La dura vita del musico Claudio, rapinato da malviventi sulla via di Venezia e tradito dal corriere
Di certo la vita del ‘divin’ Claudio non fu per nulla facile. Tra mancati pagamenti dei vari committenti mantovani. Invidie e pettegolezzi di ‘vili’ cortigiani (leggi qui). Disgrazie familiari che si ripetevano con una certa frequenza, la sua esistenza fu costellata da mille complicazioni.
Nei i suoi scritti ad Alessandro Striggio, il musico cremonese narra di un episodio di vita vissuta che vale la pena ripercorrere: non solo per capirne meglio la personalità, ma pure per ‘viaggiare’ con lui sulle faticose e pericolose strade battute dagli ‘artisti, in quel primo ventennio del Seicento tra Lombardia e Veneto.
Tra i tanti fatti funesti, il creatore di Orfeo dovette subire una rapina a mano armata; tradito nell’atto criminale probabilmente da un corriere mantovano di cui si era affidato.
Si è a metà dell’agosto del 1613. Claudio è atteso a Venezia per esibirsi davanti ai Procuratori di San Marco. Da quell’audizione dipendeva l’assegnazione del ruolo di maestro di cappella nella chiesa principe della Serenissima Repubblica.
I suoi rapporti con Mantova e ancor più con Cremona (leggi qui), stavano tramontando in maniera definitiva. Una nuova avventura lo aspettava. Ed allora qualche giorno prima del 19 agosto 1613, data dell’audizione, parte dalla città dei Gonzaga per raggiungere la città della laguna. Con lui ci sono il figlio Francesco, una domestica e il corriere mantovano che li accompagnavano.
La piccola comitiva, a bordo una carrozza piena di bagagli e valige, passa il Mincio e si avventura nelle campagne verso Verona. Il tragitto prevedeva un passaggio nel piccolo centro di Sanguaneto (oggi comune di Sanguinetto). Quando i cavalli arrivarono, a circa due chilometri, dalle case accade il fattaccio.
Monteverdi lo racconta così
da tre furfanti fora usciti fossimo svaligiati (…) all’improvviso da un campo quale metteva capo sopra la corente uscì fuori duoi di chiera brunotta con poca barba et mezzani di statura con uno schioppo per uno da ruota longo con giù il cane
Un terzo bandito apparirà, come palo, più avanti nella lettera.
il terzo dei tre assassini che haveva uno spedo in mano et che aveva datto la spia e tuttavia facendola tendendo che non venisse gente dalla strada
I due malviventi non si fanno di certo pregare. Uno si avvicina al corriere. L’altro al musico che inizia ad avere paura.
l’uno de questi venendo da la banda mia per impaurirmi con lo sciopo e l’latro mettendo le mani ne la brilla a cavalli quali andasevano piano senza replica alcuna ne tirorno in esso capo, et me facendomi inginocchiare subbito smontato che fui et dimandandomi la borsa uno de detti duoi che havevano li schioppi et l’altro intorno al corriere dimandandoli le valige et tirate giù la carrozza da esso coriere ad una a una gliele aperse et esso assassino pigliando ciò che gli pareva.
Il musicista cremonese racconta di essere stato derubato anche di un ferraiolo: un ampio mantello di seta o di stoffa leggera, rosso, violaceo o nero che gli era stato confezionato a Cremona.
E l’umiliazione proseguì con la spogliazione degli abiti
a me et mi disse ch’io mi spogliassi che voleva vedere tutti se io havevo altri denari. Ma certificato che io non avevo , andò intorno alla mia serva per fare il simile et essa aiutandosi con diverse preghiere scongiuri e pianti fece sì che la lassio stare, di poi tornando alle robe e alle valige, fece un fagotto delle migliori et de le più belle.
Il terzetto, rimasto senza un soldo, si rifugiò in un hosteria di Sanguinetto. Da lì, la mattina successiva, presero la strada per Este nel padovano. Qui si imbarcò su un una barca per raggiungere Padova. Il viaggio fu terribile sotto la pioggia battente e un vento incessante. Monteverdi arrivò nella città del Santo assai sconsolato all’una di notte. Il mattino dopo si alzò prestissimo e raggiunse Venezia con il tremendo dubbio che il corriere mantovano che li aveva accompagnati fosse stato, in realtà, d’accordo con i rapinatori.
Io ILL. mio Signore li certifico che mi hanno rubato per passa cento ducati veneziani tra robbe e denari
Scriverà allo Striggio.
Ma per fortuna la sua magnifica esperienza veneziana stava per iniziare e sarebbe stata un trionfo.
Musicologo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti