Cremona, la città che non ama le sue antiche mura ovunque erbacce, rifiuti, saccheggi di materiale
Cremona non ha mai amato le sue mura. Quelle di Bergamo sono diventate nel 2017 patrimonio Unesco. Crema ha in progetto di riqualificare la sua cinta veneta. Numerose parti delle antiche mura cremonesi esistono ancora oggi inframmezzate alle case, a far da quinta a giardini privati, inglobate nelle recinzioni di cortili o utilizzate come fondamenta di abitazioni più recenti. Comune a tutte è lo stato di abbandono in cui versano, al punto che risultano riconoscibili soprattutto per le erbe infestanti che le rivestono, spesso unico elemento di verde tra le altre pareti moderne del tutto glabre e levigate.
Via porta Po Vecchia. Il tratto di mura a sinistra di via Del Sale in passato è stato scalpellato per ridurne lo spessore e costituisce oggi il muro di cinta di un fabbricato. Più interessante invece è la parte a destra, in via Cadore, dove vi è la presenza di un contrafforte, oggi in parte nascosto da un contenitore per l’olio esausto e da cartelli pubblicitari, che potrebbe costituire l’ultimo resto della porta; un altro muro, poco più avanti, è inglobato in parte nella facciata inferiore di una casa, ed in parte costituisce la recinzione di un giardino. Entrambi i frammenti sono interamente coperti da erbe infestanti.
Porta Mosa. Il fabbricato dello Snum in via di demolizione sorge su una piattaforma collegata al baluardo Caracena di porta Mosa, poi abbattuto e di cui restano solo alcuni frammenti rimaneggiati e trasformati in aiuole, coperte da erbacce che nascondono quasi completamente i ruderi. Il Baluardo Caracena è l’unico rimasto intatto ed è affiancato da un gruppo di case che compaiono già nella mappa di Antonio Campi del 1583, in una delle quali vi era una locanda che costituiva il primo punto di ristoro per chi entrava in città. Oggi la porta è ridotta ormai ad un rudere, in seguito ad una serie di vicissitudini attraversate nel corso degli anni. Le mura continuano a rovinarsi, per crolli naturali, per asportazione di pietre, per la presenza di scritte e perchè circondate da erbacce e rifiuti. Nel Duemila era stato aperto un piccolo parco attrezzato ed era stata ipotizzata la realizzazione di un giardino didattico, ma poi il progetto è stato abbandonato. Un nuovo progetto presentato nel 2008 è rimasto lettera morta per mancanza di fondi, anche se costava poco più di 180 mila euro. Il tratto di mura lungo via Gaspare Pedone nel corso degli anni è diventato una cava di materiale laterizio, e le radici di una pianta cresciuta fra le crepe hanno finito con lo sfaldare i mattoni.
Il torrione di via Piave. Il meglio e il peggio della considerazione che ha avuto la città delle sue mura si concentrano in questo simulacro dell’antica grandezza, l’unico rimasto dei due torrioni fatti realizzare dai francesi nel 1520. In origine doveva avere una mole imponente, ridotta dal notevole interramento ma anche dalla vegetazione che lo opprime ormai da tempo.
Via Amidani. Nonostante lo stato di abbandono in cui è lasciato e le erbacce che lo infestano questo tratto di mura è ancora estremamente suggestivo ed è uno dei più notevoli che ci sono rimasti dei bastioni di porta Po, incorporato in passato nell’impianto frigorifero dell’antico Macello Pubblico.
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commenti
Maurizio
12 marzo 2021 17:25
È un problema di cultura, che manca, e di mancato rispetto delle basilari regole di educazione Civica a scapito di ambiente e tessuto urbano.