28 maggio 2023

Manda il tuo Spirito, o Signore, a rinnovare la terra

Pandemia, guerre, violenze, crisi economica, insicurezza sociale ci hanno reso più fragili e sfiduciati, meno disposti ad uscire dai nostri recinti protettivi. Un dato allarmante ma significativo, pubblicato sul Corriere della Sera di qualche giorno fa, è che il mondo del volontariato in questi ultimi anni ha perso un numero significativo di persone impegnate: se nel 2015 erano 5,52 milioni oggi sono meno di 4,66 milioni. Ciò significa che un milione ha scelto di non spendere più il proprio tempo per la comunità e di rinchiudersi nel proprio orticello. 

Anche tra i cristiani regna questo timore di uscire, di abbandonare certi luoghi sicuri, di testimoniare apertamente la propria adesione a Cristo. Si ha paura di non essere compresi e, come spesso accade, di essere derisi ed emarginati.

Guardando al Vangelo di oggi, solennità di Pentecoste, trovo una grande analogia tra noi, uomini del terzo millennio, e gli undici apostoli, i quali, dopo l’ignominiosa morte in croce di Gesù si rinchiusero nel Cenacolo sprangando porte e finestre. Essi temevano di essere presi dai giudei e messi a morte alla stregua del loro Maestro, ma, allo stesso tempo, provavano anche un forte senso di sgomento e di inadeguatezza davanti a un mondo così complesso e contradditorio, dinanzi a degli uomini pronti ad osannare e poi subito dopo a condannare. 

Perché uscire? Perché andare incontro a chi non ci comprende? Perché dover sostenere relazioni difficili, contrasti laceranti, confronti sfiancanti?

Meglio rimanere chiusi nelle proprie paure, lasciarsi cullare dalla nostalgia di tempi passati quando si era più poveri ma più veraci, addirittura meglio permanere nel fango del proprio peccato piuttosto che dover alzare la testa e iniziare a cambiare stili di vita e modi di pensare…

Una cosa coraggiosa, però, gli apostoli l’hanno fatta: restare uniti, non sparpagliarsi. Gli unici due che sono scappati da Gerusalemme per rifugiarsi ad Emmaus sono stati riacciuffati da Gesù e sono stati “costretti”, dalla forza dell’amore, a tornare sui loro passi. Questo sparuto gruppo di amici ha scoperto la forza della comunione, dell’unità: uno sostiene l’altro, uno consola l’altro, uno infonde coraggio all’altro. È proprio vero o ci si salva tutti insieme o si perisce tutti insieme.

Gli apostoli, nonostante la loro ignoranza, la loro cecità, la loro grettezza hanno compreso una lezione fondamentale di Gesù: la carità, l’amore, la comunione fraterna sono più che vincitori sui tanti segnali di morte che attanagliano e soffocano il cuore dell’uomo. Lo abbiamo visto in questi giorni nella meravigliosa testimonianza di tante persone, soprattutto giovani, che si sono tirati su le maniche e hanno spalato il fango in Emilia Romagna!

Lo Spirito Santo, l’amore di Dio seminato in ogni angolo dell’universo, si posa, dunque, su questa intuizione, su questo germoglio di Vangelo. A Dio basta davvero poco per compiere prodigi straordinari: da due pani e cinque pesci non produce forse cibo per oltre cinquemila uomini?

Allora, in questo giorno solenne, innalziamo vigorosa la nostra preghiera: “Manda il tuo Spirito, o Signore, a rinnovare la terra”.

Manda il tuo Spirito anzitutto a rinnovare il nostro cuore, ad infondergli coraggio e forza, sapienza e intelligenza, spirito di intraprendenza e di creatività. Susciti soprattutto in noi uno sguardo nuovo sugli altri: non più antagonisti e nemici da allontanare, ma fratelli da incontrare e da servire, vere e proprie vie di arricchimento umano e cristiano. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro anche perché senza l’altro finiremmo per disumanizzarci e per soffocare nel non senso diventando estranei a noi stessi.

Manda il tuo Spirito, o Signore, sulle nostre comunità impaurite e fiacche, perché grazie alla fede in Te, Divino Provvidente, possano essere “fontane” inesauribili di speranza alle quali tutti possono abbeverarsi. Siano realtà profetiche che aiutino l’uomo a capire la propria fragilità ma anche la propria grandezza. Accanto alla carità verso i bisogni materiali dei più poveri e fragili sarà assolutamente necessario coltivare un’altra carità, non meno importante: quella della stima vicendevole. La mormorazione, il pettegolezzo, il giudizio, l’invidia, la gelosia sono atteggiamenti mortiferi per una comunità: creano unicamente divisioni, sospetti, pregiudizi. La coesione, la fraternità, la comunione sono doni dello Spirito da invocare e da desiderare ardentemente.

Manda il tuo Spirito, o Signore, su quanti governano il mondo perché siano sempre ispirati dalla ricerca del bene comune e non da interessi di parte, non dalla ricerca avida del potere e della supremazia sull’altro, non da guadagni facili e da speculazioni finanziarie che affamano quella parte di mondo già priva di pane e di speranza. Il vento impetuoso dello Spirito soffi sull’Ucraina, la Russia, il Sudan e quelle parti di mondo che sono ancora attraversate dalla brutalità della guerra e della sopraffazione del più forte sul più debole.

Soprattutto nessuno bestemmi usando il tuo nome per benedire le armi, la guerra e la violenza… il tempo in cui uomini di Chiesa, brandendo la spada, gridavano “Dio lo vuole!” è definitivamente finito.

Manda il tuo Spirito, o Signore, su ciascun cristiano perché sia contagioso nella fede, allettante per la sua ardente carità, attraente per la sua speranza indomita nel futuro, appetibile per il suo modo di pensare e di agire. Manda il tuo Spirito perché non si lasci mai scoraggiare dal proprio peccato e dalla propria debolezza, perché sia rigoroso quando si tratta di difendere i diritti dei poveri e degli ultimi, perché il suo impegno per gli altri e per la comunità non abbia mai altri fini se non un servizio gratuito e generoso, perché il Vangelo sia l’unica sua strada e l’esclusiva sua meta.

In questi anni, o Signore, hai messo a dura prova la nostra fede. Perdonaci se a volte vorremmo comprendere tutto e avere la spiegazione di ogni cosa. Perdona le nostre ribellioni, le nostre disubbidienza, la nostra arroganza, la nostra supponenza. Perdona quando vogliamo insegnarti a fare il tuo mestiere di Dio! Fede non significa avere chiaro ogni cosa, ma avere fiducia in Colui che ha ben chiaro ogni cosa. Perdonaci Signore e manda il tuo Spirito e i suoi santi doni di sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio. Amen. Alleluia.

Claudio Rasoli


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