12 ottobre 2022

Quei totem stanno al Torrazzo, come una pozzanghera al Golfo di Napoli

Totem e tabù’: un best seller che Sigmund Freud diede alle stampe nel lontano 1931. Mi perdonerà il padre della psicanalisi se catturo un titolo che tanto alto volò nei cieli della letteratura scientifica per farlo atterrare nei più modesti confini di un caso tutto locale. Caso che tuttavia un piccolo miracolo l’ha già compiuto: convertire la silenziosa mansuetudine dei cremonesi in aperta e sonora rivolta. La faccenda totem è nota: alle quattro porte della città stazionano da qualche giorno torrette di ferraglia colorata che proprio non puoi ignorare visto che incautamente svettano per ben dieci metri. In effetti, distrattamente transitando da porta Milano, avevo percepito la sagoma di un corpo estraneo e lì per lì mi ero detta: rieccoci, nuova gru, nuovo cantiere, nuovi disagi. Ignara d’essere al cospetto di uno dei quattro capolavori lungamente annunciati e in fine materializzati. Ma se, come tenacemente credo, l’arte parla da sola, un presunto capolavoro che per forma, materiale e colore puoi scambiare per una gru edilizia tanto capolavoro non dev’essere. Chiediamo in merito lumi a Sgarbi e, per par condicio, a Montanari. Ma peggio mi sento riflettendo sul rapporto fra epica intenzione e penoso risultato.

Nei disegni dell’Amministrazione Galimberti, speranzosa di emulare il mecenatismo artistico della Firenze medicea, a questi tristi scheletri metallici dovrebbe infatti toccare l’ambizioso ruolo di biglietto da visita delle bellezze cremonesi offerto al turista che, varcando le porte cittadine, si prepara ad ammirarle. Più precisamente dovrebbero suggerire e anticipare la verticalità del Torrazzo e predisporre gli animi a gustarne l’ardita meraviglia. Peccato che i novelli totem stiano al Torrazzo quanto una pozzanghera sta al golfo di Napoli.

Modesta proposta: accogliere la vox populi e rimuovere gli incompresi prodigi destinandoli ad altro e non ignobile ruolo: nel canonico mese di giugno si piazzino alle porte della fiera di san Pietro dove troveranno più consono contesto.

Ma la faccenda si presta ad ulteriori considerazioni.  Il costo iperbolico, tanto per cominciare: duecentoventimila euro. Salato il conto del ferramenta! Che poi sia saldato in gran parte con finanziamenti europei credo induca qualunque essere minimamente pensante a sconfortate considerazioni su come si buttano risorse che – locali, nazionali o comunitarie che siano – sempre soldi pubblici sono.

Seconda considerazione: Il tempismo. Mentre il caro energia ci impicca a draconiane misure e si parla di coprifuoco serale e città spente, la posa di quattro cervellotici aggeggi per giunta da illuminare, da incidente estetico, diventa beffa.

Terza considerazione: ennesimo indizio di una concezione del ruolo amministrativo sempre più autoreferenziale e lontana dai reali bisogni della comunità e dalle sue legittime attese. Quante cose si potevano fare impiegando meglio così sostanziosa fetta del patrimonio collettivo? Tante. Cremona, inutile negarlo, è una città in ginocchio.

Un inquietante punto di domanda grava sul futuro della sanità pubblica messa a rischio dalla incomprensibile riduzione di un benemerito Ospedale in un ospedalino di incerte funzioni. E’ in ginocchio per la macroscopica incidenza di patologie legate a un inquinamento ambientale su cui il Comune tergiversa da anni senza cavare un ragno da un buco. Di un’ordinanza regionale antismog datata 1 ottobre si sono perse le tracce nel più reticente immobilismo. Idem per la sbandierata intenzione di aderire al progetto nazionale di riforestazione delle cinture urbane che ridia ossigeno all’aria malata delle nostre città. Quanti alberi, staccando una modesta quota dalla cifra affogata nei totem, si potevano ottenere e mettere a dimora? Tanti. La delusione cresce. Cala la speranza d’un soprassalto di coscienza di ruolo che riconduca la pratica amministrativa alla sua dimensione primaria, e più nobilmente prosaica, di scrupolosa gestione del territorio e adeguata risposta ai bisogni primari della sua comunità. Il fenomeno è generale e non solo cremonese e molto ha a che fare con l’inarrestabile avanzata della ‘politica spettacolo’ : la soda concretezza degli amministratori del passato svapora e migra verso altri e più seducenti ruoli. I Comuni si fanno impresari di spettacoli, sponsor di eventi, animatori di piazze da weekend, dispensatori di effetti speciali. E mentre si celebrano i totem della ‘città salotto’ , la città reale, nella sua veste feriale e non festiva, autentica e non immaginaria, è in preda al degrado, mortificata dall’incuria, indecorosamente sporca, specie da quando il numero dei residenti quadrupedi supera quello dei bipedi. Quanto ai famosi poliziotti di quartiere, restano presenza attesa e mai messa in campo pur nelle condizioni notoriamente critiche delle periferie.

