26 luglio 2023

Notizie sui social. Far sapere ma senza far capire

L'11 novembre 1622 dovrebbe essere uno di quei giorni da ricordare ogni tanto per la città di Cremona ma, dato che anche il 31 maggio passa sempre inosservato in città, tanto vale scordarci anche quel venerdì 11 novembre di quattro secoli fa. Quel venerdì, per la prima volta nella sua storia, la città di Cremona venne citata su un giornale, giornale inteso come quelli odierni, ovvero un periodico stampato, circa, con la stessa impostazione delle pagine che possiamo trovare oggi. Lo spazio dedicato a Cremona era semplice e occupava poche righe: da Milano sarebbe arrivato in città un rinforzo di cavalleria per un totale di 50 uomini, più o meno. La notizia non proveniva da un periodico italiano, che ancora non esistevano, ma olandese il quale, tramite la stampa di diverse veline, diffondeva le notizie che si sviluppavano in tutta Europa, un elenco di fatti o avvenimenti che venivano raccolti e impressi su carta da distribuire nei quattro angoli del continente. Il giornale poteva essere venduto, per i più ricchi e alfabetizzati, oppure veniva letto per i meno abbienti o analfabeti da strilloni nelle varie piazze della città. Era vero giornalismo alla stato puro quello degli strilloni; provate ad immaginare una persona in piazza del Duomo o davanti a palazzo Cittanova con in mano un foglio stampato che deve collegare le varie notizie catturando l'attenzione delle persone e facendo capire loro come 50 cavalleggeri in direzione Cremona possano finire in un contesto di notizie da tutta Europa. Un lavoro difficilissimo perché fermarsi semplicemente alla semplice lettura della notizia poteva significare che uno strillone, invece di ricevere come pagamento per il suo servizio un paio di uova, della mostarda o del salame, si sarebbe ritrovato senza niente da mettere sotto i denti per cena.

Tempo fa il prof. Evandro Lodi Rizzini mi disse che la fisica non è sapere, ma capire; frase che racchiude il passaggio fondamentale nella vita di ognuno di noi, frase che adesso sembra allontanarsi sempre più da quel passaggio. Oggi il tripudio della informazione nasce dai social i quali, da luoghi di aggregazione per lo scambio di ricordi o momenti, sono diventati il fulcro e la determinante principale di intere scelte che coinvolgono la società. Da quella posizione dominante, come in qualsiasi libero mercato, decidono cosa far sapere dimenticandosi, però, di far capire, scelta tipica di qualsiasi oligopolio.

Il flusso spaventoso di notizie che ognuno di noi può ricevere nell'arco di pochi secondi dimostra quanto basso sia il profilo delle informazioni stesse; non approfondiscono, non chiariscono non aiutano a capire. Far sapere è tutto ciò che interessa nel nuovo metodo di comunicazione, è un percorso comodo perché non aiuta nessuno ma fa in modo di categorizzare le persone a seconda della risposta che ottengono, in questo modo si saltano i passaggi fondamentali del confronto e ci si rivolge soltanto a coloro che condividono – sempre felicemente – le scelte ben selezionate da altri. Il risultato è la continua divisione della società in fazioni più o meno informate o più o meno razionali che basano la capacità di distinguere o di distinguersi per mezzo di notizie che non devono essere analizzate.

Prendere o lasciare, ma se prendi le regole sono semplici: non si fanno domande perché non siamo qui per far capire ma solo per far sapere, quello che conta è che tu possa far presente ad altri l'errore peggiore di questi tempi, quello di cercare chiarimenti. L'enorme mole di indicazioni che vengono messe a disposizione ha la capacità di creare alibi e deresponsabilizzare, privati o istituzioni viaggiano comunicando per far sapere, senza spiegarli, quali riscontri in termini reali potrebbero svilupparsi. Fare delle ipotesi – magari sbagliate – può rivelarsi drammatico; non sia mai che una ipotesi possa rivelarsi non esatta, sui social significherebbe superare la sottile linea rossa che ti indirizza verso una tranquilla conoscenza passiva, chi va oltre sta scavalcando il muro della notizie via social, diventa carne da cannone.

Meglio fermarsi coscientemente al “far sapere” senza arrivare al “far capire”, ovviamente non è possibile analizzare ogni singola cosa ma, a memoria d'uomo, il concetto di influenzare e farsi influenzare non è mai stato visto come positivo ed edificante nella crescita di una persona. Adesso è diventato il non plus ultra che aleggia nei sogni di molti, una sorta di araba fenice in grado di rinascere quando un concetto ha finito il suo percorso e serve trovarne un altro. Non occorre spiegarlo, basta far sapere, il resto è un corollario di informazioni che aiuterebbero le persone a creare una propria indipendenza e a maturare sulle scelte future, corollario che diventerebbe pericoloso proporre, sia mai che qualcuno cominci a chiedersi quale sia la natura di quel sapere. L'11 novembre 1622 un foglio di giornale aveva portato Cremona in un mondo differente e, grazie ad uno strillone, anche gli analfabeti potevano capire cosa stesse accadendo intorno a loro, oggi gli strumenti sono veloci ed immediati ma fanno capire sempre meno di ciò che circonda.

Marco Bragazzi


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commenti


Primo Luigi Pistoni

26 luglio 2023 14:11

Idem i media più ecumenici tutti prezzolati