A marzo i primi risultati delle ricerche del professor Cesare Galli su un siero policlonale contro il Covid: dalla clonazione alla cura
Arriveranno in marzo i primi risultati significativi della ricerca che il professor Cesare Galli sta conducendo da quasi due anni. L'obiettivo è quello di produrre un siero policlonale efficace contro il Covid e le sue varianti e per arrivare al risultato il ricercatore sta effettuando sperimentazioni sui maiali ormai da tempo.
Galli non avrebbe bisogno di presentazioni dalle nostre parti: nato a Como ma cremonese d'adozione, è il ricercatore che nel 1999 ha clonato il primo toro, battezzato “Galileo”. Nel 2003, sempre grazie al lavoro dello scienziato si è arrivati alla prima cavalla clonata, “Prometea”. Tra i progetti che lo vedono coinvolto, anche quello relativo alla clonazione degli embrioni per salvare dall'estinzione il rinoceronte bianco. Galli è titolare con la moglie e collega Giovanna Lazzari del Laboratorio di tecnologie avanzate di riproduzione animale e di ricerca in campo biotecnologico Avantea, appena fuori Cremona, a Porcellasco.
Da mesi, al centro delle sue ricerche c'è quella per una arrivare a una cura contro il Covid. “Noi siamo il primo anello – spiega Galli quasi minimizzando il suo fondamentale lavoro – ma il resto viene fatto in Belgio. Abbiamo scelto i maiali per il loro genoma, un genoma che si usa anche per lo xenotrapianto nell'uomo (trapianto di organi e cellule provenienti da una specie diversa; ndr). Quando è scoppiata la pandemia è nata l'esigenza di avere a disposizione anticorpi efficaci e per le ricerche si è scelto di usare questi animali perché possono dare risultati con minori effetti collaterali per l'uomo”.
In questo ambito, il laboratorio del dottor Galli collabora con Xenothera, una start up francese ma il “giro” è ampio e tocca il Belgio: “Qui facciamo una prima parte del lavoro, poi i maiali vengono mandati in Belgio perché noi non abbiamo la struttura adatta per tenerli. Da giugno dovrebbero andare a Nantes, in Francia”.
Sostanzialmente, spiega Galli, la ricerca parte dalla clonazione dei maiali e dall'immunizzazione dei suini con le proteine del virus, le cosiddette “spike”. A questo punto, “viene prelevato il plasma”. Si tratta, osserva Galli, “di un siero policlonale, quindi diverso dal siero monoclonale, che ha il vantaggio di presentare una miscela di anticorpi e rivelarsi quindi più efficace in caso di varianti del virus”.
E' chiaro che la sperimentazione richiede dati corposi, frutto di numeri alti, ed è per questo che occorre tempo: “La ricerca procede e contiamo di avere i primi dati attendibili alla volta del mese di marzo. Contiamo insomma di capire se il siero funziona o meno”.
Il traguardo non è dunque lontano, ma le difficoltà, non solo nell'ambito di questa sperimentazione ma un po' in tutto il percorso lavorativo di Galli, non mancano e non sono mancate. A partire dall'ampliamento degli spazi su cui insistono i laboratori. Il ricercatore ha dovuto attendere a lungo il via libera per la variazione della destinazione d’uso di un terreno, peraltro di sua proprietà, da agricolo ad area per servizi, così da poter ampliare il laboratorio. “Per la nuova sede di Avantea abbiamo ricevuto l'ok in febbraio – commenta ora Galli – e siamo operativi in una prima parte della nuova area con bovini e cavalli”.
L'iter burocratico è stato lungo e tormentato e tuttora molte difficoltà permangono, dal momento che anche per una sperimentazione importante come quella per ottenere un siero Covid immune il professor Galli deve limitarsi a essere il “primo anello della catena”, appoggiandosi al Belgio e alla Francia per le altre fasi del lavoro.
I risultati sarebbero però vicini e non è escluso che in marzo si possa tornare a parlare a livello nazionale e internazionale del “padre di Galileo” come dell'autore di un concreto passo avanti nella lotta contro il Covid.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti