprete dal 2014 al 2021: è stata la mia prima esperienza da parroco e ci misi tutto l’entusiasmo tipico dei neofiti. Tra le diverse attività proposi anche concerti, rassegne organistiche e soprattutto i “Mercoledì della Canonica” spettacoli di musica e parole su di temi di cultura non solo religiosa tenuti nel suggestivo giardino della casa arcipretale. Il maestro Vitale si è sempre speso in prima linea per organizzare al meglio questi appuntamenti molto apprezzati dal pubblico padernese e non solo.
Grazie alle sue innumerevoli conoscenze e al suo prestigio, Mario è riuscito a portare in paese degli artisti davvero talentuosi che hanno condiviso grandi emozioni. In questi frangenti ho potuto conoscere più da vicino Vitale e apprezzare il suo amore per la musica e la cultura in generale, il suo entusiasmo, la sua ricca umanità e la sua profonda umiltà.
Amava la musica e attraverso di essa cercava la bellezza che, in fondo, è cioè che nutre il cuore di ciascuno e conferisce senso all’esistenza. E la bellezza è il riflesso del volto di Dio: con lui non ho mai parlato di Gesù ma sapevo che era un uomo che cercava, che si faceva delle domande; soprattutto mi colpiva il suo profondo rispetto per la fede e per il patrimonio culturale cristiano. Era un uomo tollerante, aperto, curioso, accogliente! A volte mi mandava dei messaggi nei quali si complimentava per qualche mio articolo sul bollettino parrocchiale: lo leggeva con interesse e questo mi riempiva di orgoglio!
Nonostante avesse raggiunto un’età invidiabile possedeva l’entusiasmo del bambino: ricordo l’impegno che mise nell’organizzare il bellissimo concerto nel Giorno della Memoria promosso insieme al Gruppo Culturale presieduto dall’infaticabile e precisa Cristina Torresani. L’entusiasmo di solito scema con il passare degli anni e sopraggiunge il disincanto, il distacco a volte, purtroppo, il cinismo: per lui non è mai stato così. Era consapevole che la cultura era una straordinaria via per umanizzare, per rendere il cuore dell’uomo più gentile e compassionale, per aprire allo stupore del mondo e un cuore stupito è un cuore grato, rispettoso, fecondo, comprensivo.
Mario era ricco di umanità, di una empatia straordinaria, di una capacità di ascolto rara: squisitissimo nei gesti e nelle parole incarnava la tipica innata nobiltà delle persone Sud. Era bello parlare con lui, confrontarsi, progettare nuovi eventi, offrire alla gente momenti di ricarica umana e spirituale attraverso il linguaggio universale della musica.
Pur essendo un grande nel panorama musicale cremonese Mario è sempre stata una persona umile, virtù rara tra gli artisti. Ha scoperto e incoraggiato tanti talenti e come i grandi maestri, che non devono dimostrare nulla a nessuno, ha lasciato il passo ai suoi allievi perché anch’essi potessero diventare grandi.
Ha lavorato fino a pochi anni fa e poi si è goduto la sua bella casa di Paderno, ricca di fiori e di libri, ma soprattutto della presenza amorevole e discreta della sua bella e simpatica moglie, della figlia Dafne, dei suoi affezionati nipoti.
Oserei dire che Mario era cristiano nell’animo. Forse non lo sapeva ma possedeva tante virtù evangeliche: cosa rara al giorno d’oggi!
Grazie Mario, maestro e gentiluomo.
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