Una città amichevole verso i turisti dovrebbe esserlo prima con i suoi cittadini
Siamo tutti “friendly” di qualcuno o qualcosa. Eco friendly, Pet friendly, Vicino di casa friendly, Bel tempo friendly, Parcheggio gratuito friendly, Buche nelle strade friendly e chi più ne ha più ne metta, a scelta. Essere amichevole fa bene alla salute e allo spirito, dicono, così, dopo la marea di termini anglofoni nati per spiegare ciò che, evidentemente, in quella lingua barbara, incapace di chiarire situazioni e da dimenticare che è l'italiano, i cittadini si scoprono “friendly” cioè amichevoli verso qualcosa. Va bene così, del resto se non sei friendly di qualcosa non sei nessuno, al massimo puoi restare parcheggiato vicino allo stereo a far finta di cambiare le canzoni mentre i tuoi amici fanno festa tra di loro a casa tua. La città di Cremona si scopre, o viene definita tale, sempre di più “tourism friendly”, ovviamente non poteva mancare una definizione anglofona più o meno idonea per spiegare un concetto che dovrebbe essere rivolto al di fuori delle 4 mura cittadine, mura che purtroppo non esistono più, ma del resto così va il mondo, basta una definizione in inglese più o meno altisonante per rendere la pillola meno fastidiosa da tirare giù. Sarà, ma un medicina amara rimane sempre una medicina amara, la si deve inghiottire per il proprio bene, per stare meglio in una prospettiva futura, quando si può immaginare il futuro. Il saldo commerciale delle attività aperte a Cremona è un po' meno “friendly” anzi, in prospettiva futura è tutt'altro che amichevole, al netto di ogni fraterna considerazione nel 2024 si registrano, tra chiusure e aperture, un saldo negativo di quasi 3 negozi al mese, 33 in tutto, con una tendenza decennale che sembra non cambiare direzione. Il fatto di essere in saldo negativo, al di là di ogni ipotetica visione futura da analizzare con l'utilizzo di coloratissime slide in inglese che sembrano uscite da un mondo parallelo, ricaccia la città amichevole dei turisti, e ci mancherebbe altro che fosse incazzata con i turisti, nel girone infernale di quelle realtà dove i negozi chiudono senza che al loro posto un'altra attività venga aperta. Niente rinnovo degli spazi commerciali, insomma, in pratica niente investimenti che decidano di finire tra Porta Mosa e San Luca o tra piazza Risorgimento e lungo tutto viale Po, la freddezza dei numeri racconta, per coloro che potrebbero essere interessati, di quanto possa essere alienante una visione cittadina distaccata dalla realtà. Il movimento dell'altalena è sempre quello, inutile girarci intorno, l'ottica di sviluppo di una città amichevole non può limitarsi ai quei giorni di fantomatiche feste che, da anni, seguono un metro sempre meno innovativo e che, fatalmente, andranno a spegnersi senza un rinnovo o senza una partecipazione sempre più ampia. E' poco “friendly” come concetto ma estremamente pragmatico se si osserva il passato cercando una strada per il futuro, le slide vanno bene lo stesso in italiano anzi, forse la lingua romanza per eccellenza ha sonorità molto più affascinanti che vanno ben oltre le ormai inesistenti 4 mura. Diventa ridondante e anche fastidioso il continuo proporre numeri, più o meno validi, di ipotetici accessi, di parcheggi, di persone “percepite” o di un turismo che dovrebbe colmare le strade e le piazze durante una festa per poi scoprire che, a pochi passi dalle stesse, le altre strade sono vuote e i negozi pure. Sembra la continua ricerca di conferme, che non ammettono replica, nate più per generare quella sorta di positivo ottimismo da saloon del Far West a fronte di numeri che raccontano il contrario; insomma si racconta ciò che si vuole perché tanto gli avventori si bevono tutto quello che propone il saloon anche se il whisky fa pietà e le ragazze con le ampie sottane a sbuffo rispondono con acidità. Per carità, va bene tutto, ma il continuo ripetersi di aperture solo di un certo tipo è sintomo di una carenza di offerta di altri prodotti, sintomo che, prima o poi, è destinato a far pagare dazio, perché prima o poi finiranno anche quelle. Una città amichevole per i turisti dovrebbe essere, prima di tutto, amichevole verso i cittadini, in questo caso il commercio di prossimità è il punto di unione tra coloro che vivono le 4 mura e coloro che le visitano, è quella sorta di unione tra vari interessi che hanno a cuore lo stesso obbiettivo, una città da vivere.
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commenti
Alessandra
7 aprile 2025 04:54
In primis i cittadini dovrebbero sentirsi sicuri nella loro città, la sicurezza che tanto il prefetto ,il comandante dei vigili e gli ammistratori decantano ma che non c'è