La fede e l'aratro: oggi la presentazione in Biblioteca Statale di Cremona. Il libro di Michela Garatti è un viaggio alla scoperta delle chiese dimenticate nella campagna cremonese e della loro storia
Oggi alle 16.30 in sala Conferenze ‘Virginia Carini Dainotti’ in Biblioteca Statale a Cremona sarà presentato 'La fede e l'aratro. Storia e storie delle chiese dimenticate nella campagna cremonese’ il primo libro della giornalista cremonese Michela Garatti.
"Poco più di un anno fa ho intrapreso su Cremonasera un ‘viaggio’ all’interno di un territorio, la bassa cremonese, seguendo il fil rouge della fede e della vita nelle nostre campagne, alla ricerca di quelle chiese dimenticate, quelle di cui si è persa o si sta perdendo la memoria, ma che nei decenni passati erano un punto di riferimento per le genti."
Questo libro dunque è un viaggio alla scoperta di luoghi spesso dimenticati, quasi sempre cadenti o persino già spariti e di cui resta solo una foto in bianco e nero. Un viaggio in cui le chiese, le pievi, gli oratori sono i protagonisti silenziosi, i custodi solenni che per secoli hanno vegliato le campagne e le cascine, sopravvivendo a guerre, carestie, gelidi inverni e torride estati, sempre scanditi dal lavoro stancante degli uomini e delle donne che, nel settimo giorno, posavano l’aratro per entrare in chiesa e pregare il loro Dio.
Oggi alla presentazione interverranno Michela Garatti, autrice del libro; Claudio Rasoli, autore della presentazione del libro; Michele de Crecchio, architetto e autore della presentazione del libro; Mario Silla, giornalista e direttore di CremonaSera.
‘La fede e l’aratro’ è in vendita nelle principali librerie di Cremona e presso Info Point in Piazza del Duomo.
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commenti
Michele de Crecchio
29 settembre 2024 23:46
Letto (e commentato in pubblico) il bel libro della Garatti, mi sono permesso di definirlo una gradevolissima "spigolatura" delle singolari testimonianze che proprio la fede religiosa ha, indubbiamente, consentito di conservare, attraverso i secoli, a testimonianza delle vicende antiche di un territorio come il nostro che, più di altri, deve la sua bellezza non tanto a "madre natura" ma, soprattutto, al lavoro degli uomini.