28-29 maggio a Crema, il 60° raduno nazionale dei suonatori di campane. Previsti almeno 300 concertisti di campane e carillon
Invaderanno le strade, ognuno con la sua divisa sociale, il suo talento e il suo strumento. Uno strumento magico, dotato di un'anima, in passato trascurato ma ora riscoperto: la campana. Si terrà a Crema (Covid permettendo), il 28 e 29 maggio prossimi, il 60° Raduno nazionale dei suonatori di campane. Si annuncia uno spettacolo di note e colori. “Ci si ritrova annualmente per rivedersi, scambiarci esperienze e fare una grande festa”, dice Emanuele Allanconi, titolare dell'omonima fonderia di Bolzone, frazione di Ripalta Cremasca, storica ditta da cui escono 200 campane circa all'anno.
Nel 2021 e nel 2020 la manifestazione, a cura della Federazione nazionale suonatori di campane, era stata annullata a causa del coronavirus mentre le precedenti edizioni si erano svolte a Gubbio, Norcia, Rapallo. Per il 2022 si puntava inizialmente su una città veneta, ma l'ipotesi è tramontata.
“E così - nel nostro mondo, bene o male, ci si conosce un po' tutti - gli organizzatori mi hanno chiesto consigli su un'altra location e a quel punto ho proposto Crema”, racconta Allanconi. “Riportiamo in piazza la nostra antica arte per testimoniare con il rintocco dei sacri bronzi l'alto valore di solidarietà”, è lo slogan dei promotori. I campanari arriveranno da tutta Italia, chi con le proprie campane al seguito, trasportate su pesanti rimorchi, e chi noleggiate sul posto. “Anch'io ne metterò a disposizione qualcuna”. Tutti pezzi azionati manualmente per mezzo di corde.
“In molti casi si sta parlando di alcune tonnellate in movimento. Ecco perché bisogna essere non solo bravi musicisti ma anche persone prudenti”. Sono previsti dai 300 ai 400 suonatori. “Tanti? Non proprio se si pensa che una volta ogni campanile di ogni paese aveva il suo o i suoi campanari”.
Tra i gruppi più numerosi attesi a Crema ci sono quelli provenienti da Verona, Bergamo e Bologna. “Invece nella nostra provincia sono pochi”. Nel periodo '70-'80 la figura del suonatore di campane è stata oscurata dal boom dell'elettrificazione e della registrazione. “Fortunatamente, sparse in tutta Italia, sono rimaste diverse associazioni che hanno cercato di salvare quest'arte. Così come cambia la cucina da territorio a territorio, cambia il metodo di suonare le campane, trarne una melodia. Vanno scomparendo i maestri di un tempo ma, anche grazie alle informazioni accessibili su Internet, sono tanti i ragazzi che si stanno appassionando. C'è un po' di riscoperta di questa tradizione”.
Aperta dal nonno Angelo, la fonderia di Emanuele Allanconi, 40 anni, è arrivata alla terza generazione. “L'ho rilevata dagli zii”. Veniva in questo luogo magico, tra fiamme che crepitano e carboni che ardono, da piccolo. “Ho cominciato a lavorare mentre frequentavo il liceo scientifico, durante le vacanze estive. E me ne sono subito innamorato. Così ho lasciato perdere l'idea di fare il farmacista”. Tutto viene eseguito secondo il metodo tradizionale, esattamente come una volta, a mano e con sostanze naturali come la terra, la cera d'api, la canapa, il crine di cavallo. La tecnologia è utilizzata solo all'inizio del procedimento, la progettazione al computer, e alla fine, il controllo della qualità del suono. Per fabbricare le campane più piccole, sui 100 chili, occorrono una trentina di giorni; per quelle più pesanti, da una a tre tonnellate, sono necessari 5-6 mesi.
Il Covid ha rallentato la produzione. “Ma solo per quanto riguarda l'Italia dove le parrocchie e le chiese, di questi tempi, sono più attente a sostenere iniziative sociali". Invece con l'estero le cose vanno meglio. "Nel 2021 abbiamo ricevuto ordini da Paesi come l'Inghilterra e il Giappone, il che ci ha permesso di lavorare a pieno regime”. Tra gli ultimi bronzi le campane per la città di Dordrecht, in Olanda, la cui cattedrale è sede di una prestigiosa scuola di campanari. “Abbiamo fatto una bellissima fusione in piazza”. Un'altra opera della ditta Allanconi è il carillon, costituito da una batteria di campane con tastiera e pedaliera, uno strumento musicale vero e proprio come il violino o il pianoforte, destinato all'artista belga Jan Verheyen, un 'carilloneur', una figura che non esiste da noi mentre è diffusa in altre nazioni. E di carillon ce ne saranno a Crema.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti