Per alcuni politici i sindaci hanno bisogno di un amministratore di sostegno
Senza entrare nel merito delle scelte di Crema, che nessuno può sindacare eccetto i suoi cittadini, il dibattito in consiglio comunale di mercoledì sul documento per la costituzione dell’Associazione temporanea di scopo per implementare il Masterplan 3c, merita qualche riga. Alcuni interventi stimolano riflessioni su partiti, politica e ruolo degli amministratori pubblici, in particolare dei sindaci e, perché no? sulla stessa Area Omogenea.
La discussione può essere vista e ascoltata su Magnetofono.it-Pubblicazione Inizio a 1 ora e 38 minuti e conclusione a 2 ore 38 minuti.
È uno spaccato di vita politica locale più utile di cento discussioni e altrettante tavole rotonde per capire la Repubblica del Tortello.
Andrea Agazzi, capogruppo Lega, ha esordito con un peana alle segreterie dei partiti. Le ha ringraziate per «questo documento ponendo alla base dello stesso ognuno i propri punti cercando di convergere».
Bene, ma un documento operativo riguardante la gestione del territorio e proposto a tutti i comuni con l’invito di portarlo in consiglio per votarlo, dovrebbe essere elaborato da chi istituzionalmente rappresenta il territorio, cioè i sindaci.
Un testo concordato dalle segreterie dei partiti è un ottimo contributo, ma non è il documento dei sindaci. A maggior ragione se si considera che quelli espressione delle liste civiche non erano rappresentati al tavolo che ha steso il testo. Figli di un dio minore.
Corretto ringraziare le segreterie, ma non è questo il metodo di procedere, condotto senza classe, in modo rozzo e privo di tatto. Mangia questa minestra o salta la finestra, in politica difficilmente funziona.
L’altro Agazzi, Antonio, capogruppo di Forza Italia, politico di lungo corso, ha cantato un Te Deum di ringraziamento agli industriali e glorificato Francesco Buzzella, già presidente di Confindustria di Cremona e ora di Lombardia. Quasi santo subito.
«Per fortuna – ha spiegato Agazzi - esiste l’economia, per fortuna esiste l’associazione industriali di Cremona, per fortuna esiste la Camera di commercio».
Perché tanta grazia? Semplice, il terzetto, trio Lescano del territorio, ha realizzato il Masterplan 3c, strumento che, secondo Agazzi, avrebbe dovuto essere prodotto dalla politica.
Nel 2016 i sindaci cremaschi hanno pubblicato il lavoro Area omogenea del Cremasco. Elementi per una strategia di sviluppo – 10 anni dopo – Per una riflessione sull’Area Vasta». Assemblato dallo studio Vitale-Zane di Brescia, pagato qualche decina di migliaia di euro, presentato in pompa magna nella sala Pietro da Cemmo, è finito nel cassetto. A ficcarcelo è stata la politica.
Sul Masterplan «la politica – spiega Agazzi - ha incominciato a fare il pollaio: non solo non ha elaborato, ma è incominciato proprio il pollaio, il solito pollaio tra i sindaci, spesso tra i sindaci del territorio cremasco… e le polemiche con il presidente della provincia, e le polemiche tra sindaci … e le polemiche rispetto alle quote».
Prima del giudizio del capogruppo di Forza Italia, i sindaci erano un gregge con alcuni pecoroni ribelli, famiglia degli ovini. Dopo l’esternazione sono diventati un pollaio che, si sa, è popolato da galline e galli, famiglia di fasianidi.
Il Cremasco-Area omogenea è l’arca di Noè, posto di grande confusione. Qualche anima pia dovrebbe aiutare i cittadini e gli stessi sindaci a mettere ordine. A distinguere le volpi, nemiche giurate dei polli, dagli asini, i cui ragli non arrivano al cielo, dalle talpe che lavorano sotto terra e dal resto della fauna politica che popola le rive del Serio.
Per non farsi mancare nulla, il capogruppo di Forza Italia, ha chiosato «Se i partiti hanno aiutato i sindaci del territorio ad essere meno pollaio a trovare una sintesi con l’amministrazione provinciale hanno fatto solo il loro dovere».
Con lo stile dell’uomo che non deve chiedere mai, Simone Beretta è stato tranchant.
«Siamo lenti - ha detto - troppo lenti, in ritardo. La politica deve stare un passo indietro rispetto a chi ha il know-how per aiutare la politica a fare le scelte. Perché se immaginiamo che la politica ha il know-how per fare le scelte, noi fra dieci anni saremo qui a raccontarcela con il sindaco, non me ne voglia, di Casale Cremasco».
La politica non ha bisogno di ricercare know-out all’esterno per decidere. È sufficiente che sostituisca gli uomini che l’hanno resa insignificante e insulsa in provincia. In politica il know-how è la qualità degli uomini che la rappresentano.
Comunque Beretta può stare tranquillo. Fra dieci anni il sindaco di Casale Cremasco Vidolasco non sarà più sindaco.
«Noi – ha spiegato Beretta - dobbiamo arrivare ad essere decisionisti. Noi non possiamo sempre parlarci addosso. Chi può ci aiuti a poter decidere. Noi non possiamo immaginare in questo consesso di essere noi che decidiamo se qualcuno non ci dice dove possiamo arrivare».
Con questo Beretta ha istituito l’amministratore di sostegno per sindaci e consiglieri comunali.
«Se però – avverte Beretta - noi immaginiamo, e qui sta la mia differenza che mi ha portato a fare una scelta per le prossime provinciali, che le scelte passino attraverso l’unità del territorio cremasco non ce ne andiamo più fuori un’altra volta»
È la pietra tombale per l’Area omogenea. Riposi in pace.
«Aggiungo anche un’altra cosa. Se noi ci preoccupiamo della Cremona-Mantova noi diciamo ai cremonesi che la Cremona-Mantova ci sta bene e il nostro apporto è finito. Noi siamo interessati a garantire il futuro del nostro territorio verso Milano non verso Mantova. Non è un nostro interesse per quanto capisca sia un interesse tipico di un'altra realtà come quella cremonese».
Machiavelli al suo confronto era un dilettante, però i cremonesi non sono coglioni.
Infine: «Sorridevo quando vedevo i sindaci litigare perché uno tirava fuori 500 euro in più. Mi veniva voglia di venire in consiglio comunale con una mozione di chiedere al sindaco di Crema e alla maggioranza del consiglio comunale di metterci noi i soldi che servivano perché quella perdita di tempo era stucchevole. … Io sono tra quelli che non ha difficolta a dire che il comune di Crema deve assumersi le proprie responsabilità e qualche volta sostituirsi a quelli che non vogliono pagare».
Beretta è confuso. Mai un sindaco ha dichiarato di non volere pagare. Alcuni sindaci si sono opposti al pagamento di una quota pro capite nove volte più alta di Crema. Una questione di equità. Ride? Allora la mamma ha fatto gli gnocchi. Ma forse c’è da piangere
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