2 settembre 2023

Il "Cabinet Noir" di Mitterand: 30 anni fa un altro affare di spie e di archivi

Occuparsi di archivi significa di fatto occuparsi di informazioni, storiche o contemporanee che siano. Raccogliere, catalogare, inventariare e fascicolare pratiche contenenti informazione: questa  più o meno è la funzione essenziale dell’archivio. E anche oggi che siamo ormai definitivamente entrati nell’era digitale, le cose non sono cambiate: non è un caso che il sottoscritto oltre che responsabile degli archivi sia anche responsabile della conservazione digitale dell’Ente per cui lavora: il digitale è la naturale continuazione della carta e non la sua negazione.

Anzi, oggi la raccolta di informazioni è spaventosamente aumentata così come lo sono gli archivi che le contengono, anche se occupano molto meno spazio perché sono digitali. Accedere alle informazioni di qualcuno oggi significa semplicemente poter accedere alle sue e-mails, alle App del suo cellullare e così via…tutto molto più semplice di un tempo, con un solo ostacolo: la quantità di informazioni oggi è talmente abnorme da renderne difficile la raccolta, l’analisi e la successiva selezione e archiviazione. Un tempo invece le informazioni era molte meno, ma molto più difficili da raccogliere: di fatto, fino all’avvento del telefono, le lettere erano l’unico mezzo di comunicazione a distanza, e in moltissimi regimi venivano intercettate aperte lette e poi richiuse. E questo è accaduto fino a pochissimi anni fa.

Esattamente 30 anni fa, nel 1993, il settimanale satirico Le Canard Enchainé accusava l’Eliseo di spiare i cittadini francesi: secondo il giornale Francois Mitterrand aveva ricostruito un Cabinet Noir dentro il Palazzo Presidenziale allo scopo di intercettare corrispondenza privata e telefonate dei cittadini francesi illustri del mondo della politica, dello spettacolo e della finanza, tra cui la bellissima Carole Bouquet. Per il monarca socialista della Quinta Repubblica fu un colpo durissimo, immortalato da una intervista televisiva in cui perse la sua proverbiale impassibilità interrompendo stizzito il giornalista e cacciandolo dal suo studio proprio in seguito alle domande sul Cabinet Noir, dopo aver peraltro negato abbastanza spudoratamente che all’Eliseo si spiassero le persone.

Il Cabinet Noir, letteralmente “Gabinetto Nero” non è un oscuro tugurio in cui fare i propri bisogni, ma indica un ufficio ai massimi livelli che si occupa di “cose oscure”: il Gabinetto in Francia era il circolo più ristretto del Monarca che si occupava dei più importanti affari di Stato, nato dall’abitudine del Re Sole di ricevere i suoi più importanti ministri fin dal primo mattino mentre espletava i suoi bisogni…al gabinetto appunto.  Il Gabinetto “nero” nasce allorchè il Cardinale Richelieu decide che per governare il caos della Francia di Luigi XIII fosse necessario intercettare e leggere la corrispondenza postale degli aristocratici francesi, costituendo un riservatissimo ufficio apposito e direttamente dipendente da lui. Da allora in poi, con alti e bassi, alterne vicende, ricostituzioni e messe al bando per legge, tanti Cabinet Noir si sono alternati nella storia di Francia, ma sempre con il medesimo scopo: spiare la corrispondenza dei francesi. Maestro indiscusso dello spionaggio d’oltralpe fu certamente Joseph Fouchè, Ministro della Polizia di Napoleone, un vero talento. Perfino il generale De Gaulle aveva il suo Gabinetto di spioni e proprio Mitterrand ne fu uno dei più acerrimi accusatori: ecco perché lo scandalo fu così eclatante. 

All’origine del Cabinet Noir di Mitterrand vi fu in realtà ben altro: al dodicesimo attentato filopalestinese avvenuto nell’agosto del 1982 ai danni di una Sinagoga parigina, il Presidente decise di costituire una speciale “Cellula Anti-terrorismo presso l’Eliseo” direttamente sotto il suo controllo, affidata ad un suo fedelissimo: il “super-gendarme” Christian Prouteau, lo stesso cui egli aveva affidato uno dei più delicati affari della sua vita, la protezione della figlia illegittima Mazarin avuta dalla relazione “morganatica” con l’amante di una vita Anne Pingeot e che sarà poi oggetto di un altro scandalo. Superato l’allarme terrorismo la “Cellulla” si trasforma in Cabinet: migliaia di intercettazioni telefoniche, centinaia di lettere personali aperte, centinaia di rapporti schedati e raccolti, prima di terroristi o sospetti tali, poi di stimati cittadini francesi.

Insomma, spiare è uno di quei vizi riprovevoli a cui però si prende sempre gusto: si inizia a spiare i terroristi per salvare cittadini inermi e si finisce a spiare proprio gli ignari inermi cittadini per salvare qualcos’altro…del resto una volta che hai fatto la fatica di impiantare una complessa struttura di intercettazione e spionaggio perché buttarla via?  Grande regista dell’operazione sembrò essere stato Francois de Groussouvre, il più stretto collaboratore di Mitterrand, tanto stretto e tanto sospettato da essersi guadagnato due soprannomi: il Cardinale, in onore alla sua vicinanza al Presidente pari a quella di  Richelieu al Re, ma anche Belfagor, in riferimento ai tanti lati oscuri della Presidenza che aveva gestito. Groussouvre si suicidò nel 1994, forse proprio a causa dello scandalo Cabinet Noir, sparandosi un colpo di pistola alla testa proprio dentro all’Eliseo: una morte tanto eclatante quanto sospetta e che tanto in Francia ancora oggi fa discutere.

In molti si sono interrogati su come sia stato possibile che proprio Mitterrand che tanto aveva contestato questi metodi a De Gaulle avesse poi ricostituito un Cabinet Noir: forse la risposta sta nei misteriosi Arcana Imperii, le ancestrali regole della gestione del potere che già Richelieu aveva lasciato a Luigi XIII nel suo testamento politico. O forse, molto più semplicemente, ci piaccia o no, l’informazione è potere e il potere non è pranzo di gala come diceva qualcuno. Certo fa un po' sorridere l’indignazione che allora ancora provocava “spiare” la corrispondenza altrui quando pensiamo a come oggi i nostri dati personali vengono quotidianamente smerciati nel Web per i fini commerciali più idioti e pure con il nostro consenso gentilmente “obbligato” dai cookies…

(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

 

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano 

Francesco Martelli


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