La Veglia di Pasqua in Cattedrale: “Una vita che con l’amore vince la morte”. Durante la celebrazione nella notte di Pasqua 7 catecumeni hanno ricevuto dalle mani del vescovo i sacramenti
Buio e silenzio.
Sullo sfondo, lo scoppiettare delle fiamme anima la piazza.
È la notte di Pasqua, il centro dell’anno liturgico, della vita della Chiesa.
Come i primi cristiani, i fedeli si riuniscono intorno al fuoco, che presto diventerà la luce del Risorto che illumina il buio della morte.
Come da tradizione, si è aperta con questi riti – fuoco e luce – anche la Veglia pasquale di quest’anno, presieduta, nella Cattedrale di Cremona, da mons. Antonio Napolioni e concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi e da mons. Carmelo Scampa, insieme al Capitolo e ad alcuni sacerdoti della città.
Poi il canto del Gloria. La musica, il suono delle campane che annunciano la grande gioia della Resurrezione. Una liturgia antica, che si rinnova di anno in anno, con i segni, la Parola e il silenzio che si alternano alla preghiera di tutti e di ciascuno.
Un mistero.
E proprio a partire dal mistero della Pasqua si è articolata l’omelia di mons. Napolioni. «Non sappiamo mai abbastanza cosa è davvero avvenuto in noi, cosa ha fatto di noi il Signore, con il nostro Battesimo. Come le donne e i discepoli, che videro i segni, quella notte, ma non ciò che accadde. E allora ci affidiamo, come bambini, che non sanno, però si fidano».
È un cammino di sequela, quello che parte dalla Resurrezione, oltre che di abbandono alla luce che ha vinto le tenebre. Una luce nuova splende anche per sette giovani e adulti della diocesi: Abel, della parrocchia di S. Bernardo in Cremona; Eny Giorgia, della parrocchia di Calcio; Yasmine Maria, della parrocchia di Calcio; Eljesai, della parrocchia di Cassano San Zeno; Tai, della parrocchia di Cassano Cascine S. Pietro; Rupinder, della parrocchia di Cappella Cantone; Anna dell’unità pastorale Cittanova di Cremona.
Durante la celebrazione hanno infatti ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Confermazione ed Eucaristia, entrando così, a tutti gli effetti, a far parte della comunità cristiana in cui, passo dopo passo, avevano già iniziato ad inserirsi in questi anni.
È il coronamento di un percorso e, ancor di più, il segno visibile dell’azione dello Spirito che, ancora oggi, chiama uomini e donne a seguirlo.
A loro, con spirito di gratitudine e accoglienza, si è rivolto il vescovo, riprendendo tre momenti particolari del brano di Vangelo che ha accompagnato la liturgia. «Le donne che si stavano recando al sepolcro si domandavano che senso avesse tutto questo. Anche noi dobbiamo interrogarci sempre, perché l’abitudine non riscalda il cuore. Se non c’è una ricerca di senso, allora va risvegliata. C’è poi una parola che le accoglie: “Ricordatevi come vi parlò”. È un ammonimento rivolto a loro, ma anche a noi. Infine, nella Scrittura si dice che “Pietro tornò pieno di stupore”. Sembrano cose che ci pongono solo dei problemi, tanto siamo presi dai nostri progetti. Invece voi, con il vostro desiderio di essere parte della Chiesa, di ricevere i sacramenti, ci ricordate che la vita è sempre una nuova opportunità di incontro con Gesù».
Un augurio particolare è stato rivolto anche ai neocatecumeni della quarta comunità del Cammino, che,dopo le Lodi mattutine del sabato, hanno ricevuto dal vescovo la veste bianca, segno della loro rinnovata disposizione alla sequela del Signore.
«È lui che rigenera nel nostro cuore – ha concluso Napolioni – la certezza di essere amati, la certezza della vita eterna. Questo è il mistero di Cristo: una vita che vince la morte, perché mette in circolo l’amore. Il Papa ci invita ad essere testimoni di questo amore, perché qualcosa è accaduto a noi per primi. Nella sua Dilexit nos, Francesco ci ricorda che “Parlare di Cristo, con la testimonianza o la parola, in modo tale che gli altri non debbano fare un grande sforzo per amarlo, questo è il desiderio più grande di un missionario dell’anima”. E sottolinea che “le parole dell’innamorato non disturbano, non impongono, non forzano, solamente portano gli altri a chiedersi come sia possibile un tale amore. Con il massimo rispetto per la libertà e la dignità dell’altro, l’innamorato semplicemente spera che gli sia permesso di raccontare questa amicizia che riempie la sua vita”».
La celebrazione della Veglia pasquale, con i suoi riti e la presenza di sette nuovi membri della Chiesa cremonese ha ricordato all’intera comunità il valore della fede nel Risorto e nella speranza che la sua vittoria porta con sé.
Segno visibile di questo affidamento, il canto del Regina Coeli che, come da tradizione, ha concluso la celebrazione. Il vescovo, i sacerdoti e tutti i fedeli presenti si sono rivolti a Maria, la madre del Signore, rallegrandosi per la grande gioia della Resurrezione.
La luce di Cristo, la luce dell’amore, sconfigge la morte, illuminando le tenebre del sepolcro e inondando la nostra esistenza di una nuova vita. (www.diocesidicremona.it)
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