La bella lavanderina, la Madama Pollaiola, Madama Doré e Son Contadinella
La bella lavanderina
I bambini sono tutti in cerchio. Una bambina al centro fa la lavanderina, e mima quello che viene cantato dai bambini del cerchio. Alla fine, sceglie con un bacio la bambina che la sostituirà nella parte. Il gioco del girotondo canoro continuerà con una nuova lavanderina, in attesa di un nuovo bacio e di un nuovo cambio
La bella lavanderina,
che lava i fazzoletti,
per i poveretti della città.
Fai un salto,
fanne un altro,
fai la riverenza,
fai la penitenza,
guarda in su,
guarda in giù,
dài un bacio a chi vuoi tu!
(Variante: la frase "fai la riverenza", viene sostituita oggi dalla frase "fai la giravolta". Altrettanto, anziché "fai la penitenza", si usa dire "falla un'altra volta")
La Madama la pollaiola
Rosella mi ha parlato di un gioco molto diffuso fra le bambine divenute oggi nonne: La Madama la pollaiola. Il gioco prendeva il nome dall'insieme delle bambine che strette per mano si muovevano in cerchio. Mentre una bambina, all'esterno del cerchio, camminava in senso opposto a quello delle amichette, interpretando il ruolo del Cavaliere.
Tutte le bambine, quelle del cerchio e quella all'esterno, cantavano in un dialogo serrato ed alternato. Dietro alla metafora delle parole della canzoncina, si celava il rimando al corteggiamento di un giovanotto alla propria bella:
La madama la pollaiola
quanti polli ha nel pollaio
ne ho tanti ma tanti tanti
che non li posso nemmen contare.
Dammene uno pel mio passaggio
che quando passo son sempre sola.
Piglia piglia quel che ti pare
ma la più bella lasciala stare
piglierò, piglierò la più bella che potrò,
la più bella che ci sia
me la voglio portar via.
Per capire bene il senso della canzoncina, essa deve essere scomposta come se fosse, ma in effetti lo è, una piccola partitura o copione teatrale, dove si pongono in scena i due personaggi del Cavaliere e della Madama.
Il Cavaliere: «La madama la pollaiola, quanti polli ha nel pollaio?
La Madama: "Ne ho tanti ma tanti tanti, che non li posso nemmen contare"
Il Cavaliere: «Dammene uno pel mio passaggio, che quando passo sono sempre solo».
La Madama: "Piglia, piglia quel che ti pare, ma la più bella lasciala stare".
Il Cavaliere: «Piglierò, piglierò, la più bella che potrò, la più bella che ci sia, me la voglio portar via».
Quindi il Cavaliere sceglieva di volta in volta una 'bella' che teneva poi per mano, ripetendo ad ogni bambina prelevata dal girotondo la stessa filastrocca, fino a lasciarne una sola senza alcuna compagna attorno. Questa bambina, nella brutta parte dell'umiliata che non è stata scelta, sarebbe stata "sotto" nella continuazione del gioco, impersonando a sua volta, per penitenza, il ruolo del Cavaliere.
Madama Doré
Altro gioco molto diffuso, avente forti somiglianze con il precedente , era quello di Madama Doré. Era animato da due gruppi di bambine, che si ponevano con le braccia allacciate a saltellare avanti e indietro, a mo' di fisarmonica. Infatti, i due schieramenti frontali si avvicinavano quasi a far toccare i visi delle bambine, e quindi si scostavano allontanandosi rapidamente con saltelli all'indietro. Era come una coreografia, un balletto, che rimandava alle probabili origini medioevali del pezzo musicale, che qui mi piace chiamare del recitar cantando e danzando.
Tutte le bambine erano attente al ritmo costante della canzone, che veniva intonata con partiture alternate fra i due gruppi, o meglio dei due cori femminili in movimento. Nella scena, un coro rappresentava il corteggiatore, che possiamo qui chiamare Scudiero del Re. E l'altro coro interpretava il ruolo di Madama Doré. Precisiamo che la definizione di Scudiero del Re non si ritrova nella tradizione. Detta novità l'ho trovata su Internet. Mi è sembrata una soluzione intelligente per dare un senso compiuto alla filastrocca. Era infatti in uso impiegare il termine di Madama Doré in tutte le battute intonate, che davano certo un senso ritmico al canto, ma di fatto impedivano al lettore di oggi di comprendere il cuore del gioco: la trattativa prematrimoniale fra due diversi personaggi.
