15 novembre 2025

Così la cornamusa da Cremona sbarcò in Scozia. I documenti che danno corpo alla leggenda nel libro "Cremona e i McCrimmon". Al PalaTorrone, tra gli applausi, la banda con cornamuse e tamburi

La cornamusa, lo strumento musicale simbolo della Scozia nota anche come come “Great Highland Bagpipe", è arrivata lassù da Cremona 500 anni fa. Quella che fino alla metà del '900 era considerata una leggenda, adesso è storia. Lo ha spiegato questo pomeriggio nell'affollato PalaTorrone di piazza Roma, Fabrizio Loffi autore del libro "Cremona e i McCrimmon. L'incredibile viaggio della cornamusa dal Po alle Highland" (Cremonasera editore, con la copertina dell'artista Maddalena Franguelli) incalzato dalle domande del giornalista e musicologo Roberto Fiorentini. Dunque i documenti a lungo cercati da diversi studiosi cremonesi per dare corpo alla leggenda, adesso ci sono tutti e pubblicati nel volume in vendita nelle librerie cremonesi.

Ricordo una chiacchierata in piazza del Comune con lo scrittore Giampaolo Dossena (scomparso nel 2009) e con il giornalista Antonio Leoni sotto il Torrazzo osservando la mattonella in marmo che è ancora visibile sul Palazzo degli Agricoltori, quasi all'angolo con via Solferino. Una mattonella del Quattrocento che mostra un suonatore di zampogna. Dossena ci affascinò con il racconto del misterioso viaggio della cornamusa da Cremona alla Scozia, che scrisse anche nel suo libro "Guida a una Cremona leggendaria, misteriosa e fantastica" con il rammarico di non essere riuscito a chiudere il cerchio del racconto e della leggenda con una documentazione adeguata, lui il primo a rendere popolari i giochi con le parole, con le sue rubriche sui maggiori quotidiani italiani. Adesso, come ha raccontato Fabrizio Loffi, i documenti ci sono. antichi documenti che danno conferma alla leggenda e alla tradizione. Cremona dunque non è solo la capitale dei violini e patria di Stradivari, Amati e Guarneri ma anche di una tradizione musicale che ha varcato i confini nazionali per diventare patrimonio e simbolo della Scozia.

Il racconto di Loffi è partito da Thomas Pearston, segretario del College of Piping di Glasgow, il 30 dicembre 1951 scrivesse all’Ente provinciale del Turismo di Cremona per avere una conferma di quanto in Scozia si sapeva sulla discendenza cremonese dei MacCrimmon, nessuno storico locale se ne era mai occupato. Si restò stupiti di fronte alla richiesta di mister Pearston, tant’è che il ricercatore scozzese ricevette uno scarso aiuto da parte delle autorità locali. Erano gli anni in cui, grazie all'impulso del professor Alfredo Puerari si stava recuperando la grande tradizione liutaria cremonese Qualche anno dopo Agostino Cavalcabò, stimolato dagli studi di Pearston, si dedicò alle ricerche sui pifferai cremonesi, oggetto di un interessante articolo pubblicato sul Bollettino storico cremonese del 1961, rimasto interrotto per la scomparsa dell’autore.

Il racconto di Loffi è poi proseguito dicendo che nel 1826, il capitano scozzese Neil MacCleod (di un potente clan, protettore della famiglia più nota di suonatori di cornamuse, i McCrimmon) scrisse una storia della cornamusa e della famiglia MacCrimmon, sostenendone l’origine cremonese. Fu però costretto a sospenderne la pubblicazione in quanto quel testo fu ritenuto offensivo nei confronti del clero scozzese. La tradizione sull’origine cremonese dei MacCrimmon era diffusa in Scozia fin dal XVII secolo.

Ma elementi nuovi sono giunti dalla segnalazione dell’esistenza di una serie di lettere di Simon Fraser, scritte all’inizio del secolo scorso sulla rivista Oban Times, ripubblicate sul periodico The International Piper nel corso di diversi mesi tra il 1980 e il 1981, che si sono ottenuti nuovi elementi i quali consentono oggi di rafforzare l’ipotesi di una origine cremonese della cornamusa.

E la cornamusa sarebbe arrivata  nelle Highlands grazie ad un eretico, Pietro Bruno, fuggito in seguito alle persecuzioni a Cremona che, agli inizi del XVI secolo, trovò rifugio e accoglienza in Irlanda presso il musicista MacKinnon, di cui avrebbe sposato la figlia, dando origine alla più importante dinastia di cornamusisti scozzesi. E per far conoscere la sua religiosità Pietro Bruno, di cui Loffi ha trovato riscontri anche negli archivi, avrebbe creato un nuovo tipo di notazione musicale improntato ad una profonda religiosità che celava tra le note un messaggio fortemente ereticale ispirato al cristianesimo delle origini da suonare sulla cornamusa. Fiorentini ha poi ricordato le numerose immagini di suonatori di cornamuse che ancora si possono trovare nelle chiese cremonesi: in Cattedrale, a Santa Maria delle Grazie di Soncino e l'ultima scoperta a San Sigismondo.

Poi il finale con sopresa, l'ingresso al PalaTorrone degli Heart of Italy Pipe Band di Nonantola che hanno portato, tra gli applausi, la tradizione dei suoni scozzesi nel cuore della città a dar corpo alle parole dei due relatori.

Guarda il video delle cornamuse

fotoservizio di Francesco Sessa Ventura

M.S.


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