Quando a Cremona si giocava a Zgnìingol o a la lìpa: antenati cremonesi del baseball
Zgnìingol. Questo gioco, antico come il mondo, non è che fosse usato esclusiva dai monelli de la legéera, quelli che in bolognese rustico vengono chiamati ancor oggi ligiaròot al singolare, e ligiani al plurale. Non era un patrimonio unico dei piatòon cremonesi e dei sizòon (i ragazzi più malandati nel vestiario). Il fatto è però queste tèpe eccellevano in agilità, scaltrezza e forza. Erano ragazzi furbi come i furetti e non avevano avversari che potessero i togliere i primati in questo gioco di strada, chiamato Zgnìingol o zgnȧangol, ma anche gèerlu-mèerlu, giàanda-màanda, cirì e girèl.
A Bologna lo chiamavano péc, 'picchio'; a Piacenza pirolo o cirolo, oppure lipa, il 'gioco della lippa' per molti ragazzi lombardi. Ma lasciamo perdere ora queste considerazione per parlare invece nella dinamica del gioco che Luciano Dacquati ha definito, in modo molto appropriato, «antenato del baseball».
Intanto si poteva giocare con due soli concorrenti o a squadre. Serviva un bastone ben diritto, ricavato magari da un manico di scopa e della lunghezza di circa 50 o 60 centimetri. Poi era necessario un secondo legno, anch'esso cilindrico, lungo dai sei agli otto centimetri, ma anche più lungo, che alle due estremità veniva assottigliato fino ad essere appuntito. Era come se si vedesse un fuso, vale a dire un cilindretto sormontato da due piccoli coni, che dava il nome all'intero gioco, col termine appunto di lippa o lìpa in dialetto, o, per l'appunto, zgniingol o zgnaangol a Cremona. Per scegliere chi dovesse battere per primo, si procedeva alla "conta" con l'uso, ad esempio, della formula rustica:
Cica, cica, la cülàta
Öön, dùu, trii,
la gusa a'l nàas,
la pulèenta la me piàas,
la me piàas cun l'insalata,
cica, cica la cülàta.
(Uno, due, tre,/ la goccia al naso,/ la polenta mi piace,/ mi piace con l'insalata,/cica, cìca la natica).
Il ragazzo in battuta doveva colpire il cilindretto appuntito facendolo saltare in aria. Una volta sollevato da terra, con un primo colpo su una punta, doveva riprenderlo col bastone per rilanciarlo il più lontano possibile. Chi lanciava lo sgniingol o gèerlo o lipa più lontano, vinceva.
Quando invece il gioco era di squadra si segnava per terra un cerchio, di un metro di diametro, su cui si posizionava il legneto cuore del gioco. Si percuoteva poi lo stesso cilindretto a con lo stesso bastone, mazza o canela (a Casalmaggiore schìida) mentre i giocatori della squadra avversaria dovevano cercare di colpirlo al volo, cercando di rilanciarlo dentro il cerchio base. Oppure c'era la variante che si lasciasse cadere a terra lo sgniingol da parte degli avversari del battitore, e la si rilanciasse con una mazza o canéla identica a chi aveva iniziato il gioco. Con l'intento di mandarla nel cerchio.
Il primo battitore, da parte sua, doveva impedire che il legnetto in volo toccasse terra, evitando insomma che cadesse nel cerchio. Se gli non ci riusciva, al suo avversario veniva assegnato un puntoe le parti venivano invertite. Il primo battitore doveva cioè uscire da cerchio e lasciar posto all'altro. Se però il legnetto in volo cadeva fuori dal cerchio, il primo battitore lasciava il proprio posto e andava a colpire l'oggetto appuntito. E lo faceva battendo una delle sue due estremità, in modo da farlo piroettare tre volte. Se non ci riusciva, rimetteva lo zgniingol in gioco come all'inizio della partita. Se vi riusciva, al contrario, conquistava un punto e ritornava nel cerchio, mentre il secondo doveva tentare nuovamente di farvi cadere il mitico cilindretto appuntito.
Vinceva chi riusciva a segnare il maggior numero di punti entro un tempo determinato.
Va precisato che le modalità del gioco potevano cambiare da rione a rione, e da zona a zona. Quello che era uguale per tutti era il tempo infinito a disposizione. Si giocava a zgniingol per ore e ore. Era un vero, straordinario divertimento.
II 20 maggio del 1979 il gioco fu riproposto all'attenzione dell città del Torrazzo con un campionato vero e proprio, disputa dietro lo stadio della Cremonese. La parte tecnica ed attrezzistica (aree di gioco, zgiingol e canéle), fu curata da Franco Manfredini, la parte promozionale e giornalistica da Luciano Dacquati (RadioCremona e La Provincia) e da Giampietro Tambani (Lo Sport Cremonese). Il campionato fu svolto pure nel 1980 e nel 1981.
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commenti
Fernando
17 aprile 2025 05:50
Del primo campionato 1979 possiedo una parziale documentazione in super 8 con tanto di intervista al miglior giocatore fatta dal Dacquati. Potrebbe essere utile?