17 febbraio 2024

La guerra fredda dei supermercati: quando la CIA combatteva le Coop

La Guerra Fredda è uno dei protagonisti ricorrenti di questi editoriali, sopratutto la guerra tra spie e tra i due principali Servizi di Intelligence della Storia, la CIA e il KGB.

Questo perché chi scrive è fermamente convinto che la maggior parte dei cosiddetti “misteri italiani” in realtà non ha nulla di misterioso ma è proprio frutto di quella contrapposizione tra Servizi che fu la vera guerra fredda, combattuta prevalentemente proprio qui nel nostro Paese.

E dato che non ci si poteva scontare in campo aperto, la guerra tra spie divenne sempre più ideologica e strategica, invadendo ogni campo della società, perfino quello alimentare.

Ebbene si, anche la concorrenza tra supermercati fu oggetto di scontro tra USA e URSS.

Il Cooperativismo in Italia nasce nella seconda metà dell’ 800 in ambito socialista e cattolico, scindendosi progressivamente in Cooperative di consumo rispettivamente “rosse” e “bianche”, ma sarà quello “rosso” a conoscere dal 1947 uno sviluppo straordinario fino alla realizzazione dei giganteschi ipermercati degli anni ‘90, che di fatto sono andati ben oltre lo spirito cooperativo iniziale e hanno spostato appieno il sistema dell iperconsumismo globale.

Delle e sulle “Cooperative Rosse” è stato detto di tutto, nel bene e nel male, dai rapporti con le amministrazioni locali fino ai presunti finanziamenti sovietici che ne avrebbero favorito lo sviluppo su scala nazionale: Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, diede alle stampe ‘Falce e Carrello”, un libro che fu un vero e proprio Best seller e che accusava le Coop Rosse di ogni genere di scorrettezze.

Caprotti fu un vero e proprio simbolo dell'anticomunismo italiano, e il suo gruppo fu il più acerrimo nemico delle grandi Coop Rosse, un vero e proprio baluardo atlantico i cui soci di maggioranza erano nientemeno che i Rockefeller con la loro IBEC, gigante globale dei supermarket mondiali made in USA.

Ma proprio all'origine di Esselunga c'è lo zampino della CIA. I Caprotti erano ricchi tessutai, e fu grazie all'amico imprenditore Brunelli che a metà anni '50 decisero di investire nel nuovo business dei supermercati. A proporre loro l'affare fu James Hugh Angleton, il direttore italiano della NCR, multinazionale americana dei registratori di cassa, che abitava a Milano fin dagli anni '30 in Corso Venezia dove conobbe il Brunelli.

Ebbene dopo la Guerra ebbe il compito di selezionare su mandato dei Rockefeller imprenditori italiani affidabili e sicura fede anticomunista da far soci nella “colonizzazione” alimentare che sarebbe stato il carburante del boom economico italiano.

Angleton, ufficiale decorato dell'esercito americano, era nientemeno che il padre di James Jusus Angleton, il braccio destro del Generale Donovan fondatore di quella OSS da cui poi nascerà la CIA: Angleton Jr sarà il capo della stazione CIA in Italia, fino a diventare il capo del controspionaggio mondiale americano e il numero due della CIA per oltre 29 anni, uno degli uomini più potenti del mondo cui si deve la nascita dei Sevizi Segreti italiani ad opera dal prefetto Federico Umberto D'amato, che di Angleton fu per anni il pupillo.

La cosa in realtà non deve stupire più di tanto: anzitutto ai suoi albori la CIA selezionava i propri agenti tra le famiglie più ricche bianche e protestanti, in modo che non fossero facili da comprare e di sicura fede americana familiare.

E nemmeno devono stupire i rapporti stretti tra CIA e grandi multinazionali americane: Allen Dulles, il più potente direttore della CIA , era il fratello del grande capo della United Fruit Company Americana, per favorire i cui interessi in Guatemala la CIA del fratello arrivò perfino al colpo di Stato.

Angleton lasciò la CIA alla fine degli anni 70, e gli è stato dedicato perfino un film da Robert De Niro, The Good Shepherd, mentre Bernardo Caprotti con una straordinaria capacità imprenditoriale rilevò la maggioranza delle azioni dai Rockefeller divenendo il re dei supermercati italiani.

(La foto del professor Martelli è di Daniele Mascolo)

Sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

Docente di archivistica all'Università degli studi di Milano

Francesco Martelli


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