21 aprile 2025

A Bozzolo la Messa nell’anniversario della morte di don Mazzolari nel ricordo di Papa Francesco e della sua sintonia con don Primo

Due grandi testimoni della Chiesa, amici dei poveri e assetati di giustizia e di amore. E l’urgenza di comunicare il Vangelo con una passione travolgente, perché «il cristiano è un uomo di pace, ma non in pace». La morte di Papa Francesco si accompagna dunque a quella di don Primo Mazzolari; una ricorrenza unica e suggestiva quella che nel pomeriggio di lunedì 21 aprile è stata vissuta a Bozzolo nel giorno della morte del Santo Padre e nel 66° anniversario della scomparsa del parroco di Bozzolo, avvenuta il 12 aprile 1959.

Un Lunedì dell’Angelo particolare, dunque, durante il quale gratitudine e dolore si sono mescolati nel ricordare «i cammini e i traguardi di due grandi figure che hanno segnato in maniera diversa, anche nel tempo, la storia della Chiesa». Con queste parole il vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada, in una chiesa parrocchiale gremita, ha salutato i presenti durante la concelebrazione eucaristica da lui presieduta e dedicata alla memoria della ”tromba dello Spirito Santo in Val Padana”. 

Accanto al vescovo Tremolada il vescovo di Cremona Antonio Napolioni, che ha concelebrato l’Eucaristia insieme al parroco don Francesco Cortellini, al vicario zonale don Davide Barili, al postulatore della causa di beatificazione don Bruno Bignami e al vice don Umberto Zanaboni e alcuni sacerdoti diocesani. Nell’assemblea presenti anche il presidente della Fondazione don Primo Mazzolari Matteo Truffelli e i collaboratori, insieme anche alla rappresentanza dell’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuseppe Torchio.

Un legame singolare, quello tra il pontefice argentino e il sacerdote cremonese, non solo per il pellegrinaggio di Francesco sulla tomba di don Mazzolari il 20 giugno del 2017. «Sua Santità aveva espresso la cifra di don Primo, rifacendosi sovente agli scritti con riferimento alla misericordia ma anche alla pace, a quel “Tu non uccidere” maturato dopo la tremenda esperienza della Prima guerra mondiale», ha detto il sindaco Torchio nei saluti istituzionali sul sagrato della chiesa di San Pietro apostolo, e nel ricordare lo storico avvenimento per Bozzolo e la Diocesi di Cremona: un papa pellegrino sulle orme del parroco di Bozzolo. Poi un riferimento a Mazzolari e la Liberazione nell’80esimo anniversario: «Noi non possiamo rinnegare l’insegnamento di libertà, di quei ribelli per amore che hanno dato un’impronta di grande coraggio e umanesimo alla nostra Resistenza e all’impegno civile e politico per le nostre comunità. Un grande debito di gratitudine a don Primo e a tutte queste figure che hanno animato l’impegno dei cristiani contro ogni prevaricazione e per la libertà di tutti».

Numerosi i tratti in comune tra don Mazzolari e Papa Francesco. Non solo di stile, ma di forti e decisivi richiami alla parola di Cristo. «Non stanchiamoci di cogliere la consonanza tra uomini così esigenti con se stessi e la comunità perché radicati nel Vangelo – ha detto il vescovo Napolioni nel saluto all’inizio della celebrazione –. È dunque possibile fare doppia festa: doppio segno di gratitudine perché queste sono le prove che il Signore ci manda per crescere nella fede, nell’unità e nella capacità di essere missionari. Ringrazio monsignor Tremolada che ha accettato l’invito a presiedere questa concelebrazione. Le nostre Chiese sorelle godono della fecondità di questi padri e maestri, e perciò possono guardare avanti con coraggio custodendo la memoria e attualizzarne la profezia».

 Proprio sulla responsabilità dei cristiani nell’annuncio della Pasqua e della pace ha riflettuto il vescovo di Brescia durante l’omelia. «Il frutto della Risurrezione di Gesù è conoscere le vie della vita e gustare la gioia della sua presenza. La testimonianza di don Mazzolari è nella prospettiva della missione della Chiesa: dare al mondo la possibilità di conoscere questo annuncio di salvezza». Riprendendo poi diversi passaggi scritti dal parroco di Bozzolo, il vescovo Tremolada si è poi concentrato sui temi centrali cari a don Primo: i poveri, la pace, l’amore. Gli stessi che sono risuonati, in modo simile, nei dodici anni di pontificato di Francesco. «È stata una voce profetica e coraggiosa, che ha varcato i confini dello spazio e del tempo. Una voce che risuona ancora: la passione per il Vangelo di questo pastore di un piccolo gregge di un piccolo paese ci invita dunque a diventare operatori di pace. Perché “il cristiano è un uomo di pace, ma non in pace”. E quindi ad assumerci la responsabilità che la passione per il Vangelo comporta». Una missione scaturita proprio dal rapporto cambiato di Cristo nei confronti dei suoi discepoli con la sua Risurrezione: da discepoli a fratelli. «Se dopo venti secoli di Vangelo – ha detto Tremolada citando don Mazzolari – siamo un mondo senza pace, i cristiani devono avere la loro parte di responsabilità. La pace è un bene universale, che non si impone ma si offre».Dolore e gratitudine, ricordo e attualità si sono unite in quest’unica circostanza. 

"Con le sue parole oggi ci ha aiutato a sottolineare quanto le parole di don Primo siano in sintonia con il pontificato di Papa Francesco – ha detto alla fine della celebrazione il parroco don Cortellini ringraziando i due vescovi per la loro presenza nella comunità bozzolese –: ci aiutino a riscoprire la fiamma che gli ha animati e far nostri i loro insegnamenti nelle nostre esistenze». (www.diocesidicremona.it)

 


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