Compie un secolo il palazzo Barolo di Buenos Aires di Mario Palanti, il visionario architetto di Casalbuttano che volle celebrare Dante in Argentina
Ha compiuto il primo secolo di vita il 7 luglio palazzo Barolo, il più eclettico edificio di Buenos Aires realizzato dall’architetto milanese Mario Palanti, originario di Casalbuttano, e dall’industriale biellese Luigi Barolo. Artista visionario, Palanti, nato a Milano nel 1885, era arrivato in Argentina nel 1909 per costruire, con Francesco Gianotti, il Padiglione Italiano all’Esposizione del Centenario dell’indipendenza dello Stato latino-americano. L’architetto di Casalbuttano era accanito lettore della “Divina Commedia”, tanto che alla base del progetto era la possibilità di trasferire a Buenos Aires, che di fatto era diventata in quegli anni la nuova capitale degli italiani all’estero, le spoglie del Sommo Poeta. Dopo la guerra 1915-18 Palanti e Barolo temevano una nuova catastrofe bellica sull’Europa ed in particolare sull’Italia, che ne avrebbe distrutto l’ingente patrimonio storico-artistico, tra cui il tempietto di Ravenna dove si conservano le ossa di Dante. Dopo aver individuato un terreno centrale, in Avenida de Mayo che porta dal Palazzo del Congresso alla Casa Rosada Il primo ostacolo che si trovarono ad affrontare furono le regole urbanistiche che imponevano edifici non più alti di 20 metri per non oscurare la cupola del Congresso Nazionale, ma l’industriale biellese riuscì ad ottenere il permesso per una costruzione superiore di 5 volte. Il palazzo, caratterizzato da una grande faro in cima, venne inaugurato Il 7 luglio 1923, compleanno del poeta fiorentino. Il palazzo celebra la prosperità dell’emigrante italiano, della storia e della cultura che trascinava oltreoceano in un’epoca in cui a Buenos Aires gli italiani superavano per numero i nativi e gli altri emigranti. Mario Palanti, allievo di Brera e del Politecnico, costruì il suo capolavoro in uno stile architettonico che mischia elementi del gotico veneziano e architettura religiosa dell’India. Per lo storico dell’architettura Carlos Hilger, Palazzo Barolo è il miglior esempio dell’architettura esoterica degli inizi del secolo XX, riflettendo il sistema letterario e simbolico della Divina Commedia. Ogni anno, il 4 giugno, dalle 19.45 alle 20, si allinea con la costellazione della Croce del Sud, creando simbolicamente una porta di accesso al Paradiso. Il progetto prese le mosse dalla sezione aurea come le misure del Tempio di Salomone e dal numero d’oro, in proporzioni di origine sacre che l’architetto individuò nella metrica della Divina Commedia. La divisione del palazzo corrisponde alle sezioni del poema: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Il piano terra è l’Inferno, i primi 14 piani sono il Purgatorio, i restanti sono il Paradiso, il faro rappresenta l’occhio di Dio. Il numero di gerarchie infernali è nove, come nove sono le volte d’accesso all’edificio, passi d’iniziazione. I canti della “Divina Commedia” sono cento, come cento sono i metri di altezza del palazzo. La maggioranza dei canti del poema hanno 11 o 22 strofe, i piani dell’edificio sono divisi in 11 moduli per fronte, 22 moduli di uffici per blocco. L’altezza è di 22 piani.Nel corso delle celebrazioni per il centenario, iniziate lo scorso 3 maggio, è stato riattivato il grande faro in cima grazie al contributo dello Stato italiano per celebrare il Bicentenario dell’Indipendenza. Palanti era specializzato nell'architettura eclettica e spesso terminava i suoi edifici mettendogli in cima una torre. Fece ritorno in Italia nel 1924, dove continuò a lavorare come architetto e propose a Benito Mussolini di costruire a Roma la Mole Littoria con ben 88 piani, 330 metri di altezza e una superficie di 70mila metri quadrati ricoperta da marmo bianco di Carrara. Doveva essere costruito nel pieno centro di Roma tra via del Corso e via Ripetta, ma il progetto venne modificato per la contrarietà dell’architetto Marcello Piacentini, che non voleva un grattacielo nel centro di Roma.
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