3 ottobre 2025

Cremonesi così. Efrem Morelli, il nuotatore con il DNA da campione nello sport come nella vita. Medaglia di bronzo ai Mondiali di nuoto paralimpico 2025 appena concluso a Singapore, si racconta

Ottavo appuntamento con “Cremonesi Così”, il viaggio che ci condurrà alla scoperta di personaggi che hanno la parola Cremona scritta nel loro percorso di vita. Sono molte ed interessanti le figure che, in vari modi, hanno contribuito a far conoscere la realtà di Cremona in Italia e nel mondo, noi vi porteremo da loro. Il primo appuntamento era stato con lo scrittore Sandrone Dazieri, il secondo con il Maestro Mauro Ivano Benaglia, terzo il medico Alberto Rigolli, quarto il fotografo delle étoile della danza Pierluigi Abbondanza, quinto il compositore Beppe Cantarelli, sesto Alessandro Gnocchi giornalista e scrittore di grande successo, punta di diamante delle pagine di cultura de “Il Giornale”, settimo Matteo Filippini musicista, scrittore, mentalista, showman poliedrico.

Tra i nostri big non poteva mancare Efrem Morelli nuotatore italiano e super cremonese, tesserato con la Società Canottieri Baldesio di Cremona ed il Gruppo Sportivo Fiamme Oro. Appena rientrato dai campionati mondiali di nuoto paralimpico di Singapore 2025 dove si è aggiudicato la medaglia di bronzo nei 50 metri rana e fresco del titolo di Campione del Mondo con la Federazione Italiana Nuoto Paralimpico: un dream team, così come la stampa di tutto il mondo definisce lo straordinario gruppo di nuotatori italiani.

Efrem Morelli classe 1979 non ama definirsi un campione ma, piuttosto, desidera descriversi come un atleta che ha fatto dello sport una filosofia di vita, un modo con cui organizzare la giornata ed affrontare la vita stessa. 

Nel 2000 a causa di un incidente durante una gara in motocross diventa paraplegico. Si approccia al mondo del nuoto con uno scopo riabilitativo, da qui la svolta. 

Nella sua vita esiste un prima ed un dopo, mai una resa, solo un mondo fatto di coraggio ed impegno con cui raggiungere il proprio obiettivo: essere ricordato come un atleta.

È nel 2005 con la Polisportiva Bresciana No Frontiere Onlus il debutto da nuotatore in una gara ufficiale. Da quel momento diventa un punto di riferimento della squadra nazionale, conquista 32 titoli italiani e stabilisce 20 primati nazionali.

Le sue discipline principali sono i 50 metri rana, i 50 metri dorso ed i 200 metri misti.

Per chi pensa che il nuoto sia uno sport noioso e da praticare in solitudine, dopo l’intervista di Morelli cambierà idea.

L’appuntamento è “a casa” di Efrem Morelli presso la Canottieri Baldesio di Cremona. Ci troviamo a bordo vasca e vi garantisco che è stato quasi impossibile isolarsi, lo scrivo sorridendo, perché ad ogni passo c’era chi fermava Efrem per congratularsi del suo ennesimo successo. C’è chi lo saluta chiamandolo capitano e lui sorride con fierezza. 

Il suo sguardo determinato e pungente lascia trasparire la gentilezza dei modi. Ci posizioniamo a lato della piscina da 50 metri e partiamo.

Efrem Morelli, nuotatore italiano, coraggio, volontà, forza, grinta credo siano le parole con cui iniziare a parlare di te. Capitano della Nazionale Azzurra di nuoto paralimpico, fresco del titolo di Campione del Mondo con la Federazione Italiana Nuoto Paralimpico ai Mondiali di Singapore 2025 terminati la scorsa settimana; hai portato a casa l’ennesimo successo personale in una gara molto impegnativa. Raccontaci il tuo mondiale.

È stato un mondiale molto impegnativo. Essendo a settembre ha comportato un prolungamento dell’allenamento durante tutta la stagione, una stagione lunga ed intensa con la particolarità di essere dall’altra parte del mondo. Raggiungere Singapore implica tredici ore di volo, un fuso orario di sei con un clima decisamente impegnativo, un caldo molto umido, più umido di quello cremonese per dare un’idea: tutto questo ha causato uno stress fisico notevole. Ho avuto la fortuna di gareggiare subito il primo giorno e questo ha rappresentato un vantaggio. Sono arrivato qualche giorno prima a Singapore e questo mi ha permesso di ambientarmi nonostante la mia condizione fisica dell’ultimo mese non fosse ottimale. Diciamo che sono riuscito recuperare per com’era la condizione con cui sono arrivato ai Mondiali.

Fare sport ad alti livelli impone impegno, disciplina ed una dose importante di forza mentale, praticare agonismo ed essere competitivi a 46 anni è complicato. Come ci riesci?

Tutti mi chiedono per l’età ma, per me, l’età è un aspetto molto relativo. Farò i 46 a novembre, non lo dico per giustificare questa cosa ma ho sempre vissuto in questo modo la mia vita fin da ragazzino. Da quando ho deciso di fare sport ad alto livello, è diventata la mia routine, il mio stile di vita: rispettando tempi, regole, ponendomi degli obiettivi e dedicando gran parte della mia giornata agli allenamenti, allo sport ed a quello che ne consegue. Fisiologicamente non ho più il recupero di quando avevo vent’anni però riesco a gestire ancora bene il tutto.

