I giochi con le figürìne: a fàcia e biàanca, a müür e a scatùla
L'altro gioco principe era quello delle figurine. Preferite e ricercate da tutti erano quelle dei calciatori. In giro, fra i bambini, si dava vita soprattutto al mercato delle figurine doppie, quelle che non erano finite, al pari di quelle più preziose, sull'album apposito. Allora era d'uso farsi pure la colla in casa con la farina e con tale alchimia si aggiungevano le figurine nuove a quelle già conservate con tanta passione. Allora non c'erano ancora le figurine autoadesive. Erano diverse le modalità di gioco, per appropriarsi 'lealmente' della figurine dei compagni. Infatti ci si poteva sfidare in vari modi: a fàcia e biàanca, a müür o a scàtula.
A fàcia e biàanca
In questo primo modo, s'iniziava il gioco con il lanciare il più lontano possibile la figurina. E lo si faceva con diverse tecniche di lancio. C'era chi utilizzava l'incavo del palmo della mano, "cliccando" la figurina con l'indice dell'altra mano. C'era chi inumidiva un angolo della figurina per farle assumere una posizione di volo, ritenuta più efficace. Oppure c'era pure chi si metteva a fare il "piccolo sciamano", bisbigliando formule segrete alla figurina da lanciare, con tanto di soffio magico finale. Egli si comportava al pari dei cacciatori di certe società artiche, che parlavano alla freccia prima di scagliarla, consigliandole il tragitto vincente.
Fra i bambini vinceva il turno chi, ovviamente, mandava la figurina più lontana rispetto agli altri. Questi poi aveva diritto di lanciare in alto tutte le figurine gridando la parola «fàcia», in chiave dichiarativa ed anche qui propiziatoria. Ossia con la speranza che il numero più alto possibile di figurine cadesse a terra mostrando l'immagine verso l'alto. Tutte queste figurine "a faccia insù", diventavano automaticamente sue. Mentre le altre figurine, ossia quelle che avevano fatto vedere "l'inutile" lato bianco, venivano rilanciate in alto da parte del secondo arrivato, e poi del terzo e così via, fino ad esaurimento delle figurine. Certo: nessuno doveva dimenticarsi di pronunciare la parola magica: "fàcia", perché altrimenti la faccia l'avrebbe persa sul serio, perdendo il proprio turno di gioco e passando l'opportunità della conquista del bottino ad un altro compagno.
A müür
Anche a müür, per vincere, bisognava essere abili e fortunati insieme. Il gioco consisteva in questo: da un muretto ognuno faceva cadere la propria figurina, cercando di farla depositare sopra quella dell'avversario. Era sufficiente riuscire a coprire un angolino della figurina posta a terra. Era un gioco in cui bisognava avere i riflessi pronti, così come capacità acrobatiche e la padronanza di rimanere in equilibrio. Perché a volte si doveva salire su muretti abbastanza alti. In alternativa si usava un'altra modalità meno complicata. Infatti, stando a una certa distanza dal muro prescelto, si lanciavano le figurine verso di esso. Chi avvicinava di più la propria figurina alla base del muro, vinceva e si prendeva l'intero "banco" delle figurine giocate.
A scatùla
A scatùla era un gioco precluso a chi non avesser il dono dell'abilità. Si prendeva un barattolo di conserva e lo si metteva al centro dell'area di tiro. Ci si accordava sulla posta individuale di figurine da mettere in palio, creando il montepremi complessivo. Sul barattolo venivano depositate tutte le figurine del montepremi. Certo non si poteva barare con figurine slabbrate e consunte dal troppo gioco. Il controllo preventivo era rigoroso. Le figurine dovevano essere tutte in buono stato. Quelle rotte venivano restituite a chi osava tentare di fare degli scherzi da fürbaciòon, da furbacchione.
Ogni concorrente aveva in dotazione una pietra liscia delle dimensioni di un piattino da frutta, conservata nel tempo come un amuleto, e che ogni bambino aveva accuratamente lisciato e curato in precedenza per giorni interi. Ne erano state smussate, con perizia e pazienza, tutte le asperità o qualunque difetto che avesse potuto essere di intoppo al lancio.
Enrico Botti, in Sant'Imbróos, ci descrive molto bene quello che avveniva poi:
"Partendo da una decina di metri, il primo lanciava la propria pietra cercando di abbattere il barattolo e facendo in modo che la propria pietra andasse a sovrapporsi a quante più figurine fosse possibile; gli altri, a turno, cercavano di fare la stessa cosa con le figurine restanti: quelle non ricoperte da alcuna pietra andavano ad aumentare il montepremi della partita successiva. Naturalmente, a fine partita, c'era lo scambio tra le doppie in maniera da poter tappare i buchi del tuo album di raccolta".
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