29 marzo 2023

"Primo violino", un eccellente vino francese che si produce nel podere "Crémone", in onore del nonno Barbieri originario di Scandolara Ravara

Il fiume scorre con tranquilla lentezza in una pianura disseminata di colori della terra. In una piccola città con i bastioni del medioevo si lavora e si produce affidandosi anche alle mani esperte di chi conosce i tempi e i prodotti migliori per creare qualcosa in grado di offrire un piacere alle altre persone. Come il liutaio conosce i legni, gli strumenti, le pitture, e lavora con delicatezza seguendo le nervature di un legno che è vivo, il vinaio conosce gli acini e i grappoli dei suoi vigneti, la natura si sa offrire a coloro che la rispettano, dando i legni migliori o le vigne più rigogliose.

Nel verde immenso segnato da infinite sfumature si sviluppano oltre l'alveo del fiume quei colori, sempre diversi, che il sole offre riflettendosi sulla rugiada che notte tempo si è depositata sulle foglie, così come il sole esalta le striature di un violino che non sono mai uguali l'una con l'altra. Il calore della natura non è soltanto quello offerto dai raggi solari che filtrano da una finestra battendo su un tavolo da lavoro, è anche quel tepore che garantisce ad un terreno di seguire il proprio sviluppo naturale per offrire ciò che la terra, e soltanto lei, è in grado di proporre. Il tempo e il clima sono ciò che serve al liutaio come al vinaio, perché saper fare significa anche saper aspettare e trovare il momento adatto per far asciugare una tavola o staccare con delicatezza un grappolo di uva dalla sua pianta. Un liutaio crea un qualcosa che, se suonato da mani altrettanto esperte, è in grado di offrire un piacere nell'ascolto, il vinaio sa che nelle sue botti si sta sviluppando qualcosa che offrirà un piacere al palato, sa bene che quegli acini lavorati con cura e dedizione sapranno offrire alle persone sapori e aromi che resteranno nella memoria.

Un violino e una bottiglia di vino possono avere le stesse caratteristiche se fatte da persone che mettono la loro passione in ciò che producono, ma per riuscire a farlo bene bisogna saper capire il lento scorrere di un fiume che sembra dare i tempi per fare qualcosa che sia un piacere anche per altre persone. Il colori della pianura o delle prime colline raccontano di come, invece di costruire qualcosa di nuovo senza che sia necessario, rispettando e facendo lavorare la terra come solo lei può fare, si ottengono prodotti eccezionali, sia che siano legni per la musica o grappoli per il vino. Un tempo si chiamava investire in ciò che è già presente intorno a noi, oggi sembra che quello fatto nei decenni precedenti non abbia più valore eppure prima di noi molti altri, con competenze anche migliori, hanno saputo capire e valorizzare ciò che li circondava. A volte sembrerebbe contare di più ciò che qualcuno vuole imporre invece di ciò che realmente potrebbe essere utile ai bisogni delle persone.

Se esiste un filo immaginario che collega i violini al vino questo filo sembra rincorrere la stessa pianura dalle sfumature verdi dove un placido fiume cammina ogni giorno seguendo il suo alveo naturale; a volte si ingrossa mentre altre volte si rimpicciolisce ma il fiume è sempre lì, pronto a servire coloro che vorrebbero vivere osservando e facendosi avvolgere da quei prodotti e da quei luoghi che andrebbero rispettati.

Patrice e Thomas Barbieri sono liutai, ma non nel senso stretto del termine ma con l'ampiezza di vedute e di valori che può avere un liutaio che lavora del legno vivo per offrire un prodotto che possa offrire un piacere a chi lo ascolta. Dalla loro casa a Cairanne (dipartimento di Vaucluse, nella Provenza francese) osservano il fiume Rodano scorrere sornione poco prima di buttarsi nel mar Mediterraneo, il verde della natura si interrompe rispettosamente per dare spazio ai quei vigneti che papà e figlio seguono con il dovuto rispetto e la necessaria attenzione. I grappoli non devono stressarsi, la vendemmia non avviene mai nello stesso momento dell'anno; raccogliere, pigiare, filtrare e far tornare a crescere chiede tempo e attenzione, altrimenti il vino non nasce bene, come un violino naturalmente stonato. Non è vero che Patrice e Thomas Barbieri sono liutai, loro sono vinai e producono vino all'ombra dei bastioni medioevali della piccola città di Cairanne, dove il fiume Rodano sembra cominciare la sua discesa verso il mare. Ma Patrice e Thomas è come se abitassero all'ombra del Torrazzo, perché hanno deciso di chiamare i loro vigneti e la loro tenuta “Domaine de Cremone”, letteralmente Dominio di Cremona, quasi come a far presente che, come per l'alveo del Rodano, anche il Po collabora attivamente per mantenere il verde della pianura e dei suoi parchi. Patrice, dopo essersi formato come vinaio, a Carpentras è poi approdato a Cairanne.

Il loro vino è delicato come il suono di violino cremonese, violino che compare sulle etichette delle bottiglie e sulle magliette a garanzia di una storia fatta da persone che hanno saputo investire e rispettare per valorizzare ciò che li circonda.

La storia di quel piccolo angolo di Francia dedicato alla città di Cremona parte dal nonno di Patrice il quale, emigrando in Francia da Scandolara Ravara decenni fa (forse come tanti altri da quel paese all'inizio del '900 come stagionale durante la raccolta delle uve) ebbe la premura e la delicatezza di raccontare a figli e nipoti la bellezza di una città dove secoli fa i maestri liutai avevano dato vita ad un percorso che non dovrebbe finire mai. Patrice e Thomas lavorano rispettando la terra e i tempi che essa richiede, danno origine a un vino che deve procurare un piacere, come insegna la tradizione della liuteria cremonese.

Suonare il violino è difficile come fare del buon vino” mi scrive Patrice in una bellissima mail dove ritorna alle origini del nonno (in un recente viaggio nella nostra provincia alla ricerca delle sue radici) osservando l'incrocio con le strade che portano alla Madonna della Pace (la chiesa Vecchia di Scandolara Ravara), la stazione dei Carabinieri e l'indicazione della fabbrica dei Fratelli Barbieri, Patrice è orgoglioso delle sue origini, così come è orgoglioso dei suoi grappoli grazie ai quali riesce a fare qualcosa di estremamente difficile: dare un piacere al palato. Il disegno che ricorda le origini e la liuteria è suo, proprio perchè quel nettare è figlio della sua terra e del suo lavoro.

L'ultimo loro vino di successo si chiama "1er Violon", primo violino, quello che in un'orchestra dà il "la"

Una storia spettacolare ed unica, quella del Dominio di Cremona che vive tra il Rodano e le mura medioevali di Cairanne.

Marco Bragazzi


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