Scudiero del re: «Oh quante belle figlie, Madama Doré,o quante belle figlie...».
Madama Doré: «Son belle e me le tengo, Scudiero del re. Son belle e me le tengo».
Scudiero del re: «Me ne dareste una, Madama Doré? Me ne daresti una?».
Madama Doré: «Che cosa ne vuol fare, Scudiero del re? Che cosa ne vuol fare?»>
Scudiero del re: «La voglio maritare, Madama Doré. La voglio maritare».
Madama Doré: «Con chi la maritereste, Scudiero del re? Con chi la maritereste?
Scudiero del re: col re di Spagna, Madama Doré. Col re di Spagna
Madama Doré: Prendete la più bella, Scudiero del re. Prendete la più bella
Scudiero del Re: l'ho già scelta, Madama Doré, la più più bella l'ho già scelta.
Senza interrompere la canzone, il gruppo che si identificava nello Scudiero del re esprimeva subito dopo il nome della bambina prescelta, intonando ad esempio la frase: «La più bella è la Mariuccia, Madama Doré. La più bella è la Mariuccia»,
A questo punto non potevano mancare i rancori di tutte le altre bambine scartate, in una dinamica che rimandava a quanto avviene ancor oggi nei concorsi di bellezza. Ad onor del vero, la Mariuccia non aveva nessuna colpa di essere la più bella e di essere scelta per diventare la regina di un paese grande come la Spagna Ma l'azione scenica non finiva lì. E quindi la filastrocca continuava per la scelta delle comprimarie del futuro matrimonio regale, dalla damigella d'onore alla cuoca del pranzo di nozze.
La bambine, una per volta, in ordine decrescente di bellezza, uscivano dal gruppo di Madama Doré, andando ad ingrossare il gruppo dello Scudiero del re. Di volta in volta, in selezione progressiva, si arrivava alle ultime due, che si rassegnavano a malincuore nell'essersi trovate in fondo a quella classifica così frettolosa ed ingiusta. E non mancava nemmeno, al termine di quella trattativa sponsale, il commiato musicale di Madama Doré che diceva cantando :"Allora vi saluto, Scudiero del re. Allora vi saluto..."
Son contadinella
Rosella mi ha parlato di un bellissimo gioco per sole bambine e nel parlarmene le luccicavano gli occhi. È il gioco riferito ai movimenti che venivano messi in atto in modo corale o, per di meglio, coreografico nel mentre veniva cantata la canzone "Io sono contadinella".
Le bambine si disponevano a cerchio, a due a due, mettendosi l'una di fronte all'altra. Iniziavano quindi a camminare ruotando in modo incrociato: metà delle bambine girava in senso orario e l'altra metà in senso antiorario, tendendo ora un braccio, ora l'altro all'amica che stava davanti.
Quando si giungeva alle parole del canto "son cinquecento cavalieri...", si legavano in cerchio e correvano. Alle parole "e sono le ciliegie", ogni coppia si metteva a ballare in tondo, modificando anche il senso di rotazione (cambiando il braccio), ma sempre tenendosi sotto braccio. Alla frase «tira e molla e molla e tira» tutte le bambine a coppie si prendevano per mano, con le braccia incrociate, spingendo ritmicamente le braccia avanti e indietro. Nel finale, col "làsa 'ndà (lascia andare)", tutte le bambine si liberavano alzando le braccia in alto.
"Io son contadinella alla campagna bella,
se fossi una regina sarei incoronata,
ma son na contadina
mi tocca lavorar.
Son cinquecento cavalieri
con la testa insanguinata,
e la spada inclinata indovina che cos'è».
E sono sono le ciliegie,
e sono sono le ciliegie,
e sono sono le ciliegie,
che maturan nel giardin.
E tira e molla e molla e tira,
e tira e molla e molla e tira,
e tira e molla e molla e tira,
e tira e molla e lassa andà".
Questa era la versione in uso ad Olmeneta e in altre zone del cremonese. A sua volta, Elisa Salvini, ci ricorda che a Trigolo, al termine della prima vi era pure un'altra strofa:
"Al sole non ci vado,
perchè divento bruna,
al chiaro della luna
mi tocca lavorar"
-Nella foto mamma e figlia al lavatoio nella campagna cremonese (foto Fondazione Gramsci)
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