Il tuo palmarès lascia senza parole. Tento di riassumere e faccio solo qualche accenno: hai rappresentato l’Italia ai Giochi Paralimpici nelle edizioni 2008, 2012, 2016, 2020 e 2024, vincendo il bronzo nel 2016 e l’argento nel 2024 nei 50 metri rana. Ai Campionati Mondiali di Nuoto Paralimpico 2019 di Londra hai stabilito il record di categoria nei 50 metri rana maschili facendo segnare al cronometro 47’’49. Parigi è stata la tua quinta Olimpiade, un record non da tutti. Che effetto ti fa ripensare ai tuoi successi?

Attualmente non mi dà ancora un effetto così importante perché mi sto ponendo altri obiettivi e finché sono in attività cerco di migliorare sempre quella che è la mia condizione ed il mio risultato sportivo. Quando guardo le mie medaglie sono logicamente soddisfatto, però, non ho ancora lo sguardo all’indietro, sto ancora cercando di guardare avanti senza sedermi sugli allori.

Oggi tutti usano ed abusano della parola resilienza. Cosa significa per Efrem Morelli?

Nella mia vita cerco sempre di pormi dei grandi obiettivi. Con gli insegnamenti che ho ricevuto e l’esperienza che ho maturato nel corso degli anni, ho compreso che se vuoi raggiungere traguardi importanti, devi prefissarti azioni che comportano grande sacrificio, rinunce e tanto lavoro: queste credo siano le basi, riassume ciò che è la resilienza.

Ti seguo da molti anni e mi sento di dire che sei un campione da sempre, sei nato campione, hai iniziato ad essere un campione con le moto da cross poi l’incidente che ti ha cambiato la vita.

Più che campione mi piace pensare che la gente possa ricordarmi come un grande atleta, è stato il mio obiettivo fin da ragazzino. Desideravo fin da giovanissimo diventare un grande atleta nello sport, indipendentemente dal tipo di sport che avrei praticato. Quando sei ragazzino non hai ancora un’idea certa su ciò che poi farai da grande. Ho avuto la possibilità di dimostrare il mio valore sportivo nel motocross, ci stavo riuscendo molto bene, purtroppo il mio sogno è stato interrotto da questo grande incidente che mi ha causato la paraplegia, quindi un cambio radicale della mia vita. Però, ho avuto la fortuna, la cocciutaggine, di avere un’altra possibilità per inseguire il mio sogno con il nuoto e di poter condurre la vita da sportivo ancora per tutti questi anni. Questo è stato il coronamento del mio sogno di bambino: diventare un grande atleta, rappresentare la mia nazione ed ottenere risultati importanti.

Cosa provi quando senti il nostro inno italiano?

Un’ emozione difficile da descrivere, è molto personale, difficile da spiegare: c’è chi si commuove, chi sorride, chi sta serio, però in quel momento ti passano per la testa tantissimi pensieri.

Il nuoto è uno sport difficile, ti impone solitudine, alcuni lo ritengono monotono, individualista, in realtà, nelle tue interviste usi spesso il plurale. Cosa rappresenta?

Sono partito come un atleta individualista, correre in moto è molto individuale così come nuotare, però con il tempo ho compreso che, per raggiungere grandi obiettivi, hai bisogno di un gruppo, di una squadra e piano piano aggiungi sempre un pezzo al puzzle. Alla fine, non sei più da solo perché hai un tecnico, una persona che ti segue in palestra, una persona che ti segue a livello mentale e hai una squadra attorno che deve remare con te, tutti impegnati nella stessa direzione. È importante che lo scopo finale sia uguale per tutti e questo è ciò che mi ha fatto capire che non sei più solo ma parte di un insieme. Abbiamo appena vinto il quarto titolo Mondiale come squadra, credo che questo sia storia.

Con la tua vita, la persona che sei e che ogni giorno dimostri di essere imponi rispetto e stima. Sei un esempio di volontà e coraggio. Che messaggio ci consegni oggi?

Quello che cerco di portare avanti anche con la mia attività, quando parlo con le persone, con i ragazzi è che, al giorno d’oggi, è fondamentale porsi degli obiettivi nella vita. Obiettivi che devono essere poi portati avanti con la consapevolezza che non si raggiungono con niente, senza impegno, ma serve una fatica incredibile, un lavoro importantissimo e servono molti sacrifici. Io ho sacrificato gran parte della mia vita per raggiungere i miei obiettivi. Se guardo indietro sono contento dei risultati ottenuti ma so di avere anche perso tanto in altri aspetti. Si deve possedere la consapevolezza del sacrificio per ottenere il risultato desiderato. Oggi questo concetto non è molto chiaro, a volte si cerca di arrivare all’obiettivo con meno fatica o seguendo strade secondarie ma, purtroppo, non è così che funziona. Servono impegno e dedizione.

L’intervista completa ad Efrem Morelli nel video di Beatrice Ponzoni

Beatrice Ponzoni


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