Cottarelli e l'etichetta politica. Azzoppato un fuoriclasse?
Il fuoriclasse è sceso in campo ed è un po’ meno fuoriclasse. Carlo Cottarelli si è accasato nella lista del Pd-Più Europa e ha smesso di essere superpartes. Ora porta un’etichetta politica.
L’assenza di un imprimatur e la sua indiscussa e riconosciuta capacità professionale avevano contribuito a collocarlo nel Gotha degli esperti-opinionisti di grido e a classificarlo tra i cremonesi più illustri e stimati di oggi.
La decisione di candidarsi alle prossime elezioni del 25 settembre nella coalizione Pd-Più Europa cambia le carte in tavola e il peso delle sue esternazioni.
Schierato con uno dei contendenti della corsa al seggio, l’economista non potrà continuare ad essere considerato neutrale. Ha perso la verginità, valore aggiunto di quei tecnici liberi da cambiali da pagare alla politica.
La scelta presenterà i primi conti nelle prossime settimane e il saldo nei mesi post elezioni.
Per Cottarelli non abbonderanno né canti di lode, né di ringraziamento. I distinguo sulle sue dichiarazioni diventeranno più frequenti. Il suo curriculum professionale e la storia personale verranno scansionati e analizzati.
I mass media saranno meno generosi con lui. Ritratti encomiastici e slurpate a quattro stelle si ridurranno. Alcune testate amiche continueranno a tessergli elogi e a portarlo in processione, ma la musica non sarà la stessa di ieri.
I più intransigenti non gli perdoneranno nulla. Cavilleranno su dettagli marginali. Poco accondiscendenti e tolleranti, gli conteranno i peli delle parti più intime, di una in particolare.
Il suo pensionamento a 59 anni, dopo 25 di lavoro al Fondo monetario internazionale (Fmi), è già nella hit degli argomenti per rosolarlo a puntino. Tecnicamente non è un baby pensionato e gridare allo scandalo è eccessivo, ma in guerra non si va molto per il sottile.
I più ideologici gli ricorderanno che il Fondo monetario internazionale ha svolto un ruolo da protagonista nella crisi economica della Grecia nel 2010. Gli rammenteranno che nell’occasione il Fmi ha dato vita alla troika, ente di controllo costituito dallo stesso Fmi, Bce ed Ue. Troika accusata di intrusione nella sovranità del dissestato stato greco.
Contestato da premi Nobel, intellettuali e no global, il Fondo monetario internazionale viene spesso incluso tra gli strumenti operativi del potere economico mondiale. Una spectre, meglio un deep state con licenza di fare i cazzi propri e di imporli agli altri.
Cottarelli è stato un dipendente del Fmi. Non può essere accusato di scelte prese al vertice, ma questo non basterà per affrancarlo dalla macchia di avere sudato e di essere stato pagato molto bene da chi decide le sorti del mondo in funzione degli interessi di pochi.
Il fuoriclasse, ora zoppo, ha bazzicato le stanze del potere, ma senza incidere molto. Gli è sempre mancata la tessera del puzzle che incorona i top play.
Se per un pelo Martin perse la cappa, Cottarelli l’ha lasciata per qualcosa di più indefinito. Questione di karma.
La fotografia del 2018 che lo ritrae con zainetto e trolley mentre si avvia verso il Quirinale, chiamato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella per formare un nuovo governo, è l’immagine che meglio di tre cartelle dattiloscritte lo descrive e lo identifica.
Un uomo solo sulla strada con le proprie cose alla ricerca di una meta. Un’immagine romantica. Malinconica. Ma in politica, e non solo oggi, di romantico c’è poco o nulla. E la malinconia non è contemplata. E infatti il Governo Cottarelli non è sbocciato.
Con l’annuncio della adesione alla lista Più Europa-Pd, il mancato capo del Governo ha trovato la sistemazione che cercava. Non più on the road, ma stanziale in Più Europa-Pd.
Parlerà ancora da esperto di economia, ma i suoi discorsi avranno un’etichetta.
Suggerirà ancora soluzioni intelligenti, ma saranno di un esponente politico.
Manterrà ancora l’autorevolezza acquisita, ma più opaca.
Sarà ancora Carlo Cottarelli, esperto di prima grandezza, ma di centrosinistra.
Rimarrà ancora tra i Pitagora che la sanno lunga, ma claudicante.
Il neo acquisto di Più Europa e Pd ha ringalluzzito Enrico Letta, leader piddino, reduce da una micidiale presa per il culo da parte di Carlo Calenda, l’astro romano di Azione.
Dopo avergli fatto vedere l’America con relativa promessa di condividere i fasti del nuovo mondo, il Churchill dei Parioli l’ha abbandonato per mettersi con Matteo Renzi, il migliore giocatore di poker della politica italiana.
Per Letta un pacco storico. Un bidone colossale tra il mito La stangata con Paul Newman e Robert Redford e l’impareggiabile È colpa di Alfredo di Vasco Rossi. «Mi ero già montato la testa ... Avevo fatto tutti i miei progetti». Ma poi «L'ho vista uscire, mano nella mano, con quell'africano che non parla neanche bene l'italiano». Renzi invece l’italiano lo parla benissimo.
Ma Letta e il Pd non dovrebbero gioire più di tanto. Se si vuole essere onesti e raccontarla tutta, l’enfasi e la standing ovation per la discesa in campo di Cottarelli e l’annuncio che sarà capolista in mezza Italia, non è un segnale positivo per il Pd e la politica in generale.
Al contrario, è la prova incontestabile che entrambi sono messi male. Malissimo.
Con Cottarelli superstar hanno abdicato al proprio ruolo per cederlo ai tecnici.
Un tempo il Pci, antenato del Pd, spediva a Roma a legiferare i compagni che formava nelle sezioni di partito e i più bravi alla scuola delle Frattocchie. Nel contempo sfruttava, absit iniuria verbis, i tecnici per raggiungere i propri obiettivi politici.
Oggi succede l’inverso. I compagni fanno campagna elettorale per mandare a Roma un tecnico che ha lavorato al Fmi, organismo teoricamente al di sopra delle parti. Nei fatti, braccio operativo dell’economia. Cornuti e mazziati. Un tempo Ora e sempre resistenza. Adesso Ora e sempre economia. E politica in cantina. E l’eredità di sinistra dissipata. Viva Cottarelli. E il centrodestra ringrazia.
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commenti
Roberto Regonelli
16 agosto 2022 14:06
Scelta infelice dal mio punto di vista, per il compaesano Cottarelli.
Si è messo con chi "nulla deve cambiare"!
Ho appreso la notizia della sua presa di posizione, con chi stare e mi ha deluso.
Chissà, desidera un po' di visibilità, ma, vedremo cosa combinerà, se combinerà!
Lauretta
20 agosto 2022 09:42
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Lauri
20 agosto 2022 09:41
Siiiiiii,e mi dispiace moltissimo,il centro sinistra gioca la carta Cottarelli,ma nn ha il carisma di Draghi