17 dicembre 2023

Il testimone è come la luna!

Rallegrarsi, sempre! L’invito insistente di San Paolo contenuto nella lettera ai Filippesi fa da sfondo a questa terza tappa di Avvento, la domenica della gioia. Il viola della liturgia lascia il campo al più tenue e delicato rosaceo così da indicare, anche plasticamente, che la luce del Natale sta cominciando a sprigionarsi in mezzo alle tenebre del mondo. Eppure Giovanni Battista, ancora protagonista del Vangelo odierno, di tenue e delicato ha ben poco. Il Precursore raccoglie la migliore tradizione profetica di Israele manifestandosi, in maniera radicale e a tratti quasi violenta, come il grande difensore della Verità, il veemente accusatore del peccato del popolo, lo strenuo difensore del primato di Dio nella vita dell’uomo. 

L’evangelista Giovanni ce lo presenta soprattutto nella dimensione di testimone: “Non era la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce” si legge nel prologo che apre il quarto Evangelo. 

Nel linguaggio corrente testimone è colui che attesta la veridicità di un fatto, i contenuti di un discorso, i termini di un accordo. Il testimone è persona che è coinvolta in un accadimento ed è chiamato a renderne conto, a ricordarlo, a perpetuarlo nel tempo attraverso una narrazione chiara e precisa. È custode di una memoria che però può e deve avere dei riverberi nel presente e nel futuro.

Nella dimensione di fede il testimone “per eccellenza” è colui che ha fatto un’esperienza così travolgente e totalizzante dell’amore di Dio da rimanere profondamente segnato nel cuore, da cambiare totalmente il proprio modo di vedere e interpretare il reale, da dover assolutamente comunicare questa rivoluzione interiore agli altri nella certezza di fare loro del bene.

Quali sono le caratteristiche del testimone cristiano?

Egli, anzitutto, offre la sua testimonianza unicamente per evidenziare quanto sia trasformante, fecondo, gioioso l’amore di Cristo! Non c’è in lui nessuna altra motivazione se non questa, accanto al desiderio che altri possano assaporare quanto sia appagante una esistenza colma della grazia di Dio. 

Il testimone è sempre un suscitatore di domande, la sua esistenza incuriosisce e per certi versi diventa appetibile, attraente, stuzzicante. Sacerdoti e leviti da Gerusalemme vanno nel deserto per interrogare il Battista: la sua vita così rigorosa e coerente, radicale ed esigente colpisce non solo i semplici che vanno in massa a farsi battezzare, ma anche i capi del popolo, i notabili e i sapienti! Lo stesso Erode – che il Battista accusa platealmente – ammira quest’uomo indomito che non ha paura di niente se non del giudizio di Dio. 

Per secoli la Chiesa ha dettato norme, leggi, precetti con il meritorio scopo di indicare, preservare, custodire il bene, oggi più che esigere – la sensibilità è cambiata e ogni atto di autorità viene giudicato con sufficienza se non con indifferenza – dovrebbe mostrare, più che condannare dovrebbe ridestare un modo altro di percepirsi uomini, più che imporre dovrebbe rivelare quanto una vita veramente evangelica sia bella, buona, conveniente. Benedetto XVI ha sempre sostenuto che la fede si trasmette non per proselitismo, ma per attrazione. Il Battista, dunque, richiama ad una vita autenticamente evangelica che sa così tanto distanziarsi dalla logica del mondo da farsi notare e così suscitare domande, perplessità e, perché no, anche opposizione!

Il testimone deve coltivare una grande libertà interiore così da affrontare con coraggio e anche con un po’ di leggerezza le inevitabili resistenze, rifiuti ed emarginazioni. Il Vangelo – quando non è edulcorato – è sempre dirompente e, spesso, in chi ha deciso per sé un’autodeterminazione assoluta avulsa da ogni legame e relazione, esso crea una reazione di rigetto violenta e immediata. Ogni buon discepolo di Gesù deve imparare a soffrire per il Vangelo così come ha fatto il Battista, così come è successo a Cristo! E più la fede è sofferta e più si consolida! Le Chiese più forti sono quelli più perseguitate! Ma c’è anche un’altra sofferenza che coinvolge il testimone: quella di vedere Dio espulso dal cuore degli uomini, calpestato, irriso, bestemmiato! Il vero testimone non resta indifferente, ma prova un grande dolore di fronte ad una società che si percepisce avulsa da ogni riferimento al trascendente.

Il testimone poi è tale non “per accumulo, ma per sottrazione”. Egli, cioè, non pone al centro sé stesso, la sua esemplarità di vita, la sua buona volontà nel seguire i precetti del Signore. Narra la sua vicenda non per dire quanto è stato bravo, ma quanto Dio è stato capace di conquistarlo e di trasformarlo. Giovanni rispondendo alle domande serrate dei sacerdoti e dei leviti fa di tutto per spostare l’attenzione da sé stesso, per concentrarla sul Messia che deve venire. Egli cerca in tutti i modi di diminuire, così da far emergere unicamente il messaggio.

Il testimone è come la luna, splende di luce riflessa.

  

Claudio Rasoli


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