Ma eccoci al punto: i quattro totem sono figli della ‘città salotto’ figlia a sua volta dell’elitismo di una sinistra che a forza di pensare la politica nel chiuso dei salotti progressisti finisce col credere che il perimetro della città coincida con quello del suo salotto… Come quando Rutelli, sindaco di Roma, investiva più sulle azalee della gradinata di piazza di Spagna che sul degrado delle periferie. O quando un Berlusconi prima maniera semplicisticamente equiparava il governo di un Paese a quello di un’azienda. Colla differenza che, ammaestrato dalla realtà, il Cavaliere cambiò idea. La sinistra no.

A dispetto dell’insuccesso, prevedo che i totem resteranno, nella recondita speranza -e pia illusione- che gli capiti come alla torre Eiffel: provvisoriamente montata per l’esposizione universale del 1889 e sulle prime osteggiata dai parigini, finì col mettere radici nei cuori e nell’immaginario non solo francese ma mondiale. Altri tempi, altre torri. Quanto poi al capitolo costi, tutto fa supporre che siano lievitati se, alla faccia della trasparenza contabile, la voce in oggetto è stata oscurata e non è più consultabile. Rieccoci dunque a ‘Totem e tabù’. Anzi: ai totem che, blindato e ormai innominabile l’ammontare dei costi, si sono in fine trasformati in tabù.

vittorianozanolli.it

Ada Ferrari


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commenti


Nicolini Gualtiero

12 ottobre 2022 13:34

Prima se ne va questa giunta di incapaci assoluti meglio sarà per questa povera Cremona

Guglielmo Quaranta

12 ottobre 2022 15:54

Pardon!!!… Stesso refuso: in toto (e non in Totò!!!)

Elena Ginestri

12 ottobre 2022 19:06

Ottimo articolo per una grande tristezza

Alberto Locatelli

13 ottobre 2022 10:44

Articolo di alta levatura per contenuti e qualità di scrittura. Entrambe le cose talmente al di sopra delle capacità intellettive e del senso estetico di una giunta di mezzecalze parolaie, ma abilissime nel fare bottino di denaro pubblico, è del tutto illusorio sperare in un moto di resipiscenza da parte di un'amministrazione fin qui capace solo di trasformare Cremona in un misto di gost town e velodrome. Lo dice uno che, pur orientato politicamente verso la sponda opposta a quella cui appartiene l'attuale Sindaco, non ha esitato a votarlo per la pochezza dell'alternativa. Rosso per rosso, avrebbe fatto meglio il Gabibbo, senza ombra di dubbio. Alberto Locatelli.

PierPiero

14 ottobre 2022 04:24

E pensare che i prodromi di questo mal pensare alla città già erano evidenti quando si buttarono 3.000 euro (questa la cifra ufficiale) per quella scritta "Boccaccino" in polistirolo che resistette pochi giorni e ai primi refoli di vento, fortunatamente, scomparve.
E prima ancora le famigerate strisce blu e il conseguente percorso a zig zag (a me piace dire "a bisaboga") che qualche patema aveva creata per i passaggi delle ambulanze.
L'amministrazione (minuscola voluta) è sempre la stessa, i motivi per i quali agisce così sono sempre quelli magistralmente descritti in questo articolo.
Ai cremonesi trarne le conseguenze. Sono convinto che a livello locale, gli amministratori dovrebbero essere votati sul saper ben amministrare e non sulla fede politica. Sono curioso di vedere come finirà alle prossime amministrative.
Confido che questi totem facciano presto la fine delle strisce blu, della scritta in polistirolo e, seppure con diversa amministrazione ma stessa area politica, della pensilina di piazza Cavour.
Nel frattempo e comunque, soldi pubblici spesi molto male.

Chemist

14 ottobre 2022 17:20

Trecentomila euro per una simile oscenità... Da applausi

Giuseppe Zagheni

15 ottobre 2022 07:45

Non essendo CR non ho ancora visto i totem di cui parla nel suo articolo ,vedrò di fare un salto per vederli ,probabilmente ha ragione ,anche nell'elencare le altre mancanze che lei imputa a questa amministrazione comunale. Ma il punto è che lei imputa alla sinistra le mancanze di un partito che non ha niente di sx gente come Enrico Letta o Pierferdinando Casini non risulta che siano mai stati dei rivoluzionari bolscevichi . Trovo invece che lei sia molto ideologica nelle sue esternazioni,oltretutto con continui rimandi al delinquente e noto pregiudicato Berlusconi.

Ada Ferrari

15 ottobre 2022 11:57

Anch'io trovo lei molto ideologico. E, almeno su questo, concordiamo. Ma la lingua batte dove il dente duole, e quel che le duole a giudicare dalle considerazioni che mi riserva è che il PD sia ormai più democristiano che "rivoluzionario bolscevico". Dotandosi di un decente manuale di Storia
contemporanea , farà scoperte ancora più deludenti: non solo Berlinguer ma nemmeno lo stesso Togliatti ( vedi svolta di Salerno) interpretarono nel contesto italiano ruolo di " rivoluzionari bolscevichi". Per fortuna, aggiungo. Circa " il noto criminale e delinquente" temo che oltre che di un manuale di storia lei abbia bisogno di consultare un codice penale alla voce 'diffamazione'.

Giuseppe Zagheni

16 ottobre 2022 08:16

Non avevo intenzione di risponderle ma visto che mi accusa di diffamare
Il delinquente Berlusconi c'è una sentenza in proposito ed io mi attego ai fatti. Mi scusi ma cercare far passare "Pierferdi "ed " Enrico stai sereno" per paladini della è un' offesa alla sua intelligenza. La Saluto Cordialmente.